Guida rapida alle elezioni in Germania
Si vota per rinnovare il Parlamento e quindi per decidere chi prenderà il posto di Angela Merkel (anche se probabilmente non lo sapremo subito)
Domenica 26 settembre ci saranno le elezioni politiche in Germania per rinnovare il Bundestag, il parlamento federale tedesco, il quale eleggerà poi il nuovo cancelliere, cioè il capo del governo. Sono le elezioni che decideranno il sostituto di Angela Merkel, che dopo 15 anni in carica non si ricandiderà. Merkel è il personaggio politico più popolare e influente nella storia recente tedesca, oltre che la leader politica più rispettata in Europa. A prescindere dall’esito – piuttosto incerto – le elezioni di domenica resteranno nella storia della politica tedesca.
Come funzionano le elezioni in Germania
Si vota con un sistema proporzionale con soglia di sbarramento: significa che la percentuale di parlamentari eletti per ogni partito coincide più o meno con quella dei voti ricevuti alle elezioni. Per ottenere dei seggi in parlamento, un partito deve ricevere almeno il 5 per cento dei voti.
Gli elettori ricevono una scheda divisa in due parti: nella prima indicano un candidato che si è presentato nella loro circoscrizione, nella seconda un partito tra quelli candidati. Entrambe servono ad eleggere i membri del Parlamento: metà è scelta direttamente, l’altra metà è invece scelta dai partiti che hanno ottenuto le maggiori percentuali con la seconda scheda. La quale fra l’altro determina anche il numero di seggi che ogni partito avrà in parlamento: se un partito prende il 30 per cento dei voti nella scheda, deve avere almeno il 30 per cento dei seggi in parlamento.
In Germania, però, il numero dei seggi in parlamento non è mai fisso.
Oggi il Bundestag ha infatti 598 seggi, ma il numero finale può variare, arrivando anche a più di settecento. Siccome gli elettori possono decidere di dare il primo voto a un candidato di un partito e il secondo voto a un altro partito, ci si può ritrovare con un partito che ha vinto più seggi nel primo voto (ad esempio, 120 seggi) di quanti ne abbia vinti al secondo (ad esempio, 100). In questo caso, vengono dati più seggi anche agli altri partiti per livellare la sproporzione, e il numero totale dei parlamentari aumenta.
Sia per il sistema proporzionale – che riduce la possibilità di maggioranze formate da un solo partito – sia per questi meccanismi, è assai frequente che diversi partiti debbano formare una coalizione per governare insieme nei successivi quattro anni.
Come viene scelto il nuovo cancelliere
In Germania il cancelliere è il capo del governo, e ogni partito si presenta alle elezioni con un candidato o una candidata informale per questo ruolo. Il cancelliere viene eletto dal Parlamento una volta che è stata formata una coalizione di governo, il che solitamente richiede parecchio tempo. I partiti devono mettersi d’accordo, trovare un terreno comune per cominciare a governare e scegliere i ministri. Possono volerci mesi, e nel frattempo resta in carica il cancelliere o la cancelliera di prima, in questo caso Angela Merkel.
Come sono messi i partiti
I tre partiti più popolari secondo i sondaggi sono la CDU (Unione Democratico-Cristiana), il partito di centrodestra di cui fa parte Angela Merkel (che in questi anni lo ha spostato su posizioni sempre più centriste), il partito Socialdemocratico (SPD) e quello dei Verdi, progressista e ambientalista. Altri partiti che potrebbero finire in una coalizione di maggioranza sono il Partito Liberale Democratico (FDP) e il partito di sinistra Die Linke (la Sinistra). Si presenta anche il partito di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD), che però a meno di sorprese non troverà altri partiti disponibili a includerlo in una maggioranza di governo, a causa delle sue posizioni radicali.
Per la CDU il candidato cancelliere è Armin Laschet, che il comitato esecutivo del partito ha scelto a gennaio come eventuale successore di Merkel. Dal 2017 Laschet è il primo ministro della Renania Settentrionale-Vestfalia, la regione più popolosa della Germania, e a gennaio è stato anche eletto presidente della CDU.
Anche se inizialmente sembrava un candidato solido – è un politico di lungo corso e considerato molto vicino a Merkel – Laschet non è riuscito ad attrarre grandi consensi e di conseguenza ha fatto precipitare quelli della CDU. La sua campagna elettorale è andata piuttosto disastrosamente: di lui si è detto che ha gestito male la pandemia nella regione di cui è primo ministro, e gli è costata molto una foto che lo ritraeva mentre rideva durante una cerimonia per ricordare i morti nelle alluvioni che avevano interessato la Germania, a luglio.
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Figlio di un minatore e cresciuto in un contesto cattolico, Laschet è laureato in legge e prima di fare il politico ha lavorato come giornalista. È stato europarlamentare, si è occupato di integrazione all’interno della sua regione e, in generale, è sempre stato molto attento ai diritti dei migranti, appoggiando pubblicamente la politica di apertura di Merkel durante la crisi migratoria legata alla Siria. Condivide con Merkel le posizioni concilianti e aperte alla cooperazione con la Cina. Molte proposte del suo programma ruotano attorno ai temi più urgenti di cui il prossimo cancellierato si dovrà occupare: tra le altre cose, risollevare l’economia dopo la pandemia, adottare politiche ambientali più sostenibili, rafforzare l’integrazione tra i paesi dell’Unione Europea.
Per il partito socialdemocratico il candidato cancelliere è invece Olaf Scholz, che al momento i sondaggi danno come il favorito per la vittoria elettorale e la cancelleria, anche se molto dipenderà anche dalla coalizione che emergerà dal voto.
Scholz è stato a lungo il ministro delle Finanze del governo Merkel, oltre che il suo vice. In campagna elettorale è stato molto abile a presentarsi come il politico più simile ad Angela Merkel – il New York Times lo ha definito «il prossimo Angela Merkel» – mantenendo allo stesso tempo i suoi consensi nel centrosinistra, nonostante all’interno del suo partito sia considerato un moderato.
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Durante la pandemia ha approvato un decreto di aiuti per un valore di 750 miliardi di euro per sostenere aziende e lavoratori tedeschi durante la pandemia. Le sue proposte riguardano nuove politiche sociali per il lavoro, le abitazioni, la famiglia e le pensioni: tra le altre cose, Scholz propone un aumento del salario minimo e nuove tasse per la fascia più ricca della popolazione per finanziare ambiziosi progetti di transizione ambientale, molto delicati in un paese ancora piuttosto dipendente dalle centrali a carbone come la Germania.
Scholz ha detto che considera i Verdi un alleato ideale per un eventuale governo, mantenendo aperta anche la possibilità di alleanze con il Partito Liberal Democratico (FDP), che però è storicamente contrario all’aumento delle tasse.
Per i Verdi la candidata cancelliera è invece Annalena Baerbock, che è anche l’unica donna fra i candidati. Non ha ancora ricoperto incarichi governativi, ed era sostanzialmente sconosciuta fino a pochi anni fa. La sua rapida ascesa è coincisa con un aumento di consenso per i Verdi, da sempre attenti ai temi ambientali ma da qualche tempo anche affidabili e pragmatici partner di governo nei vari stati tedeschi, sia della CDU sia della SPD.
Baerbock è nata nel 1980, nello stesso anno del suo partito, ed è cresciuta in una famiglia di attivisti per l’ambiente, partecipando sin da piccola a manifestazioni. È stata campionessa di trampolino, ha studiato scienze politiche ad Amburgo e a Londra, alla London School of Economics.
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Propone l’adozione di politiche sostenibili, con obiettivi estremamente ambiziosi, tra le altre cose, sulla transizione energetica e sul taglio di emissioni di CO2. Il suo programma prevede anche una serie di proposte per rilanciare l’economia del paese con politiche ecologiche e attente all’equità sociale, e per promuovere la parità di genere e i diritti civili delle donne, delle minoranze e della comunità LGBT+. Baerbock ha dedicato inoltre una parte importante del suo programma alla politica estera, concentrandosi soprattutto sulla collaborazione tra paesi nell’affrontare la crisi climatica, sulla difesa dei diritti umani e sull’integrazione europea.
La campagna elettorale di Baerbock era iniziata piuttosto bene ma si è inceppata dopo che era stata accusata di avere esagerato alcune voci del suo curriculum e di avere copiato alcuni pezzi del suo ultimo libro. Anche se ha respinto tutte le accuse, Baerbock non ha saputo spostare l’attenzione degli elettori su altri temi, e la percentuale di elettori che la vedrebbero bene come cancelliera è scesa.
Quando si saprà il risultato delle elezioni
Potremmo farcene un’idea poco dopo la chiusura dei seggi, ma per conoscere le percentuali esatte bisognerà aspettare qualche ora. Per non parlare della formazione del governo. Nel 2017, per esempio, ci vollero quasi sei mesi per formare una coalizione fra CDU e SPD.
Nessuno si aspetta che un partito ottenga un numero sufficiente di voti da avere la maggioranza dei seggi in parlamento. I negoziati saranno quindi un passaggio fondamentale per il nuovo governo, e quest’anno si prevede che non saranno semplici. SPD e CDU hanno governato insieme negli ultimi due governi ma entrambi cercheranno di sganciarsi dal proprio alleato degli ultimi tempi; per formare una maggioranza a meno di sorprese dovranno guadagnarsi sia l’appoggio dei Verdi sia quello dell’FDP, che però hanno fra loro varie divergenze.
Quali saranno le questioni più importanti per il nuovo governo?
A livello interno, le questioni più urgenti sono il completamento della campagna vaccinale – a oggi il 63 per cento della popolazione tedesca è vaccinato, contro il 70 per cento in Italia – e la ripresa economica dopo la pandemia. Si ritiene che una priorità per il prossimo governo sia inoltre lo stanziamento di ingenti investimenti pubblici in diversi settori del paese, su tutte quello delle infrastrutture. Secondo analisi molto critiche rispetto all’operato di Merkel, poi, il settore pubblico tedesco ha in generale bisogno di essere potenziato e sostenuto economicamente con più risorse.
Le intense alluvioni di quest’estate, poi, hanno reso ancora più urgente il tema della sostenibilità ambientale e quello della transizione ecologica, che si intreccerà con la gestione del mercato del lavoro. In Germania l’importante settore dell’industria automobilistica è tra quelli più a rischio di cadere in una grave crisi se la transizione non verrà pianificata in modo adeguato, con fondi reinvestiti nella creazione di nuovi posti di lavoro, come spiegato in un recente articolo dell’Economist.
Per quanto riguarda la politica estera, il nuovo governo tedesco dovrà soprattutto decidere come impostare le proprie relazioni diplomatiche ed economiche con le potenze estere. Merkel ha sempre mantenuto un atteggiamento di cooperazione con la Cina, per esempio, e il nuovo governo dovrà capire come conciliare un atteggiamento sempre più ostile degli Stati Uniti e dell’Unione Europea nei confronti della Cina con gli interessi economici che mantiene nel paese.
Vale una cosa simile per i rapporti tra Germania e Russia: dopo la disputa con gli Stati Uniti dovuta alla costruzione del gasdotto Nord Stream 2 – che collega direttamente la Russia alla Germania – poche settimane fa Merkel ha fatto un accordo con gli Stati Uniti impegnandosi a imporre sanzioni contro la Russia se questa minaccerà la sicurezza energetica dei paesi dell’est Europa: il nuovo governo dovrà riuscire a mantenere il proverbiale piede in due scarpe, bilanciando le alleanze diplomatiche con i propri interessi economici.