La Cina ha reso illegali tutte le transazioni con criptovalute
Lo ha deciso la Banca Centrale cinese, e l'annuncio ha provocato una grossa svalutazione del bitcoin e delle altre monete virtuali
Venerdì la Banca Centrale cinese ha annunciato che tutte le transazioni effettuate con criptovalute nel paese saranno considerate «illegali». È una decisione importante che riguarda uno dei mercati più grandi al mondo per le transazioni in criptovalute, e che sta già provocando la svalutazione di molte delle più importanti monete virtuali al mondo, a partire dal bitcoin.
Secondo la Banca Centrale, che ha emesso un comunicato congiunto assieme ad altri 11 enti governativi, la «speculazione tramite criptovalute» sta «turbando l’ordine economico e finanziario e favorendo la crescita di attività illegali e criminali». Per questo, la Banca ha vietato a tutti gli operatori internazionali che forniscono servizi di compravendita di criptovalute, come Coinbase e Binance, di operare in Cina. Ha inoltre fatto sapere che «ci sono conseguenze legali per gli individui e le imprese che partecipano alle attività di scambio delle valute virtuali».
La Banca Centrale però non ha spiegato come intende rendere operativo il suo divieto, considerando che per loro natura le criptovalute si avvalgono di un sistema decentralizzato e sono piuttosto difficili da controllare.
La decisione della Cina fa parte di una campagna contro le criptovalute che va avanti già da qualche anno: dal 2018 la Cina aveva vietato del tutto gli scambi di criptovalute ai suoi cittadini sulle piattaforme cinesi, ma non ne aveva vietato il possesso né lo scambio su operatori di mercato stranieri tramite Internet. Di fatto quindi le transazioni da allora non si erano mai fermate.
Ora però tutte le transazioni in criptovalute fatte in Cina verranno considerate illegali e gli effetti di questa decisione si stanno già osservando: il prezzo del bitcoin, la più importante criptovaluta al mondo, è sceso di più di 2mila dollari (circa 1.700 euro) da quando la Banca Centrale cinese ha annunciato la sua decisione.
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Il divieto delle transazioni in criptovalute arriva dopo che negli ultimi mesi le autorità cinesi avevano adottato alcune azioni volte a reprimere il mining di bitcoin nel paese. Pur non vietando di per sé il mining, lo scorso maggio il Comitato per la stabilità e lo sviluppo finanziario del governo cinese, ente governativo che coordina la regolamentazione finanziaria ed è presieduto dal vice primo ministro Liu He, aveva lasciato intuire che un divieto avrebbe potuto essere imposto in futuro.
Con il nuovo annuncio da parte della Banca Centrale, anche il mining è ora considerato illegale. È una decisione estremamente rilevante per il mercato delle criptovalute, considerato che circa il 60% di tutte quelle in circolazione viene estratto proprio in Cina.
Bitcoin, ether and other digital tokens tumble as China intensifies its push to rein in crypto speculation and mining https://t.co/gUxTewXekY pic.twitter.com/AOdJsqf5Rg
— Bloomberg (@business) September 24, 2021
Negli ultimi mesi molti miner di bitcoin avevano interrotto le proprie operazioni nel paese per trasferirsi all’estero, in posti dove l’energia elettrica costa poco e la legge è più favorevole nei loro confronti, come il Texas, negli Stati Uniti, e il Kazakistan.
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