Chi vuole i Mondiali di calcio ogni due anni
La FIFA e i paesi emergenti, sembrerebbe, mentre la UEFA e il resto del calcio europeo sono abbastanza preoccupati
Lo scorso maggio il congresso della FIFA — l’organo che governa il calcio internazionale — ha commissionato uno studio di fattibilità su un’ipotetica organizzazione dei Mondiali maschili e femminili ogni due anni a partire dal 2028. La proposta era partita inizialmente dalla federazione saudita, che da tempo vuole avere una presenza maggiore nel calcio internazionale, ed era stata successivamente approvata con 166 voti favorevoli e 22 contrari.
Nelle ultime settimane, nonostante debbano ancora essere presentati i risultati completi di questo studio — affidato all’ex allenatore dell’Arsenal Arsène Wenger, ora a capo dello sviluppo calcistico globale della FIFA — sono uscite delle indiscrezioni che hanno allarmato soprattutto il calcio europeo.
Secondo la FIFA l’organizzazione dei Mondiali ogni due anni, e non più quattro, sarebbe la strada giusta per la crescita globale del calcio. Il progetto vedrebbe favorevoli soprattutto i paesi emergenti asiatici e africani, i cui sistemi calcistici non sono così affollati di campionati, tornei e squadre come quelli europei e sudamericani. Paesi come Arabia Saudita ma anche Marocco, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Cina sarebbero molto attratti dalla possibilità di giocarli più spesso e, di conseguenza, dalle maggiori probabilità di ottenere l’assegnazione di una o più edizioni.
Il presidente della FIFA, Gianni Infantino, si è finora rifiutato di illustrare la proposta ai media. A maggio, però, lo stesso Infantino aveva detto: «Non c’è bisogno di essere Einstein per capire che i Mondiali ogni due anni raddoppierebbero i ricavi». La frase era stata riportata inizialmente da Associated Press e citata nuovamente in un articolo pubblicato ad agosto che è stato contestato dalla FIFA proprio per l’uso di quella citazione.
Mercoledì la UEFA — la confederazione del calcio europeo — ha risposto alle indiscrezioni pubblicando un lungo comunicato in cui ha elencato nei dettagli i motivi per cui la proposta «meriti una consultazione adeguata, e non annunci parziali sulle conseguenze di un progetto così radicale».
Secondo la UEFA ci sono «dei pericoli reali associati a questo piano», come la diluizione del valore dell’evento calcistico più importante, l’emarginazione dal calendario internazionale delle nazionali più piccole, i rischi legati alla pressione a cui verrebbero sottoposti i giocatori e i possibili danni al movimento femminile, messo in secondo piano dalla vicinanza agli eventi maschili. Per allenatori e dirigenti di club europei, la preoccupazione maggiore riguarda la frequenza degli impegni, che già oggi è arrivata al limite.
Il comunicato si conclude rivelando che il 14 settembre le 55 federazioni riunite sotto la UEFA hanno chiesto alla FIFA un incontro per poter esprimere le loro preoccupazioni sull’impatto della proposta, senza però aver ricevuto ancora una risposta.
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