L’importante annuncio della Cina sulle centrali a carbone, con una grossa eccezione
Xi Jinping ha detto che ne interromperà lo sviluppo all'estero, una grande notizia per il clima: ma rimangono quelle all'interno del paese
In un video preregistrato e inviato all’Assemblea generale dell’ONU, giovedì sera il presidente cinese Xi Jinping ha annunciato che il suo paese interromperà la costruzione di nuove centrali a carbone all’estero e che cercherà di promuovere metodi di produzione dell’energia più rispettosi dell’ambiente nei paesi in via di sviluppo. L’annuncio è considerato come un passo importante nella lotta contro il riscaldamento globale, soprattutto perché la Cina – il più grande produttore di gas serra al mondo – finora era stata uno dei principali promotori all’estero dell’utilizzo del carbone per produrre energia elettrica.
Ma Xi Jinping, al contrario di altri leader, non ha fatto promesse sulla dismissione del carbone in Cina, dove ancora negli ultimi anni sono state costruite centinaia di nuove centrali e dove bruciare il carbone è ancora di gran lunga il principale metodo di produzione dell’energia elettrica.
Non è la prima volta che Xi Jinping sceglie l’Assemblea generale dell’ONU per fare importanti annunci sul clima. L’anno scorso, nella stessa sede, si impegnò a far raggiungere al suo paese la “neutralità carbonica” entro il 2060. Ma se quello di un anno fa fu considerato un avanzamento per molti versi storico (nemmeno gli Stati Uniti e diversi paesi europei avevano preso impegni simili in quel momento), l’annuncio di giovedì ha una portata minore, benché comunque notevole.
La Cina ormai da diversi anni è il più grande finanziatore e costruttore di nuove centrali a carbone in molti paesi in via di sviluppo, soprattutto in Asia. Secondo l’International Institute of Green Finance, un centro studi di Pechino citato dal Financial Times, tra il 2014 e il 2020 la Cina ha investito 160 miliardi di dollari in nuovi progetti di centrali a carbone all’estero. Negli ultimi anni, tuttavia, diversi progetti erano stati abbandonati – anche a causa della concorrenza economica delle energie rinnovabili – e nell’ultimo anno l’approvazione di nuovi progetti di centrali a carbone all’estero da parte della Cina si era interrotta del tutto. L’annuncio di Xi, dunque, è l’ufficializzazione di una politica già messa in atto ormai da qualche mese, e dettato da ragioni anche economiche.
Nonostante questo, il fatto che la Cina smetta di finanziare e promuovere la costruzione di nuove centrali a carbone potrebbe costituire un miglioramento importante per le politiche climatiche di molti paesi in via di sviluppo, che spesso scelgono di costruire nuove centrali a carbone semplicemente perché sono l’opzione meno costosa – anche grazie agli aiuti cinesi. La transizione energetica di questi paesi potrebbe essere ulteriormente facilitata se, come annunciato da Xi, la Cina cercherà di promuovere alternative più rispettose dell’ambiente.
La decisione cinese, di fatto, potrebbe portare a una forte riduzione dell’utilizzo del carbone come fonte di energia in tutto il mondo.
Come ha detto a Reuters Justin Gray, capo di Sunrise Project, un’associazione ambientalista che si concentra sulla transizione energetica, il ruolo cinese nella promozione di nuove centrali era così importante che «se non ci sono finanziamenti a favore del carbone da parte della Cina, l’espansione dell’utilizzo di carbone nel mondo è ridottissima o nulla».
Quest’annuncio importante è però in parte oscurato dal fatto che la Cina continua non soltanto a fare ampio utilizzo di centrali a carbone per produrre energia elettrica, ma anche a costruirne di nuove. Secondo una ricerca del centro studi finlandese Centre for Research on Energy and Clean Air, nel 2020 la Cina ha costruito centrali a carbone per una potenza pari a più del triplo di quella installata da tutti gli altri paesi del mondo messi assieme. Si tratta dell’equivalente della costruzione di una nuova grossa centrale a carbone ogni settimana, in un momento in cui la maggior parte delle economie avanzate sta cercando di ridurre la propria dipendenza dal carbone.
Nel piano quinquennale di gestione dell’economia cinese approvato dal governo all’inizio di quest’anno, inoltre, è prevista un’ulteriore espansione dell’utilizzo del carbone come fonte di energia.
A livello globale, gli investimenti nel carbone sono in calo, e nel corso degli ultimi 20 anni sono state dismesse più centrali a carbone di quante ne siano state costruite. Nonostante questo, come ha detto al New York Times Kevin P. Gallagher, un professore di Sviluppo internazionale alla Boston University, è necessario che ai paesi in via di sviluppo siano fornite alternative al carbone altrettanto economiche ed efficaci: l’annuncio di Xi Jinping è positivo, dice Gallagher, «a patto che si continui su questa strada».