La centrale a carbone di La Spezia potrebbe chiudere prima del previsto
Per il suo forte impatto ambientale: Enel potrebbe mantenere solo la parte a metano, dice il Sole 24 Ore
Nell’area industriale di La Spezia, in Liguria, un’alta e imponente ciminiera è l’elemento più riconoscibile della centrale termoelettrica “Eugenio Montale” di Enel. Sessant’anni fa era uno dei più grandi impianti a carbone d’Europa, una risorsa fondamentale per alimentare la rete elettrica italiana del cosiddetto “miracolo economico”: ora potrebbe essere prossima alla chiusura, almeno secondo le informazioni che circolano da mesi sui giornali locali a La Spezia e le informazioni raccolte dal Sole 24 Ore. La centrale non chiuderà completamente, perché negli anni era stata in parte convertita a metano, ma sembra che smetterà di bruciare carbone riducendo sensibilmente le proprie emissioni inquinanti.
La parziale chiusura potrebbe arrivare in anticipo di qualche anno rispetto ai piani iniziali di Enel, che aveva previsto di chiudere la parte a carbone entro il 2023, avviandone la sostituzione con un nuovo impianto a turbogas, il cui progetto è osteggiato dalle amministrazioni locali e da varie associazioni sul territorio.
La vicenda di La Spezia è un chiaro esempio delle sfide e delle difficoltà poste dalla transizione energetica, cioè il necessario e sempre più urgente passaggio verso sistemi che producano energia inquinando il meno possibile in modo da ridurre le emissioni di gas serra nell’atmosfera (che a loro volta causano il riscaldamento globale).
Nel 2018 Enel aveva inserito la centrale termoelettrica di La Spezia nel suo programma Futur-E, destinato alla riqualificazione o alla dismissione degli impianti più inquinanti. Tra questi sono comprese le centrali a carbone nelle aree di Venezia, Civitavecchia, Brindisi e nel Sulcis in Sardegna. Secondo le politiche energetiche e ambientali nazionali, tutti gli impianti a carbone dovranno essere chiusi entro il 2025, ma a oggi ci sono molte incertezze sui tempi, in parte dovuti alla necessità di garantire comunque una produzione di energia sufficiente da affiancare a quella importata dall’estero.
Il Piano nazionale energia e clima (PNIEC) ha tra gli obiettivi la costruzione di nuove centrali che utilizzino fonti rinnovabili, come la luce solare e il vento, mantenendo comunque le centrali tradizionali per rispondere ai momenti in cui ci sono grandi picchi, cioè un’alta richiesta di energia elettrica con la necessità di immetterla rapidamente nella rete. In questa fase di passaggio, il PNIEC prevede quindi che alcune delle centrali termoelettriche già disponibili passino dal carbone al gas. La combustione del gas contribuisce comunque a produrre inquinamento e al riscaldamento globale, ma con adeguati sistemi di filtraggio consente di limitare l’impatto ambientale rispetto alla combustione del carbone.
Nell’estate del 2019 Enel aveva quindi proposto alle amministrazioni locali di La Spezia un progetto per convertire la centrale “Eugenio Montale”, abbandonando definitivamente il carbone e passando al solo gas naturale, con un impianto da 800 megawatt (MW). Dopo la proposta si era aperto un lungo confronto tra le parti, e alla fine il consiglio comunale di La Spezia aveva approvato una variante al piano urbanistico, respingendo di fatto il piano dell’Enel.
È inoltre contraria alla centrale la Regione Liguria, così come un gruppo di parlamentari che, tramite un’iniziativa alla Camera, ha chiesto al governo che venga dismessa la centrale termoelettrica, in modo da escludere che continui a utilizzare combustibili fossili.
Le amministrazioni locali sarebbero invece disposte a valutare ipotesi alternative, per esempio per destinare l’area dell’impianto alla produzione di energia da fonti rinnovabili, come la luce solare. La sua costruzione si dovrebbe però inserire in un progetto di più ampio respiro di recupero della zona, anche dal punto di vista ambientale, ancora da definire nel dettaglio.
Uno sviluppo segnalato dal Sole 24 Ore alla fine della scorsa settimana potrebbe ora cambiare nuovamente le cose, rendendo più probabile una chiusura anticipata dell’impianto a carbone nella centrale di La Spezia, a prescindere dalla conversione con la costruzione del nuovo sistema a gas.
Terna – l’operatore che si occupa della gestione delle reti per la trasmissione dell’energia elettrica – in passato aveva indicato che chiudendo la parte più inquinante della “Eugenio Montale” sarebbero state necessarie una o più fonti per compensare almeno 500 MW nel nord-ovest, cosa che aveva indotto Enel a proporre la costruzione del nuovo impianto a gas. Grazie ad alcune attività di ottimizzazione e cambiamenti nella fornitura elettrica alla rete, Terna ha di recente comunicato che non sarà più necessario costruire l’impianto a gas a La Spezia per sopperire a quello a carbone in dismissione.
Secondo il Sole 24 Ore nelle prossime settimane Enel formalizzerà quindi la richiesta al ministero della Transizione ecologica per chiudere l’impianto a carbone già dal primo gennaio 2022. La chiusura anticipata dovrebbe inoltre risolvere i problemi che Enel avrebbe dovuto affrontare a causa delle autorizzazioni ambientali mancanti per proseguire con l’utilizzo della parte a carbone della centrale, che comunque veniva attivata in rare circostanze. L’impianto a turbogas da costruire non aveva inoltre ottenuto i permessi necessari, e questo avrebbe ulteriormente complicato le cose e dilatato i tempi.