Come vanno le cose con l’istruzione femminile in Afghanistan
I talebani avevano promesso di garantire il diritto allo studio, ma la scuola è appena iniziata e ci sono già gravi violazioni
Da quando ha ripreso il controllo dell’Afghanistan, il governo dei talebani sta dando indicazioni vaghe e contraddittorie sull’istruzione femminile, che fanno temere che anche in questo campo i talebani torneranno a limitare in modo molto significativo la libertà delle donne, con misure molto simili a quelle che avevano caratterizzato il primo regime talebano nel paese, tra il 1996 e il 2001.
A giudicare dagli annunci, per ora alle studentesse afghane sarà permesso l’accesso all’educazione primaria (l’equivalente delle scuole elementari italiane) e alle università, anche se in entrambi i casi in corsi riservati a sole studentesse. Non è invece chiaro cosa i talebani intendano fare con l’educazione secondaria, che è l’equivalente di medie e superiori italiane ed è una fascia di istruzione necessaria a garantire, anche in futuro, la continuazione degli studi.
Durante la loro prima conferenza stampa, in cui si sono presentati come un gruppo moderato e aperto, i talebani avevano annunciato che avrebbero garantito il rispetto dei diritti delle donne, incluso quello allo studio. Le loro parole erano state accolte con molto scetticismo e molta diffidenza, anche perché i talebani avevano aggiunto che avrebbero rispettato i diritti delle donne «sotto il sistema della sharia», cioè l’insieme di princìpi morali e giuridici islamici che i talebani applicano in una forma estremamente radicale. Nel corso del primo regime talebano, tra il 1996 e il 2001, questo risultò, per le donne, nel divieto di andare a scuola dopo i 12 anni.
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Nelle settimane successive, i talebani hanno poi diffuso regole più specifiche sull’istruzione delle donne, e sono cominciate le prime violazioni del diritto allo studio.
A metà settembre si sono espressi sul diritto allo studio universitario, dicendo che le donne avrebbero potuto continuare ad andare all’università, ma in corsi riservati a sole donne e tenuti da docenti donne, di cui, comunque, avrebbero rivisto i contenuti. I talebani avevano anche detto che per le afghane che avrebbero frequentato l’università sarebbe stato obbligatorio coprirsi il capo: non è chiaro se si riferissero all’hijab, che copre il capo ma non il viso, o a coperture più integrali.
Sabato 18 settembre, poi, hanno riaperto le scuole primarie e secondarie. Le bambine afghane hanno ancora accesso alle scuole primarie, riservate a studenti e studentesse dai 6 ai 12 anni. Devono però frequentare classi solo femminili, diversamente da quanto accadeva in molte scuole prima dell’arrivo dei talebani.
Ma le studentesse che dovrebbero frequentare le scuole secondarie (cioè le ragazze tra i 12 e i 17 anni, a seconda del ciclo scolastico) non sono tornate in classe. I talebani hanno stabilito un divieto soltanto implicito, che però è stato sufficiente per annullare completamente la frequenza: il governo ha infatti emesso un’ordinanza che prevedeva il ritorno alle scuole secondarie per gli studenti e i docenti maschi, senza menzionare le donne.
Dunque non è chiaro come i talebani abbiano intenzione di regolare l’accesso delle ragazze afghane all’istruzione secondaria, se abbiano intenzione di diffondere un divieto esplicito e permanente o se invece si troverà una soluzione di compromesso.
Per ora, i talebani non stanno dando indicazioni chiare e sembra che stiano prendendo tempo: hanno detto che il governo non ha intenzione di negare l’accesso all’istruzione secondaria alle studentesse afghane, ma che sta lavorando a un sistema di trasporti più sicuro che possa permettere alle studentesse di andare a scuola dopo i 12 anni “in sicurezza”. Naturalmente queste parole suscitano molto scetticismo e vanno prese con cautela: non si sa cosa i talebani decideranno di fare e le decisioni in questi giorni non fanno sperare in scenari favorevoli per le donne.
La vaghezza e le contraddizioni dei talebani sull’istruzione femminile stanno provocando notevoli problemi: alcune ragazze afghane, ha detto al Wall Street Journal una docente di una scuola superiore di Kabul, sono attualmente a un passo dal diploma di maturità, ma non possono andare a scuola e completare i propri studi.
L’eventuale divieto per le ragazze afghane di accedere all’istruzione secondaria potrebbe creare un vuoto tra le scuole elementari e lo studio universitario (per ora entrambi permessi), interrompendo di fatto il diritto allo studio universitario: l’istruzione femminile si fermerebbe infatti ai 12 anni (come accadeva peraltro durante il primo regime talebano) e, una volta esaurito il numero di studentesse attualmente iscritte all’università, non ci saranno più ragazze che potranno iscriversi.
Nelle città afghane le donne hanno organizzato diverse proteste. Domenica il gruppo di attiviste afghane Movement for Change, che si concentra sui diritti delle donne, ha detto che stava pianificando grosse proteste contro la gestione dell’istruzione femminile da parte del governo dei talebani.
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