Il tribunale di Firenze ha bloccato i licenziamenti della Gkn di Campi Bisenzio
La decisione dell'azienda di licenziare tutti i dipendenti senza preavviso è stata giudicata antisindacale
Il giudice del lavoro del tribunale di Firenze ha bloccato il licenziamento degli oltre quattrocento dipendenti dello stabilimento della Gkn Driveline di Campi Bisenzio, vicino a Firenze, che si occupa della produzione di componenti per le automobili ed è controllata dal fondo di investimenti britannico Melrose. La decisione del tribunale è arrivata dopo il ricorso presentato dal sindacato Fiom-Cgil e dopo che sabato c’era stata una grande manifestazione a Firenze per protestare contro i licenziamenti collettivi.
I licenziamenti erano stati decisi lo scorso 9 luglio dal fondo Melrose, che aveva avvisato i 422 dipendenti dell’azienda tramite email della chiusura dello stabilimento, senza preavviso, senza l’apertura di un tavolo istituzionale e senza il ricorso agli ammortizzatori sociali. Da quel momento era iniziata la protesta dei lavoratori, che si erano riuniti in presidio permanente di fronte ai cancelli della fabbrica.
Il ricorso era stato presentato dalla Fiom-Cgil proprio a causa della mancata concessione del giusto preavviso ai lavoratori e alle rappresentazioni sindacali, e il 20 settembre il tribunale di Firenze lo ha accolto. Nel verdetto, emesso dalla giudice Anita Maria Brigida Davia, si legge che nel modo in cui sono stati comunicati i licenziamenti «è configurabile un’evidente violazione dei diritti del sindacato, messo davanti al fatto compiuto e privato della facoltà di intervenire sull’iter».
La giudice sostiene che ci sia stato un comportamento antisindacale da parte degli amministratori di Gkn, che è consistito nell’aver impedito al sindacato «di interloquire, come sarebbe stato suo diritto, nella delicata fase di formazione della decisione di procedere alla cessazione totale dell’attività di impresa». Per questo motivo Gkn è stata condannata a «revocare la lettera di apertura della procedura di licenziamento collettivo», ad avviare le procedure di consultazione e confronto con lavoratori e sindacati e a pubblicare il testo del decreto di condanna su diversi quotidiani.
Il presidente della Toscana Eugenio Giani ha commentato la decisione del tribunale dicendo che «la sentenza permette a tutti noi di parlare di lavoro, territorio e produzione» e che «ci stiamo battendo perché non accada mai più che fondi internazionali possano permettersi di acquisire pezzi della nostra terra e delle nostre industrie per scaricarci, poi, come fossimo scarti. È fondamentale che intervenga il governo con una normativa apposita».
A questo proposito il governo sta lavorando a un decreto legge, detto “anti delocalizzazioni”, che prevede nuovi obblighi e multe per le aziende multinazionali che decidono di chiudere una sede in Italia: tra le altre cose sarebbero obbligate a comunicare con sei mesi di anticipo la decisione di chiudere uno stabilimento e potrebbero ricevere multe fino al 2% del fatturato se decidono di chiudere per spostare la produzione in altri paesi, dopo aver fruito di incentivi statali o aiuti economici e ammortizzatori sociali.