Le polemiche attorno al Festival dell’Economia di Trento
La giunta provinciale lo ha tolto dopo 15 anni all'editore Laterza, attirandosi l'accusa di aver avuto motivazioni politiche
Negli ultimi giorni ci sono state notevoli polemiche per la decisione della giunta provinciale di Trento, governata dalla Lega, di togliere l’organizzazione del prossimo Festival dell’Economia all’editore Laterza, che l’aveva creato 15 anni fa, e al direttore scientifico Tito Boeri. La gestione dell’edizione del 2022 del Festival potrebbe essere infatti affidata al Sole 24 Ore, che si avvarrebbe dell’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti per l’organizzazione.
Questa decisione, giustificata con motivazioni economiche, è stata piuttosto contestata perché considerata politicamente motivata: la giunta leghista, sostengono i critici, avrebbe interrotto il rapporto con Laterza e Boeri perché li considererebbe troppo vicini al centrosinistra, cosa che però la giunta nega.
La prima edizione del Festival dell’Economia si tenne nel 2006: l’idea fu dell’editore Laterza e dell’allora presidente dell’università di Trento, l’economista Innocenzo Cipolletta. Al progetto aderirono, oltre all’università, la Provincia autonoma, allora guidata dal centrosinistra, e il Comune. Tito Boeri, noto economista e presidente dell’INPS tra il 2014 e il 2019, entrò subito nel comitato organizzatore. Da allora il festival è stato un successo, che ha avuto tra gli ospiti economisti di tutto il mondo e numerosi premi Nobel.
Nell’ottobre 2018 il centrodestra vinse le elezioni amministrative a Trento: Maurizio Fugatti, leghista, deputato per tre legislature e sottosegretario alla Salute nel governo Conte I, fu eletto presidente. Fugatti è sempre stato piuttosto critico nei confronti della gestione del Festival, che secondo lui tenderebbe escludere, o almeno a minimizzare, la presenza di personaggi e progetti più vicini al centrodestra.
La decisione di togliere la gestione del festival a Laterza è stata però giustificata con ragioni economiche. Nel comunicare la scelta, il presidente Fugatti, in un comunicato stampa, ha detto: «Abbiamo aperto la gara a diversi soggetti. E sia il Sole sia Laterza hanno soddisfatto i criteri richiesti dal comitato tecnico. La proposta del Sole 24 Ore, oltre a presentare importanti elementi di innovatività, è strutturata per garantire una maggiore estensione delle iniziative oltre le giornate di svolgimento del Festival e quindi una prolungata promozione e visibilità del territorio. Lascia intravedere poi un ampio respiro mediatico attraverso la partnership con importanti testate internazionali, e parallelamente rafforza i presupposti per una significativa compartecipazione economica privata».
L’editore Giuseppe Laterza replica: «Innanzitutto non c’è stato nessun avviso pubblico di gara. È stato formato un comitato tecnico chiamato a esprimere un parere su progetti presentati da noi e dal Sole 24 ore. Non era nemmeno un parere vincolante, tanto è vero che noi abbiamo avuto un punteggio più alto, 89 contro 85, eppure la scelta è caduta sul Sole 24 ore. Riguardo alla prolungata promozione del territorio, c’è una ricerca dell’università di Trento che spiega come il Festival abbia ogni anno un forte e positivo impatto economico su tutta la zona. E quanto alla compartecipazione economica, il contributo dato dai vari sponsor è sempre stato importante».
Lo scontro è tra chi sostiene che la Provincia di Trento avesse tutto il diritto di prendere la decisione perché è fisiologico che ci sia, dopo 15 anni, un cambio al vertice dell’organizzazione del Festival, e chi invece afferma che la decisione sia politica e sia stata presa per allontanare organizzatori considerati poco in linea con la giunta di centrodestra.
Chi sostiene la scelta del presidente Fugatti afferma anche che è normale e giusto che la giunta provinciale tenti di aumentare il guadagno che può venire da un festival importante e conosciuto in tutto il mondo. Chi invece sostiene le ragioni di Laterza e Boeri ribatte che proprio perché il Festival dell’Economia è conosciuto in tutto il mondo, il cambio di gestione rischierà di minarne l’autorevolezza. In molti temono anche un’eccessiva spettacolarizzazione dell’evento.
Secondo la ricerca dell’università di Trento a cui accenna Giuseppe Laterza, il Festival dell’Economia genera ricadute sul territorio con un impatto totale, nell’ultima edizione prima della pandemia da coronavirus, pari a 2,3 milioni di euro, più del doppio dell’investimento iniziale degli organizzatori. Nelle ultime edizioni prima della pandemia le presenze arrivavano a 50mila.
Il Festival costituiva dunque un buon successo economico, e aveva anche una grande rilevanza scientifica. Tra gli altri, nel corso delle varie edizioni hanno partecipato il sociologo Zygmunt Bauman, gli economisti Antony Atkinson, Paul Krugman, Thomas Piketty, e Joseph Stiglitz.
Per Giuseppe Laterza la scelta della Provincia di Trento è prevalentemente politica: «Vengono contestate a Tito Boeri le sue idee di sinistra, eppure il Festival è sempre stato aperto a tutte le idee, non sono mai state fatte scelte politiche. Giulio Tremonti, chiamato invece dal Sole 24 Ore, è la linea di congiunzione tra Lega e Forza Italia, è stato deputato e ministro. Più scelta politica di questa».
Innocenzo Cipolletta, economista e manager che con Laterza creò il Festival nel 2006, dice di essere stupito e amareggiato: «Il Festival dell’Economia ha avuto un grande successo, la decisione presa dalla giunta ci lascia parecchio perplessi. Hanno creato un comitato scientifico che esaminasse il progetto e poi non hanno tenuto in nessun conto il suo parere. Se volevano cambiare, tanto valeva dirlo chiaramente, senza mettere in piedi tutta questa finzione».
Per l’economista Francesco Maggio, la scelta fatta dalla giunta provinciale trentina è invece comprensibile e anche condivisibile: «Non metto in dubbio che sia una scelta politica, ma è anche vero che ciò che succedeva al Festival dell’Economia di Trento era che gli economisti parlavano tra di loro, senza nessuna apertura al mondo esterno, senza nessun aggancio con la realtà circostante», ha detto Maggio. «Se la nuova gestione porterà alla contaminazione con la filosofia, il diritto, la storia, sarà un successo. Gli economisti devono uscire dall’accademia, confrontarsi con il mondo, smetterla di essere solo “consiglieri del principe”».
Enrico Zaninotto, docente di Economia all’università di Trento, è stato promotore di una lettera alla Provincia, firmata da 406 persone dell’università, docenti e non, in cui vengono chieste spiegazioni: «Università e Comune, che pure sono partner della Provincia nella gestione del Festival dell’Economia, non sono minimamente state coinvolte nella decisione», dice Zaninotto. «In più l’università è stata partecipe della proposta di Laterza, bocciata dalla Provincia. La stessa Provincia però ora chiede all’università di collaborare con il Sole 24 Ore. Non c’è logica».
L’Adige, quotidiano del Trentino-Alto Adige, ha ospitato molti pareri sulla vicenda. Albino Leonardi, ex docente alla Scuola Superiore di Economia e delle finanze Ezio Vanoni e cultore (è colui che, senza essere docente, può svolgere alcune attività didattiche) di diritto tributario all’Università di Trento ha scritto una lettera aperta: «Dobbiamo ammettere che il Festival è apparso talvolta una conventio ad excludendum, che teneva fuori dai riflettori intellettuali vicini o semplicemente non lontani dal centrodestra. Non è stata infranta nessuna regola o contratto. Si è solo data manifestazione alle inclinazioni degli organizzatori. Allo stesso modo non c’è nulla di male se un “committente” dopo alcuni anni, decide di cambiare il “fornitore”. Soprattutto se ciò non dà luogo a nessun tipo di irregolarità o inadempimento».
Secondo Lorenzo Dellai, che era presidente dalla Provincia autonoma di Trento, a capo di una giunta di centrosinistra, nel 2006 quando il Festival nacque, «la Provincia ha tutta la facoltà di decidere di cambiare e fare altre scelte. Ricordo, però, che il Festival dell’Economia fin dall’inizio nacque come un patto organizzativo tra Provincia, Comune e università. Non mi risulta che la decisione di cambiare sia stata concordata con questi altri due attori istituzionali. Ecco perché questa scelta assume quasi la natura di un piccolo sgarbo».
Che si sarebbe arrivati, da parte dell’attuale giunta, alla decisione di rivoluzionare l’organizzazione del festival, lo si era intuito già dalle dichiarazioni che il presidente Fugatti rilasciò dopo la vittoria elettorale dell’ottobre 2018. Intervistato da Repubblica disse: «Fino a oggi al Festival dell’Economia sono stati invitati solo studiosi e luminari con una precisa visione economica e politica del mondo, espressione della cultura della sinistra nazionale e locale. Vedremo come, ma questa distorsione finirà».
Il presidente della Provincia di Trento, in un comunicato, ha auspicato che nel prossimo Festival possa essere coinvolto «anche l’altro soggetto che ha presentato un progetto, ovvero la Giuseppe Laterza e Figli Spa». La risposta di Laterza è stata netta: «Lo escludo. Il festival è una macchina complessa che deve essere guidata da un unico soggetto. Abbiamo svolto questo lavoro per sedici anni. Sarebbe singolare se noi oggi accettassimo una partnership con il Sole in una posizione subalterna».
È quindi probabile che dal prossimo anno l’Italia avrà due grandi Festival dell’Economia. Uno organizzato a Trento dal Sole 24 Ore con Giulio Tremonti e un altro portato da Laterza, Cipolletta e Boeri in un’altra città. Come riportato dall’università di Trento, il Festival dell’Economia è un successo anche in termini economici. Bisognerà capire cosa accadrà quando ce ne saranno due, e cioè se il pubblico continuerà ad andare a Trento o se seguirà gli ideatori originari del festival. E naturalmente dipenderà dall’offerta, che a quel punto sarà in concorrenza.
«Ci sono molte città interessate», dice Giuseppe Laterza, «la proposta di Torino, avanzata per primo dal direttore della Stampa Massimo Giannini, è pubblica. Ma altre città si sono fatte avanti». Dice Innocenzo Cipolletta: «Una cosa è certa, faremo il Festival dell’Economia, abbiamo il know how, sappiamo come si costruisce un evento di questo genere, scientifico e popolare al tempo stesso. Ci dispiace per Trento ma ci costringono a portare il nostro festival altrove».
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