Per molti stranieri non regolari ottenere il Green Pass è difficile
In posti come Castelvolturno alcuni volontari sono riusciti ad aiutare migliaia di persone, ma altrove rimane molto complicato
Nelle ultime settimane in Campania 11.000 persone straniere senza permesso di soggiorno, ma dotate del tesserino sanitario Stp (cioè per Stranieri Temporaneamente Presenti) hanno ottenuto il Green Pass. Sono il 61% degli stranieri considerati non regolari che in Italia hanno la certificazione vaccinale, in tutto 18.000. La maggior delle persone che l’hanno ottenuto vive nell’area di Castelvolturno: sono i lavoratori, molto spesso in nero, che alla mattina vengono reclutati dai caporali per lavorare nei campi o nell’edilizia. Il sindaco di Castelvolturno, Luigi Petrella, eletto nella lista di Fratelli d’Italia, sostiene che nell’area vivano circa 20.000 irregolari, su una popolazione complessiva di 27.000 persone.
È stata la rete del volontariato di Castelvolturno a dare informazioni e ad aiutare gli stranieri senza permesso di soggiorno a compiere l’iter indispensabile a ottenere il Green Pass. Sergio Serraino, coordinatore dell’ambulatorio Emergency di Castelvolturno, dice che «è stato possibile perché la Regione Campania, che noi abbiamo molto sollecitato, è stata la seconda regione italiana dopo l’Emilia-Romagna a permettere la registrazione sulla piattaforma vaccinale dei cosiddetti Stranieri temporaneamente presenti, ed è stata la prima regione a permettere agli Stp di scaricare il Green Pass, inviando i dati al ministero della Salute».
Il tesserino Stp, che ha durata di sei mesi ed è rinnovabile, è rilasciato agli stranieri non regolarizzati che sono in Italia da più di tre mesi, hanno bisogno di cure urgenti (sono considerate urgenti quelle che riguardano persone che non possono essere mandate a casa senza pericolo di vita o danni seri per la salute), cure continuative (per chi ha problemi cronici) e cure essenziali (relative a malattie non pericolose nel breve periodo, ma che nel tempo possono creare problemi di salute o rischi per la vita). L’esigenza di vaccinarsi è riconosciuta comunque quasi sempre come motivo per ottenere l’Stp. Il Green Pass, secondo le disposizioni del ministero della Salute, può essere rilasciato anche ai cittadini vaccinati e che sono dotati di codice Eni (Europei non iscritti), assegnato ai comunitari indigenti non iscritti al Servizio sanitario nazionale.
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La Rete Castelvolturno solidale, formata da Emergency, Centro Sociale Ex Canapificio, Caritas e Centro Fernandes, è stata molto attiva in tutto il periodo della pandemia. Oltre all’aiuto con pacchi spesa distribuiti tra le famiglie più in difficoltà e al lavoro sanitario dell’ambulatorio, sono state fatte moltissime iniziative per informare sia i cittadini italiani sia quelli stranieri sui pericoli della COVID-19 e sull’importanza del distanziamento fisico e dell’eventuale isolamento. Sono stati realizzati anche video in inglese, che è la lingua più parlata tra le due comunità maggiormente presenti, quella nigeriana e quella ghanese. Sono anche le due comunità storiche, radicate nella zona fin dalle prime ondate migratorie degli anni Ottanta.
Le associazioni del volontariato locali lavorano in una zona estremamente vasta che si estende per molti chilometri a nord di Napoli, lungo la via Domiziana. A Castelvolturno, negli anni Ottanta, vennero trasferiti migliaia di sfollati provenienti dalle case devastate dal terremoto del 23 novembre 1980 in Irpinia. La convivenza con le comunità di immigrati non è mai stata facile. Non lontano, a Villa Literno, il 23 agosto 1989 fu ucciso da quattro pluripregiudicati Jerry Essan Masslo, sudafricano, attivista in patria contro l’apartheid e in Italia bracciante, impegnato nella raccolta dei pomodori. I quattro volevano rubare le paghe dei lavoratori. L’omicidio di Masslo diede il via a proteste e manifestazioni dei cittadini stranieri che culminarono con una grande manifestazione a Roma, il 7 ottobre 1989, a cui parteciparono 200.000 persone.
L’essere riusciti a vaccinare così tanti stranieri, e a far ottenere loro il Green Pass, è diventato ancora più importante dopo la decisione del governo di renderlo obbligatorio per tutti i lavoratori. «Devo dire che mi hanno chiamato anche molti datori di lavoro», dice ancora Serraino, «certo, sembra assurdo che cittadini che non vengono regolarizzati abbiano il Green Pass».
Se in Campania i cittadini stranieri non regolari che hanno ottenuto il Green Pass sono molti, lo stesso non è avvenuto in altre regioni. Dice al Post Gianfranco Costanzo, direttore dell’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti ed il contrasto delle malattie della povertà: «Collegandosi al sito del ministero della Salute, ora chi è vaccinato e in possesso di tesserino Stp può scaricare il Green Pass. Il problema può nascere in quelle regioni dove le piattaforme informatiche non sono state aggiornate e quindi non comunicano al ministero i dati degli stranieri non regolari vaccinati. Ma le difficoltà si stanno superando. Il vero scoglio, quello di riuscire a far vaccinare i cittadini stranieri, è stato superato grazie anche alle nostre continue sollecitazioni. Prima il sistema informatico del ministero non riconosceva neppure i tesserini Stp, era impossibile quindi accedere alle prenotazioni del vaccino».
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Nelle regioni in cui ci sono più difficoltà sono le associazioni di volontariato a darsi da fare per andare a cercare i cittadini stranieri e poi incrociare i dati tra i database della regione e del ministero, sopperendo spesso alle carenze delle Asl. È un lavoro che a Roma è stato fatto dalla comunità di Sant’Egidio. Per molte persone la telefonata per prenotarsi può essere ostica per motivi linguistici, e non tutte hanno gli strumenti per accedere ai portali regionali online. Riuscire poi a orientarsi, sia per prenotare la vaccinazione sia per scaricare il Green Pass, può essere difficile per chi non parla bene italiano.
I volontari spesso aiutano materialmente gli stranieri a orientarsi nei vari passaggi richiesti dai portali. Maria Teresa Laruina, mediatrice culturale di Emergency in servizio a Mestre, spiega che «su 250 casi che abbiamo trattato recentemente, per 30 persone non c’è stata la possibilità di scaricare il Green Pass e non riusciamo a capirne il motivo. Queste persone restano sospese, penalizzate». Il problema riguarda anche chi per esempio è in Italia da meno di tre mesi e quindi non può avere il tesserino Stp: ha potuto vaccinarsi perché molte regioni concedono a tutti l’accesso al vaccino, ma non può ottenere il Green Pass.
«E poi abbiamo avuto casi limite», dice ancora Laruina: «un cittadino in Italia da tempo non è riuscito ad avere il Green Pass e ha perso il lavoro nella palestra dove andava a fare le pulizie. Per assurdo il datore di lavoro non lo ha mai regolarizzato contrattualmente, però chiede il Green Pass per farlo accedere alla palestra. Ci sono poi tante mamme che in Veneto devono fare l’inserimento all’asilo dei propri bambini ma che senza Green Pass, ovviamente, non possono farlo».
A Milano il Naga, organizzazione di volontariato per l’assistenza sociosanitaria e per i diritti di cittadini stranieri, rom e sinti, è impegnata a fornire informazioni e aiuto a chi deve ottenere il tesserino Stp e poi il Green Pass. «Noi non forniamo i tesserini Stp» dice la presidente Sabina Alasia, «è un servizio che spetta alle Asl e sappiamo purtroppo che in Lombardia ci sono stati problemi. Diamo assistenza a chi cerca di ottenerlo e aiutiamo a superare le difficoltà burocratiche. Sul sito del Naga abbiamo adesso una guida, anche in spagnolo, per arrivare a scaricare il Green Pass».
In Lombardia, come in altre regioni, c’è un problema di comunicazione tra il sistema regionale e quello del ministero. «Ce lo segnalano molti stranieri che non riescono a far riconoscere il proprio codice perché, semplicemente, il sistema regionale non lo ha comunicato a quello nazionale», dice Maurizio Bove, responsabile del dipartimento immigrazione della Cisl di Milano. «È un problema importante e serio. Il Green Pass non serve solo ad andare al ristorante e al cinema, ma serve per accedere a fondamentali servizi della pubblica amministrazione. Il problema riguarda moltissime persone. Chi ha presentato domanda di sanatoria nel 2020 ha ricevuto la tessera sanitaria provvisoria con cui può avere il Green Pass. Ma coloro che hanno fatto domanda sono una minoranza: la possibilità riguardava soprattutto colf e badanti e i lavoratori agricoli».
In Italia, secondo le stime di Ismu, Iniziative e studi sulla multietnicità, gli stranieri non regolarizzati sono oltre 700.000: 500 mila migranti irregolari più alcune decine di migliaia di cittadini comunitari non residenti che lavorano saltuariamente e spesso si trovano in condizioni di fragilità sociale. Ci sono inoltre circa 55 mila persone senza dimora, i minori stranieri non accompagnati e poi 200 mila migranti che hanno fatto domanda di regolarizzazione. Questi ultimi possono accedere automaticamente alla richiesta di Green Pass ma spesso i sistemi informatici non riconoscono i codici a 11 cifre del tesserino fiscale provvisorio. E gli stessi sistemi regionali pretendono a volte una residenza che i richiedenti non hanno.
«So che a molti appare una contraddizione», conclude Bove, «il fatto che si chieda il Green Pass per persone non “regolarizzate”. Ma non dobbiamo dimenticare che queste persone sono parte integrante della nostra società. Molti lavorano, anche se purtroppo in nero. E alcuni vivono in questa condizione proprio perché hanno perso un lavoro contrattualizzato e in regola».