Gli Stati Uniti hanno ammesso di avere ucciso dieci civili con un drone a Kabul
Fra di loro c'erano anche sette bambini: il dipartimento della Difesa lo ha definito «un tragico errore»
Il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha ammesso di avere ucciso dieci civili con un bombardamento da un drone il 29 agosto a Kabul, in quello che ha definito «un tragico errore». In precedenza l’attacco era stato giustificato dalla possibile presenza di terroristi legati all’ISIS-K, la divisione afghana dell’ISIS, che si era resa responsabile del violentissimo attentato all’aeroporto di Kabul in cui erano rimaste uccise oltre 200 persone tra civili afghani, talebani e militari statunitensi.
L’attacco statunitense aveva ucciso dieci persone tra cui sette bambini, un operatore umanitario e un contractor dell’esercito americano. Tra le vittime c’era Zemari Ahmadi, che in passato aveva lavorato per l’organizzazione di beneficenza Nutrition and Education International con sede a Pasadena, in California. Il giorno dopo l’attacco, parenti e amici di Ahmadi avevano detto che l’uomo era stato ucciso all’interno della sua auto insieme ad alcuni bambini che erano accorsi per salutarlo.
La figlia di Ahmadi, Samia, 21 anni, aveva detto che tra i morti c’era anche il suo fidanzato, Ahmad Naser, 30 anni, un ex ufficiale dell’esercito e contractor dell’esercito americano che era arrivato da Herat nella speranza di essere evacuato da Kabul durante il caotico ritiro delle truppe occidentali dopo la presa del potere da parte dei talebani.
Nelle ore successive all’attacco, e anche nei giorni seguenti, alti funzionari del dipartimento della Difesa avevano affermato che nell’auto di Ahmadi erano stati caricati esplosivi. Le indagini ordinate dall’esercito statunitense però hanno chiarito che quelle caricate sulla Toyota bianca colpita dal missile Hellfire partito dal drone erano probabilmente bottiglie di acqua. I funzionari della Difesa hanno anche spiegato che un’esplosione avvenuta nel cortile dove si trovava l’auto è riconducibile a una bombola o a un serbatoio di gas.
Durante la conferenza che si è tenuta al Pentagono venerdì 17 settembre, il capo del comando centrale degli Stati Uniti, il generale Kenneth F. McKenzie, ha detto che l’attacco era stato lanciato nella «profonda convinzione» che l’ISIS-K stesse per attaccare l’aeroporto di Kabul come aveva fatto tre giorni prima. «Offro le mie più profonde condoglianze alla famiglia e agli amici di coloro che sono stati uccisi», ha detto il generale McKenzie.
Il generale Mark A. Milley, presidente del Joint Chiefs of Staff, un organo che riunisce i capi di stato maggiore delle forze armate statunitensi, ha spiegato che i comandanti in Afghanistan avevano la «ragionevole certezza» che l’obiettivo fosse corretto, ma dopo analisi approfondite, che hanno considerato anche l’inchiesta realizzata nei giorni successivi dal New York Times, si è arrivati a stabilire che le dieci persone uccise erano innocenti. «È un’orribile tragedia della guerra, è straziante, e ci impegniamo a essere completamente trasparenti su questo incidente», ha detto Milley.
In seguito all’attentato suicida dell’ISIS-K all’aeroporto di Kabul, l’esercito americano aveva lanciato un attacco con i droni anche nell’Afghanistan orientale, dove sono stati uccisi due miliziani dello Stato islamico. Su quell’attacco non sono state aperte indagini.