Le elezioni in Russia, senza opposizione
Iniziano oggi e durano tre giorni: Putin e il suo governo si sono assicurati di non poter perdere, estromettendo quasi tutti i loro rivali
A partire da venerdì 17 settembre e per i due giorni successivi, fino a domenica 19, in Russia si tengono le elezioni per rinnovare la Duma, cioè la camera bassa del parlamento nazionale, oltre che per eleggere alcune amministrazioni locali e assegnare diversi governatorati. Non c’è particolare attesa per il risultato: i partiti che sostengono il presidente Vladimir Putin dovrebbero vincere con ampia maggioranza, soprattutto perché nel corso dell’ultimo anno l’opposizione ha subìto una repressione durissima, per via della quale praticamente tutti i candidati che avevano qualche possibilità di insidiare i partiti governativi sono stati estromessi, arrestati o costretti a fuggire dal paese.
Nonostante questo, l’opposizione spera di approfittare del malcontento della popolazione russa nei confronti dei partiti di governo, che è piuttosto diffuso anche a causa della pessima gestione della pandemia da coronavirus e dell’economia. Tra i più attivi c’è l’organizzazione di Alexei Navalny, che pur essendo stata resa illegale ha avviato un’iniziativa per contrastare i candidati governativi distretto per distretto.
Come ha spiegato lo stesso Navalny, l’obiettivo non sarà tanto quello di ottenere seggi in parlamento, quanto di dimostrare che la popolarità di Putin è in calo, e che il suo dominio sul paese è in crisi.
Alle elezioni i russi votano per rinnovare i 450 seggi della Duma, che è dominata da Russia Unita, il partito più vicino a Putin, e da altre formazioni politiche controllate dal Cremlino o comunque vicine al governo. Alle elezioni del 2016, Russia Unita aveva avuto il 54,2 per cento delle preferenze, ottenendo 343 seggi. Per Putin e i suoi, quel risultato è irripetibile: la crisi economica, la pandemia da coronavirus e numerosi scandali hanno praticamente dimezzato i consensi di Russia Unita, che secondo i sondaggi del Centro Levada, un istituto indipendente e piuttosto affidabile, oggi gode di circa il 27 per cento dei consensi.
Non è un caso che Putin, benché abbia di fatto legami molto stretti con Russia Unita, ufficialmente non sia un membro del partito, e che anche nella comunicazione pubblica cerchi di presentarsi come indipendente.
Per cercare di salvare il risultato elettorale, il governo ha scelto come capilista di Russia Unita i suoi due ministri più celebri e capaci: quello degli Esteri, Sergei Lavrov, e quello della Difesa, Sergei Shoigu (quasi certamente, però, dopo le elezioni nessuno dei due abbandonerà il governo per diventare deputato).
Ma più che sulla scelta dei candidati, la strategia elettorale del Cremlino si basa sull’estromissione dell’opposizione, in modo che, anche se Russia Unita avrà un risultato deludente, i seggi parlamentari andranno comunque a partiti alleati o approvati dal governo.
La misura più drastica contro l’opposizione è stata presa a giugno, quando il movimento politico di Navalny è stato dichiarato illegale da un tribunale di Mosca perché considerato “estremista”. Al momento della sentenza Navalny si trovava in prigione già da qualche mese con una condanna pretestuosa, dopo essere stato oggetto di un tentativo di avvelenamento che è riconducibile in modo credibile alle forze di sicurezza russe.
Nei tre mesi successivi, tutti i principali collaboratori di Navalny sono stati arrestati, costretti alla fuga o estromessi dalle elezioni. Decine di sedi regionali del movimento di Navalny sono state chiuse, e oltre 50 siti internet con collegamenti al movimento d’opposizione oscurati.
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La repressione contro il movimento di Navalny è stata sistematica e si è estesa oltre i suoi membri: ha colpito per esempio Ivan Pavlov, un avvocato che aveva difeso il movimento dall’accusa di “estremismo”, che è stato sottoposto a provvedimenti giudiziari che lui denuncia come pretestuosi, e infine costretto a fuggire in Georgia.
Violetta Grudina, un’attivista di Murmansk (una città non lontano dal confine con la Finlandia) che gestiva l’ufficio locale del movimento di Navalny, dopo aver annunciato l’intenzione di candidarsi per il consiglio cittadino è stata ricoverata forzatamente per una sospetta infezione da COVID-19, benché avesse presentato un tampone negativo. Dopo qualche giorno di sciopero della fame è stata dimessa dall’ospedale in tempo per consegnare i documenti per la candidatura, che è stata comunque rifiutata.
La repressione contro l’opposizione non riguarda soltanto il movimento di Navalny. Un caso molto citato in questi giorni riguarda Boris Vishnevsky, candidato alle elezioni municipali di San Pietroburgo per il partito liberale Yabloko. Dopo l’approvazione della sua candidatura, si sono registrati nel suo stesso distretto altri due uomini: entrambi si chiamano Boris Vishnevsky (hanno cambiato da poco il loro nome) ed entrambi hanno la testa pelata e la barba grigia, come il Vishnevsky originale.
Il governo ha anche adottato altre tecniche per fare in modo che il voto vada come desidera. Tra le altre cose, ha allungato il tempo utile per il voto a tre giorni, in modo da rendere più difficile il lavoro degli ispettori elettorali, e ha vietato la possibilità di trasmettere streaming live dai seggi elettorali: alle ultime elezioni, proprio degli streaming di questo tipo avevano rivelato brogli a favore di Putin.
In questo contesto, per l’opposizione ottenere risultati concreti è piuttosto complicato. L’iniziativa più rilevante è stata proposta dal movimento di Navalny, che ha reso pubblici un’app e un sito per il “Voto intelligente”. L’idea è quella di selezionare una lista di candidati – di opposizione o comunque il meno allineati possibile – su cui far convergere tutto il voto contrario a Putin, per fare in modo che alla Duma finisca il maggior numero possibile di deputati non approvati dal Cremlino e ridurre al minimo i consensi di Russia Unita.
L’app del Voto intelligente include 225 candidati (uno per ogni distretto russo) la cui caratteristica principale è quella di non essere allineati con il Cremlino, o di esserlo il meno possibile. La lista comprende nazionalisti, stalinisti e liberali, e ovviamente nessun membro del movimento di Navalny, visto che nessuno è stato autorizzato a candidarsi.
Il governo ha cercato per settimane di oscurare l’app Voto intelligente: inizialmente aveva avuto poco successo ma venerdì, il giorno d’inizio delle elezioni, Apple l’ha eliminata dal suo App Store per iPhone.
Circa la metà delle indicazioni di voto di Voto intelligente è a favore di candidati del Partito comunista, che si sta presentando a queste elezioni come la principale forza di opposizione del paese. Benché il partito sia ufficialmente all’opposizione, negli ultimi 20 anni è stato tollerato dal regime di Putin perché sostanzialmente inoffensivo. A partire dal 2018, tuttavia, i comunisti hanno cominciato a sfidare Putin più apertamente, opponendosi a diverse misure del governo come per esempio l’aumento dell’età pensionabile o la riforma costituzionale che garantisce a Putin la possibilità di rimanere presidente potenzialmente fino al 2036.
Nonostante questo, rimane difficile per l’opposizione russa coordinarsi. Benché molti suoi candidati abbiano ottenuto l’approvazione di Voto intelligente, i dirigenti del Partito comunista sostengono, d’accordo con il governo, che Navalny sia manipolato dalla CIA.
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