Cosa dicono i partiti sui referendum su eutanasia e cannabis

Nonostante il successo delle raccolte firme, il PD non ha ancora preso una posizione, Grillo ha sostenuto quello sulla cannabis

Raccolta firme per il referendum eutanasia, Roma, 17 giugno 2021 (Mauro Scrobogna /LaPresse
17-06-2021)
Raccolta firme per il referendum eutanasia, Roma, 17 giugno 2021 (Mauro Scrobogna /LaPresse 17-06-2021)

A metà agosto sono state raggiunte le 550 mila firme necessarie per chiedere un referendum sulla legalizzazione dell’eutanasia. La proposta per un referendum sulla depenalizzazione della coltivazione di cannabis sta procedendo a sua volta molto velocemente, e ha ottenuto più di 330mila firme nei primi tre giorni di raccolta delle adesioni, anche grazie alla recente possibilità delle sottoscrizioni online. I numeri sembrano indicare una certa urgenza per entrambe le questioni, ma finora i principali partiti politici sembrano avere una posizione attendista sulle due questioni.

Eutanasia
Il referendum sull’eutanasia legale propone di abrogare una parte dell’articolo 579 del codice penale, che punisce l’omicidio di una persona consenziente: in questo modo sarebbe permessa l’eutanasia attiva, che avviene quando il medico somministra il farmaco necessario a morire e che al momento è illegale in Italia .

Il referendum è stato promosso dall’associazione Luca Coscioni, alla quale si sono unite molte altre associazioni e anche alcuni partiti come ad esempio +Europa, Possibile, Radicali italiani e Sinistra Italiana. Hanno poi formalmente aderito alla campagna e in alcuni casi aiutato nella raccolta firme i gruppi consiliari del Movimento 5 Stelle di alcune regioni, i gruppi consiliari del Partito Democratico delle Marche e di alcune amministrazioni. Si tratta però di prese di posizione a livello locale, mancate invece a livello nazionale nel PD, nonostante quella sull’eutanasia e i diritti collegati sia tradizionalmente una battaglia popolare nel centrosinistra.

Martedì, ai microfoni di Radio Radicale il segretario di +Europa, Benedetto Della Vedova ha criticato il silenzio dei dirigenti del PD: «Nelle feste dell’Unità, nel discorso conclusivo di Letta, nelle segreterie, nelle direzioni, il PD non prende posizione (…) ma come è possibile che non prendiate posizione su questo? Non ci si può chiamare fuori da un confronto e da un’iniziativa che è diventata politica. Non si può far finta che non ci sia il tema. (…) Non esprimersi significa esprimersi». Della Vedova si riferiva a entrambe le questioni in discussione, eutanasia e cannabis.

La dirigenza di M5S e PD ha scelto dunque di non prendere posizione sul referendum e di agire seguendo un’altra strada. La battaglia per l’eutanasia legale è iniziata quasi quarant’anni fa, tra proposte di legge, sentenze e inviti della Corte Costituzionale che il Parlamento non ha finora recepito. Il PD e il M5S stanno comunque puntando all’approvazione di una legge. Lo scorso 7 luglio è stato infatti adottato il testo base di una proposta sul fine vita da parte delle due commissioni congiunte Giustizia e Affari sociali della Camera dei deputati. Hanno votato a favore PD, M5S, LeU, Italia Viva, Azione e +Europa, mentre ha votato contro il centrodestra (Lega e Forza Italia) insieme a Fratelli d’Italia.

Marco Cappato e Filomena Gallo, promotori del referendum sull’eutanasia, hanno però spiegato che il disegno di legge approvato dalle commissioni non è alternativo al referendum: esclude dall’aiuto alla morte volontaria «i pazienti che non siano tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale (ad esempio i malati di cancro) ed esclude l’eutanasia attiva da parte del medico su richiesta del paziente». Se dunque anche il testo base fosse approvato dal Parlamento nell’attuale versione, «il referendum si terrebbe comunque perché agisce su un diverso articolo del codice penale», l’articolo 579 codice penale, mentre il testo base approvato interviene solo sull’articolo 580.

Cannabis
Il quesito referendario interviene sul Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope sia sul piano della rilevanza penale sia su quello delle sanzioni amministrative di una serie di condotte in materia di droghe. Propone, innanzitutto, di depenalizzare la condotta di coltivazione e di eliminare la sanzione della sospensione della patente di guida e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori oggi prevista per tutte le condotte finalizzate all’uso personale di qualsiasi sostanza stupefacente o psicotropa.

Il referendum sulla cannabis è promosso da una serie di organizzazioni come l’associazione Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe o Antigone, con la partecipazione anche di alcuni partiti: +Europa, Possibile, Radicali italiani, Sinistra Italiana, Potere al Popolo, Rifondazione comunista, Europa Verde.

Sul referendum per la depenalizzazione della coltivazione di cannabis il Partito Democratico non ha una posizione ufficiale. Enza Bruno Bossio, deputata del PD che nella scorsa legislatura aveva presentato una proposta di legge per la legalizzazione della cannabis firmata insieme ad Alessandro Zan, ha detto: «Personalmente sono d’accordo con la depenalizzazione e penso anzi che la cannabis vada legalizzata. I referendum, poi, sono un grande strumento democratico. Ma il PD non prenderà una posizione chiara».

In un articolo pubblicato mercoledì su Repubblica, Debora Serracchiani, capogruppo del PD alla Camera, ha detto chiaramente cosa pensa dei referendum: «Massimo rispetto per lo strumento di partecipazione democratica, ma c’è un’attività parlamentare che riguarda molti dei temi toccati dai referendum che sta andando avanti. Si tratta di argomenti complessi, che non possono risolversi con un quesito».

I sostenitori del M5S hanno invece ottenuto un’indicazione sul referendum da quello che, nel nuovo assetto del partito, è stato indicato come il “garante e custode dei princìpi”, cioè Beppe Grillo. Nei giorni scorsi ha pubblicato un post per sostenere l’iniziativa chiedendo di firmare e di far firmare. Il suo invito è stato ripreso anche da alcuni parlamentari del M5S, mentre Giuseppe Conte, responsabile dell’azione politica del partito, non si è ancora pronunciato dicendo semplicemente di essere favorevole all’uso terapeutico, già legale.

Contrari alla depenalizzazione sono invece Forza Italia – con l’eccezione del deputato Elio Vito, mentre Maurizio Gasparri è molto attivo nel fare campagna contro il referendum – e gli altri partiti della destra, Lega e Fratelli d’Italia.

Anche sulla questione della depenalizzazione alcuni partiti stanno però cercando di seguire la via del Parlamento e non quella del referendum. Qualche giorno fa, e dopo due anni di blocco, la commissione Giustizia alla Camera ha approvato la proposta di testo unificato da utilizzare come testo base, depositata a metà luglio da Mario Perantoni del M5S in materia di cannabis. Il centrodestra (FI, FdI e Lega) ha votato contro (ad eccezione di Elio Vito), Italia Viva – che insieme alla Lega nell’ultima seduta del 4 agosto aveva chiesto il rinvio dell’esame del testo – si è astenuta, PD, M5S, LeU, +Europa e Sinistra Italiana hanno votato a favore.

Il testo prevede l’autocoltivazione entro alcuni limiti (fino a quattro piante femmine, qualunque sia la loro dimensione), annulla le sanzioni amministrative per i consumatori di cannabis, ma non nel caso di guida sotto effetto stupefacente, e diminuisce le pene per i fatti di lieve entità facendo una distinzione tra sostanze (fino a un anno per la cannabis e fino a due anni per il resto). Dall’altra parte, il provvedimento aumenta a dieci anni le pene per i reati connessi al traffico e alla detenzione al fine di spaccio della cannabis e stabilisce che non si possa considerare fatto di lieve entità lo spaccio a minori o nella vicinanza delle scuole.