Le elezioni primarie in Argentina, considerate come “pre-elezioni”, sono andate male per la coalizione del presidente Alberto Fernández
Domenica, alle elezioni primarie in Argentina, nella maggior parte dei distretti molte più persone hanno partecipato alla selezione dei candidati della coalizione conservatrice Juntos por El Cambio (Insieme per il cambiamento) – all’opposizione – rispetto a quelle della coalizione dell’attuale presidente peronista Alberto Fernández.
Alle primarie ha partecipato circa il 67 per cento della popolazione argentina: circa il 40 per cento degli elettori ha scelto di votare nelle primarie della coalizione all’opposizione, contro circa il 30 per cento che ha invece votato nelle primarie della coalizione al governo.
La coalizione conservatrice ha ottenuto moltissimi voti anche nella provincia di Buenos Aires, che raccoglie circa un terzo dell’elettorato di tutto il paese e che fino a poco tempo fa rappresentava una delle basi più solide del sostegno di Fernández.
In Argentina le primarie, che per legge sono imposte a tutti i partiti che partecipano alle elezioni e devono essere organizzate nello stesso momento, sono considerate delle “pre-elezioni”, il cui risultato di solito riflette quello delle elezioni ufficiali. In questo caso, si tratta delle elezioni di metà mandato del 14 novembre, in cui si voterà per eleggere metà dei rappresentanti della Camera bassa e un terzo di quelli del Senato. Se i risultati delle primarie si ripetessero, il partito di Fernández potrebbe perdere la sua maggioranza al Senato e rischiare molti seggi alla Camera bassa, dove è già in minoranza.
Dalle elezioni presidenziali del 2019, il partito di Fernández ha sempre meno consensi. Il suo governo è in grandi difficoltà a causa della grave situazione economica del paese e di un grosso scandalo legato alla campagna vaccinale, a cui si è aggiunta di recente l’accusa di aver violato le restrizioni sanitarie organizzando una festa privata.
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