E il ddl Zan?
Dopo il grande dibattito estivo e la pausa di agosto, la discussione sulla legge contro l'omotransfobia è stata rimandata almeno a ottobre
Martedì pomeriggio la conferenza dei capigruppo del Senato, l’organo che riunisce i rappresentanti dei gruppi parlamentari e che decide il calendario dell’aula, ha rimandato almeno a dopo le elezioni amministrative di ottobre la discussione sul ddl Zan, la legge contro l’omotransfobia. La legge, già approvata alla Camera lo scorso novembre, era stata discussa dal Senato a luglio, quando aveva catalizzato per settimane il dibattito politico: non si era però arrivati al voto finale, per l’ostruzionismo del centrodestra e il sopraggiungere della sospensione estiva dei lavori dell’aula, ed era stata rimandata una prima volta. Alla ripresa dei lavori, questa settimana, la discussione però non è stata calendarizzata.
Il calendario è stato votato all’unanimità, quindi sia dai partiti che sostengono il ddl sia da quelli che non lo vogliono approvare. Il Corriere della Sera spiega che mettere in calendario nei prossimi giorni la discussione sul ddl Zan non conveniva a nessun partito, perché con la campagna elettorale per le amministrative in corso tutti temono di avere dei senatori assenti in aula per impegni in giro per l’Italia. «Mi sono sorpreso, hanno rinviato il ddl Zan a dopo le elezioni. Dove è finita l’urgenza?» ha detto uscendo da Palazzo Madama il vice presidente del Senato Ignazio La Russa.
La preoccupazione di chi sostiene la legge, che interviene contro le discriminazioni e le violenze per orientamento sessuale, genere, identità di genere e abilismo (cioè quelle verso le persone con disabilità), è che i molti impegni del Senato delle prossime settimane e mesi rendano difficile ricavare il tempo per discuterla e approvarla. C’è il Green Pass (ora alla Camera), poi la riforma della giustizia, poi la legge di bilancio, e se si dovesse andare più in là a gennaio ci sarà da eleggere il nuovo presidente della Repubblica.
Alessandro Zan, deputato del Partito Democratico da cui prende il nome la legge, ha però detto al Corriere che il tempo c’è, e che ha fiducia: «di finestre volendo ce ne sono: la legge di Bilancio rimane molto tempo in commissione e in Aula c’è tempo per discutere e votare il ddl».
Durante l’approvazione prima alla Camera e poi al Senato, Lega e Fratelli d’Italia avevano scelto di fare ostruzione alla legge, presentando centinaia di emendamenti, e ritardando il voto finale. A luglio la discussione si era arenata quando Italia Viva, il partito di Matteo Renzi che fino ad allora aveva appoggiato la legge, aveva sostenuto la necessità di cambiarla per trovare un compromesso con i partiti di destra e garantirne l’approvazione.
Renzi si era detto preoccupato che, col voto segreto, la legge potesse essere bocciata per via dei voti contrari dei senatori “ribelli” del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle, i principali promotori della legge. Da parte loro, PD e M5S avevano accusato Renzi di voler sabotare la legge, sostenendo che se eventualmente fossero mancati dei voti in aula sarebbero stati proprio quelli di Italia Viva. La segretezza del voto di fatto avrebbe probabilmente reso difficile capire di chi sarebbe stata la responsabilità, se si fosse arrivati a una bocciatura in aula.
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