Xi Jinping ha cambiato come si insegna il patriottismo nelle scuole cinesi
Quest'anno sono stati introdotti nuovi libri per studiare il "Pensiero" del leader, in una nuova forma di culto della personalità
Il primo di settembre in Cina sono ricominciate le scuole, e gli studenti di tutti i gradi, dalle elementari all’università, hanno trovato dei nuovi libri di testo nei loro corsi di studi, pensati per adattarsi alle varie fasce d’età e introdotti per spiegare ai giovani l’ideologia del presidente cinese, Xi Jinping.
L’introduzione di questi libri, che è stata annunciata alcune settimane fa dal ministero dell’Istruzione cinese, è stata considerata da molti esperti come la più grande riforma dell’educazione patriottica in Cina da oltre trent’anni, e un deciso avanzamento del culto della personalità che Xi Jinping sta introducendo nel paese ormai da alcuni anni.
L’educazione patriottica e l’indottrinamento ideologico in Cina sono sempre esistiti sotto il regime del Partito comunista cinese. A scuola i bambini e i ragazzi devono frequentare corsi con nomi del tipo “Etica e leggi”, in cui imparano una versione nazionalista e ideologicamente orientata dell’educazione civica.
Specie per i più piccoli, però, questi corsi hanno sempre trattato argomenti molto ampi, genericamente legati al patriottismo. Yun Jiang, ricercatrice alla Australian National University, ha ricordato al quotidiano Australian che quando lei frequentava le scuole elementari a Shanghai, negli anni Novanta, «ci insegnavano cose del tipo: perché la bandiera cinese è rossa?» (risposta: perché è macchiata del sangue degli eroi della rivoluzione).
Con i nuovi libri di testo, invece, fin dalle elementari i bambini dovranno imparare alcuni elementi essenziali dell’ideologia di Xi Jinping, che nei libri per i più piccoli viene chiamato “Nonno Xi”.
Benché possa apparire strano che Xi Jinping abbia una propria “ideologia”, in realtà si tratta di una cosa piuttosto normale nella Cina comunista. A partire da Mao Zedong, tutti i leader cinesi hanno cercato di accreditarsi come teorici del comunismo, e hanno comunicato e spiegato il loro pensiero politico pubblicando testi con titoli e definizioni sempre più complessi e burocratici, che poi sono stati adottati come ortodossia del Partito. Ci sono dunque il “Pensiero di Mao Zedong”, la “Teoria di Deng Xiaoping” (che guidò la Cina tra il 1978 e il 1989), la “Teoria delle tre rappresentanze” di Jiang Zemin (presidente tra il 1993 e il 2003), la “Prospettiva scientifica dello sviluppo” di Hu Jintao (presidente tra il 2003 e il 2013) e infine il “Pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era”, spesso riassunto in “Pensiero di Xi Jinping”.
Queste teorie (che hanno grande valore per gli studiosi, ma che fino a pochi anni fa avevano un’importanza relativa per la popolazione) sono studiate a partire dalle scuole superiori, ma la riforma eleva il “Pensiero di Xi Jinping” sopra a tutte le altre. Anzitutto perché ne anticipa l’insegnamento, a partire dalle elementari, con il fine di «piantare il seme dell’amore per il Partito, per il paese e per il socialismo nei giovani cuori», come ha scritto il ministero dell’Istruzione; e in secondo luogo perché le attribuisce maggiore importanza dedicandole libri scolastici a sé.
Come ha notato l’Economist, l’ultima volta che milioni di giovani e studenti cinesi avevano avuto un libro che contenesse l’ideologia di un leader fu con il Libretto rosso di Mao Zedong, che conteneva frasi e discorsi di Mao. Il Libretto rosso fu uno dei simboli della Rivoluzione culturale, un grande movimento di mobilitazione violenta favorito da Mao stesso che provocò milioni di morti tra il 1966 e il 1976.
I contenuti del “Pensiero di Xi Jinping” distillati per bambini e ragazzi sono però molto meno eversivi di quelli del Libretto rosso. L’Economist ha sfogliato uno dei nuovi libri di testo, quello dedicato ai bambini tra i 6 e gli 8 anni, che contiene filastrocche patriottiche (per esempio “Cina ti amo”), varie citazioni di Xi Jinping, come un’esortazione ad «abbottonare correttamente i primi bottoni della vita», cioè fare scelte gradite al Partito fin da giovani, e numerosi passaggi su «ciò che Nonno Xi si aspetta da noi». Tra le citazioni: «Come leader del Partito e dello stato, Nonno Xi ci ha sempre avuti a cuore, e spera che riusciremo a crescere come degni costruttori ed eredi del socialismo».
Secondo i piani pubblicati dal ministero dell’Istruzione, per i bambini delle elementari il principale obiettivo è di riconoscere la leadership di Xi Jinping e «obbedire e seguire il Partito fin dall’infanzia». Man mano che si va avanti con l’età, ai ragazzi è chiesto di studiare più approfonditamente i vari aspetti del “Pensiero di Xi Jinping”, che al momento si compongono di tre volumi teorici (il terzo è uscito da poco) il cui primo principio (su 14) è la “Garanzia della leadership totale del Partito comunista cinese su tutte le forme di lavoro”. Anche in questo caso l’accento è sull’obbedienza.
L’annuncio dell’aggiunta dei libri di testo dedicati al “Pensiero di Xi Jinping” nei corsi di studio fa parte di una grande campagna con cui il Partito comunista cerca di diffondere fedeltà politica e conformità ideologica nella popolazione.
Più in generale, da quando Xi Jinping è diventato presidente nel 2013, e con maggiore intensità negli ultimi anni, sono diventate sempre più numerose le circostanze in cui il Partito cerca di intromettersi nella vita privata dei cittadini, come non avveniva da decenni. Di recente, per esempio, il governo ha ordinato alle reti televisive di cancellare i programmi con artisti che hanno “posizioni politiche non corrette” o stili “effemminati”, e di promuovere piuttosto il patriottismo. Il mese scorso ha vietato ai minori di giocare ai videogiochi dal lunedì al giovedì (il venerdì e nel fine settimana potranno giocare per un’ora al giorno), per promuovere uno stile di vita più sano e aderente ai valori del socialismo.
L’intervento del Partito comunista è diventato ancor più evidente nel settore economico, dove la repressione di numerose e importanti aziende del settore privato ha fatto pensare che la Cina stia cambiando il suo modello di sviluppo e puntando a una forte limitazione della libera impresa.
Qualche giorno fa tutti questi cambiamenti, che sono in gran parte ancora in corso, sono stati definiti da un analista cinese come “una profonda rivoluzione”. L’articolo è stato condiviso dagli account social di tutti i principali media di stato, segno che probabilmente gode dell’approvazione ufficiale.
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