Cosa sappiamo sulla sparatoria a Trieste
Secondo le prime ricostruzioni sarebbe stata provocata da un regolamento di conti tra gruppi rivali di nazionalità kosovara
Nelle ultime ore sono emerse alcune informazioni in più sulla sparatoria che sabato mattina ha provocato sette feriti, di cui due gravi, in centro a Trieste. Secondo le prime ricostruzioni dei giornali, non ancora confermate ufficialmente, si sarebbe trattato di un regolamento di conti tra alcuni gruppi rivali di nazionalità kosovara. Circa un’ora dopo la sparatoria, due delle persone sospettate di essere coinvolte sono state fermate dalla polizia, e nel pomeriggio sono state perquisite varie abitazioni di altre persone che si pensa fossero presenti, alcune delle quali sono tuttora ricercate.
La sparatoria è avvenuta attorno alle 8 vicino a un bar in via Carducci, in centro città. Alcuni testimoni sentiti dal Piccolo e da Repubblica hanno raccontato che inizialmente ci sarebbe stata una discussione tra varie persone e poi i gruppi rivali si sarebbero scontrati in una rissa, con bastoni, spranghe e «un parapiglia di sedie e sgabelli lanciati in aria». La sparatoria sarebbe avvenuta nel giro di pochi minuti, dopo che sul posto erano arrivate diverse altre persone a bordo di alcune auto e un furgone. Un testimone ha raccontato al Piccolo che le persone coinvolte nella rissa hanno spaccato i vetri di diverse auto, e poi sarebbero «corse via in macchina».
Attorno alle 9 due persone sospettate di essere state coinvolte nella sparatoria sono state fermate a bordo di un furgone all’imbocco dell’autostrada, a una trentina di chilometri dal centro di Trieste. Secondo i giornali, i due uomini erano ancora armati e al momento dell’arresto sarebbero stati sparati altri colpi di arma da fuoco.
Trieste Prima ha scritto che sabato pomeriggio la polizia della questura e l’Unità operativa del pronto intervento del Reparto Anticrimine di Padova hanno condotto una vasta operazione di polizia e perquisizioni in varie abitazioni nel quartiere di San Vito, pochi chilometri a sud del centro città, dove erano parcheggiati due furgoni di proprietà di alcuni dei sospettati, uno dei quali con parabrezza e finestrino del lato conducente rotti, trovando alcune persone ferite.
Sempre secondo Trieste Prima, i feriti sono stati ricoverati in due ospedali diversi – quello di Cattinara e quello di Monfalcone – presumibilmente per separare le persone appartenenti a gruppi rivali.
Secondo un testimone sentito dal Piccolo «le dinamiche [della sparatoria] erano tipiche di una spedizione punitiva». Anche il procuratore capo di Trieste Antonio De Nicolo, citato da Repubblica, ha detto che «l’azione era chiaramente diretta nei confronti del gruppo avverso», ma ha aggiunto che è ancora troppo presto per fare conclusioni.
Al momento il movente della sparatoria non è chiaro, ma una delle ipotesi è che possa essere stata motivata da una discussione per questioni di lavoro: il Piccolo ipotizza che le persone sospettate di essere coinvolte siano operai appartenenti a gruppi di origine kosovara «impiantati nel mondo dell’edilizia triestina», che potrebbero essere collegati a bande criminali.