Dopo il passaggio dell’uragano Ida
Le inondazioni e i forti venti hanno causato almeno 45 morti, e a New York e nel New Jersey si lavora per sgombrare le strade
Le inondazioni e i forti venti causati dalla tempesta Ida hanno causato la morte di almeno 45 persone in quattro stati nel nord-est degli Stati Uniti. La perturbazione aveva raggiunto la Louisiana alla fine di agosto come uragano di categoria 4 (su 5) e nel suo passaggio sulla terraferma aveva via via perso potenza, diventando una tempesta di categoria 1. Da allora si è spostata verso gli stati nord-orientali, portando piogge intense soprattutto sul New Jersey e su New York mercoledì notte.
Almeno 14 persone sono morte nella città di New York, una decina di queste per annegamento dopo che erano rimaste bloccate nei seminterrati delle loro abitazioni. Per ore numerosi convogli della metropolitana e alcuni treni sono rimasti fermi a causa delle forti piogge, con centinaia di passeggeri a bordo in attesa di ricevere assistenza.
Il sindaco di New York, Bill de Blasio, ha detto che sulla città in poche ore è caduta una quantità di pioggia senza precedenti e ha criticato i meteorologi che fino a poche ore prima del passaggio della perturbazione avevano previsto tra i 7,5 e i 15 centimetri di pioggia nel corso della giornata. Solo su Central Park in circa un’ora sono caduti 8 centimetri di pioggia.
La governatrice di New York, Kathy Hochul, ha fatto dichiarazioni simili: «Non avevamo idea che tra le 20:50 e le 21:50 [di mercoledì] si sarebbe aperto il cielo portando le cascate del Niagara tra le strade di New York».
Giovedì i soccorritori hanno aiutato oltre 800 passeggeri rimasti bloccati nei convogli della metropolitana a causa dell’allagamento delle gallerie. Altre centinaia di interventi hanno riguardato persone bloccate nelle loro automobili a causa delle strade inondate. Altri passeggeri sono rimasti per ore a bordo degli aerei in partenza dagli aeroporti principali della città, che hanno dovuto sospendere o rallentare le attività per alcune ore.
La situazione a New York è lentamente tornata alla normalità nella serata di giovedì, ma i danni causati dalle piogge sono ancora evidenti in diversi quartieri. Squadre di tecnici sono al lavoro per ripristinare le forniture di corrente elettrica e sistemare la rete della metropolitana.
Nel vicino stato del New Jersey le autorità hanno finora ricevuto conferme sulla morte di almeno 23 persone. Molte di loro sono morte mentre erano nelle loro automobili bloccate dalle improvvise inondazioni e sommerse dall’acqua. Un tornado nei pressi di Mullica Hill, verso il confine con la Pennsylvania, ha causato grandi danni e distrutto buona parte della più grande fattoria per prodotti caseari nello stato.
Altre cinque persone sono morte in Pennsylvania e ci sono notizie di altri morti dovuti alla tempesta in Connecticut, Maryland e Virginia.
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha dichiarato lo stato di emergenza sia per il New Jersey sia per New York. La decisione rende più semplice l’accesso da parte dei due stati ai fondi federali per i disastri naturali.
Secondo Biden le forti piogge degli ultimi giorni e le distruzioni in Louisiana e nello stato del Mississippi: «Sono un altro promemoria del fatto che le tempeste estreme della crisi climatica sono già in corso. […] Ci sono distruzioni ovunque. È una questione di vita o di morte ed è una cosa che ci riguarda tutti. È una delle più grandi sfide del nostro tempo, ma sono convinto che potremo superarla».
Ormai da anni numerosi studi e ricerche hanno messo in evidenza come il riscaldamento globale – causato in buona parte dalle attività umane – possa essere tra le cause della maggiore frequenza e potenza delle tempeste tropicali e degli uragani. Le ricerche sono ancora in corso, ma l’ipotesi più condivisa è che la temperatura più alta nel Golfo del Messico faccia sì che le perturbazioni accumulino più energia, che viene poi liberata sotto forma di forti venti e piogge persistenti una volta raggiunta la costa.
Biden ha detto di volere accelerare i lavori al Congresso per fare approvare il piano “Build Back Better”, che prevede ingenti investimenti per ammodernare le principali infrastrutture degli Stati Uniti, rendendole meglio attrezzate per affrontare gli eventi atmosferici estremi.