Le fatiche dei vaccinati che non riescono a ottenere il Green Pass
Riguardano molte persone che per sbloccare i loro certificati sono costrette a lunghe trafile e rimedi non convenzionali
Dopo aver ricevuto la prima dose del vaccino contro il coronavirus, lo scorso 16 giugno, Gioele Passoni ha atteso per giorni che gli arrivasse il codice chiamato Authcode indispensabile per chiedere il Green Pass: pensava fosse solo in ritardo, invece il suo codice non era mai stato generato e da quel momento è iniziata la complessa ricerca di una soluzione che lo ha impegnato per settimane.
Passoni è uno studente di dottorato all’università di Oxford, nel Regno Unito, e a giugno è tornato temporaneamente in Italia dove si è vaccinato. «In quanto residente all’estero mi è stato dato un codice fiscale temporaneo: da lì sono nati i problemi», spiega. Dopo la seconda dose ha contattato i canali ufficiali del ministero per sbloccare il rilascio del Green Pass, ma tutti i tentativi sono stati inutili. «È diventata una sfida personale: ho iniziato a scrivere a tutte le mail che trovavo sui siti dei ministeri. Una delle tante che ho mandato è arrivata nella casella di posta giusta. Non so quale si sia rivelata efficace, l’importante è il risultato: finalmente il 26 agosto sono riuscito ad avere il Green Pass, ma è stato faticoso e snervante».
Nella stessa situazione, senza però aver ancora trovato una soluzione, ci sono molte persone che per diversi motivi non sono ancora riuscite ad avere il certificato, con notevoli conseguenze concrete sulla loro quotidianità. È difficile stimare quante siano: da una stima a spanne sul numero di segnalazioni che si trovano sui social network si direbbe che siano coinvolte migliaia di persone, su 41,6 milioni di vaccinati.
Il problema non riguarda solo chi risiede all’estero e ha ricevuto il vaccino in Italia. La casistica è piuttosto varia: c’è chi si è contagiato dopo la prima dose e sembra essere finito in un limbo della procedura, chi risulta aver ricevuto due prime dosi a causa di un errore di compilazione del centro vaccinale, chi ha ricevuto le due dosi in due regioni diverse, chi non ha ricevuto il certificato di guarigione dalla malattia, chi non rientra in nessuna categoria particolare e semplicemente non riesce ad ottenere l’Authcode. I casi sono così diversi e spesso unici che sarebbe troppo complesso elencarli. Gli effetti e le conseguenze, invece, sono uguali per tutti.
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Da quando è stato introdotto, all’inizio di luglio, il Green Pass è indispensabile per fare tante cose: viaggiare nei paesi dell’area Schengen, partecipare a feste, cerimonie ed eventi sportivi. Nelle settimane successive il governo ha esteso l’obbligo per accedere a una serie di luoghi dove c’è un elevato rischio di assembramenti e di una trasmissione più facile del coronavirus, come le sale interne dei ristoranti, i cinema e le palestre.
Dal primo settembre è obbligatorio esibirlo anche sui trasporti a lunga percorrenza ed è richiesto sia al personale scolastico che agli studenti universitari. Durante la conferenza stampa che si è tenuta giovedì pomeriggio, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha detto che l’orientamento del governo è di estendere l’obbligo del Green Pass anche ad altri settori. Nei prossimi giorni verrà convocata una riunione della Cabina di regia che dovrà decidere a chi estenderlo. «A chi, non se (estenderlo, ndr). E quanto svelti», ha detto Draghi, lasciando intendere una certa nettezza.
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Già dall’inizio di luglio il governo ha attivato il numero 800 91 24 91 (tutti i giorni dalle 8 alle 20) e l’indirizzo email cittadini@dgc.gov.it per tutte le persone che non sono riuscite ad avere il certificato con la procedura normale. Ma spesso il numero è occupato e non sempre si ricevono risposte dopo aver mandato una mail, probabilmente per il notevole carico di lavoro di chi ha il compito di risolvere i problemi, nella maggioranza dei casi di natura tecnica e dovuti a difetti di comunicazione tra i diversi sistemi informatici. Molti si sono rivolti direttamente al medico di base, che attraverso una richiesta all’anagrafe sanitaria ha avviato una nuova procedura per richiedere i codici necessari. Altri sono tornati ai centri vaccinali per chiedere di correggere gli errori di notifica.
In alcuni casi i tentativi hanno funzionato, in moltissimi altri no. Alle persone che pur vaccinate non hanno ancora ricevuto il Green Pass non resta che ottenerlo con un test negativo. In questo caso il certificato vale però soltanto per le successive 48 ore, con notevoli disagi per chi è costretto a ripeterlo più volte e a proprie spese.
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Angelo Floresta ha 30 anni, vive a Milano, e qualche settimana fa ha fondato un gruppo su Facebook per condividere le esperienze di tutte le persone che non erano riuscite a ottenere il Green Pass. Nel giro di pochi giorni ha ricevuto centinaia di segnalazioni e testimonianze. La creazione del gruppo Facebook è stato uno dei tanti tentativi fatti per risolvere il problema della moglie che non riusciva ad avere il certificato: è stata contagiata e poi vaccinata, ma prima dei tre mesi inizialmente indicati nella circolare del ministero della Salute.
«Le abbiamo tentate tutte: eravamo disperati», spiega Floresta. «Abbiamo chiamato chiunque perché non avere il certificato ci stava creando molte difficoltà. Magari è tollerabile rinunciare a una vacanza, ma dall’inizio di agosto il Green Pass serve anche per mangiare in mensa e per tante altre cose. Ho mandato molte mail al ministero raccontando la nostra situazione e chiedendo di modificare le regole, come poi è successo». Il rilascio si è sbloccato solo quando, a luglio, il ministero ha aggiornato la circolare: chi è stato contagiato può vaccinarsi subito, senza aspettare tre mesi. Il giorno stesso in cui è stata cambiata la norma, la moglie di Floresta ha ricevuto il certificato.
Il gruppo Facebook non è stato chiuso e continua a raccogliere moltissime nuove segnalazioni ogni giorno. Molte persone hanno trovato casi simili ai loro e sono riuscite a trovare la procedura efficace per avere il Green Pass, molte altre sono ancora in attesa.