L’Australia ha abbandonato la strategia “zero-COVID”
La variante delta non rende possibili un efficace tracciamento dei contatti e le altre drastiche misure usate finora, il governo spera di compensare presto coi vaccini
Dopo avere seguito per buona parte della pandemia la cosiddetta “strategia zero-COVID”, che prevede di arginare con rapidi e rigidi lockdown ogni minimo focolaio di COVID-19, il governo dell’Australia ha deciso di recente di passare ad approcci meno drastici, cioè quelli seguiti in buona parte dell’Europa e degli Stati Uniti.
Il sistema utilizzato finora è stato definito ormai insostenibile, soprattutto a causa della diffusione della variante delta. Le autorità sanitarie cercheranno di tenere sotto controllo la situazione dei contagi, confidando di riuscire a recuperare i grandi ritardi nella campagna vaccinale raggiungendo l’80 per cento della popolazione vaccinata entro la fine dell’anno.
Il cambiamento era stato anticipato lo scorso 23 agosto dal primo ministro australiano, Scott Morrison, che aveva definito «non sostenibile il modo di vivere in questo paese» con la strategia “zero-COVID”. La variante delta, più contagiosa di quelle circolate in precedenza, provoca infatti numerosi focolai in poco tempo e negli ultimi mesi è diventata evidente l’impossibilità di gestirli tutti con lockdown molto rigidi, che avrebbero un forte impatto sull’economia e sulle condizioni di vita di milioni di persone.
L’Australia, insieme alla Nuova Zelanda e ad altri paesi nell’area del Pacifico, era stata tra i primi paesi a sperimentare un approccio piuttosto drastico nell’arginare i contagi. Aveva chiuso i confini e allestito strutture appositamente per le persone sottoposte a quarantena, o a isolamento nel caso in cui fossero risultate positive ai test per il coronavirus. Il paese aveva inoltre applicato regole severe per i suoi stessi cittadini in viaggio all’estero, al punto che ancora oggi circa 30mila australiani attendono di essere rimpatriati, perché ci sono limiti mensili per farlo.
Nel corso del 2020 la strategia seguita dall’Australia aveva permesso alla popolazione di condurre una vita non molto diversa dal solito, con scuole normalmente aperte, così come ristoranti e locali. Quando emergeva un nuovo caso, veniva subito avviato il tracciamento dei contatti per trovare altri eventuali contagiati e se necessario si procedeva a istituire un lockdown molto localizzato. Il sistema consentiva di arginare velocemente i focolai, ma comportava comunque periodi di isolamento e forti restrizioni per gli individui interessati.
Le cose sono cambiate negli ultimi mesi con la diffusione della variante delta in concomitanza con la stagione fredda (in Australia ora è inverno), quando le persone trascorrono molto più tempo al chiuso con maggiori rischi di contagio. La velocità di diffusione della variante delta, hanno spiegato gli esperti australiani, ha reso pressoché impossibile la strategia “zero-COVID” per come era stata impostata in Australia. Chi si occupa del tracciamento dei contatti arriva quasi sempre in ritardo, perché con la variante i tempi di contagio sono assai ridotti. Ricostruire le catene dei contagi in queste circostanze è difficile, se non impossibile.
Per provare a rallentare la diffusione della variante delta, a partire da giugno le autorità sanitarie avevano intensificato la strategia dei lockdown rigidi, brevi e localizzati. Ma anche in questo caso l’approccio non si era rivelato risolutivo e aveva aggravato i problemi per le aree urbane già sottoposte in precedenza a limitazioni: a Melbourne, una delle città australiane più popolose, i giorni di lockdown dall’inizio della pandemia sono stati 200 e hanno anche portato ad alcune manifestazioni contro le restrizioni.
Queste considerazioni hanno spinto il governo di Morrison, di centrodestra, ad abbandonare almeno per il momento la strategia zero-COVID, preparando la popolazione all’eventualità di un aumento del numero dei ricoveri e dei decessi nelle prossime settimane, fino a quando non aumenterà sensibilmente la percentuale dei vaccinati. Al momento poco meno del 30 per cento della popolazione ha completato il ciclo vaccinale, circa la metà rispetto al dato medio dei vaccinati in buona parte d’Europa.
In alcuni stati, come quello di Victoria in cui si trova Melbourne, si è deciso di estendere ancora di alcune settimane i lockdown, in modo da guadagnare tempo per vaccinare il maggior numero di persone prima della rimozione delle limitazioni. In altri stati sono iniziate campagne per incentivare la popolazione a vaccinarsi il più rapidamente possibile, ma gli obiettivi di raggiungere una copertura vaccinale intorno al 70 per cento in poche settimane sembrano irrealistici.
Nei mesi scorsi il governo federale aveva ricevuto molte critiche per la mancata prenotazione per tempo dei vaccini a mRNA, come quelli di Pfizer-BioNTech e di Moderna, la cui disponibilità era limitata. Inizialmente l’Australia aveva privilegiato l’impiego del vaccino di AstraZeneca, ma in seguito alla limitazione per estrema precauzione del suo utilizzo tra i maggiori di 60 anni (per i rarissimi casi di problemi circolatori) il governo si era ritrovato con pochi vaccini a mRNA per vaccinare le fasce della popolazione più giovani.
Gli altri paesi che avevano adottato con maggior convinzione la strategia zero-COVID stanno affrontando problemi simili. In Vietnam il sistema del tracciamento dei contatti, che aveva funzionato molto bene nella prima fase della pandemia, sta ora fallendo nel tenere sotto controllo la diffusione dei casi dovuti alla variante delta: fino alla fine di aprile i nuovi casi positivi giornalieri erano una manciata, mentre nelle ultime settimane sono stati più di diecimila.
La Nuova Zelanda è in un rigido lockdown dalla seconda metà di agosto e continuerà a esserlo per almeno altre due settimane, ha detto il governo. Nonostante le limitazioni i nuovi casi positivi sono continuati ad aumentare, ma il governo confida di poter bloccare la variante delta applicando ancora la strategia zero-COVID. Il paese, che ha quasi cinque milioni di abitanti, per ora ha seguito le indicazioni della prima ministra Jacinda Ardern, che ha comunque riconosciuto l’impossibilità di seguire per sempre la logica dei lockdown.