In Inghilterra i contagi sono 26 volte più alti dell’estate scorsa
Per via della variante delta, ma le infezioni sono nel complesso meno gravi, con ricoveri e decessi contenuti grazie ai vaccini
In Inghilterra le infezioni da coronavirus stimate nella settimana finita il 20 agosto scorso sono state 26 volte quelle riscontrate un anno fa nello stesso periodo, secondo i calcoli dell’Ufficio di statistica nazionale del Regno Unito (ONS). In compenso, grazie alla protezione offerta dai vaccini, la quantità di persone ricoverate o morte per forme gravi di COVID-19 continua a essere relativamente bassa, soprattutto se confrontata con i periodi delle precedenti ondate di contagi che si erano verificate in Inghilterra. Le autorità sanitarie britanniche hanno comunque invitato a non sottovalutare i rischi dell’alto numero di contagi, soprattutto in concomitanza con la fine dell’estate e l’inizio dell’anno scolastico.
Nella settimana finita il 20 agosto 2021, l’ONS ha stimato che circa 756.900 individui siano risultati positivi al coronavirus in Inghilterra, una quantità pari a una persona su 70. Nei giorni tra il 14 e il 20 agosto 2020 erano stati invece 20.100 casi pari a un caso di coronavirus ogni 1.900 individui. La differenza è piuttosto marcata, soprattutto se si considera che un anno fa la popolazione non era ancora vaccinata e che il paese aveva da pochi mesi iniziato a riaprire, dopo i lockdown e le limitazioni che si erano resi necessari tra la fine dell’inverno e la primavera.
All’epoca non era però in circolazione la variante delta, ora prevalente in Inghilterra e in diversi altri paesi europei, che rende gli infetti più contagiosi secondo le analisi e gli studi condotti finora. La campagna vaccinale ha inoltre permesso di mantenere basso il numero dei ricoveri, perché i vaccini offrono una buona protezione contro le forme gravi di COVID-19 anche nel caso in cui queste siano causate dalla variante delta.
Un livello di contagi settimanali simile all’attuale era stato raggiunto alla fine dello scorso gennaio. All’epoca c’erano mediamente 2.300 ricoveri in ospedale al giorno e oltre mille morti giornalieri. Nell’attuale periodo i ricoveri sono stati invece 770 al giorno in media, mentre i decessi 80, per lo più tra individui non vaccinati.
In Inghilterra il 78 per cento degli over 16 ha completato il ciclo vaccinale, mentre l’88,1 per cento ha ricevuto almeno una dose del vaccino. La diffusione della variante delta e l’aumento così marcato dei casi ha riaperto il confronto nel paese sull’opportunità di vaccinare anche la fascia della popolazione tra i 12 e i 15 anni, come deciso in altri paesi europei, Italia compresa. L’estensione potrebbe consentire di estendere la copertura vaccinale tra gli individui in età scolare, con la speranza di riuscire a gestire meglio l’anno scolastico rispetto ai due precedenti, fortemente interessati dalle limitazioni.
L’aumento dei casi ha anche portato a nuovi confronti sulla somministrazione di una terza dose, per lo meno tra i più fragili e i soggetti maggiormente a rischio. Gli studi sull’utilità di una terza dose sono ancora in corso, ma nelle ultime settimane diversi paesi hanno scelto di offrirla ad alcune categorie di vaccinati, nella speranza di ridurre i rischi dovuti alla diffusione della variante delta e all’eventuale riduzione dell’efficacia dei vaccini nel corso del tempo.
La fine dell’estate è indicato come un ulteriore fattore da non sottovalutare. Nelle prossime settimane in Inghilterra milioni di persone torneranno a lavorare e ad avere interazioni sociali per lo più al chiuso, dove i rischi di contagio sono più alti.