I pulcinella di mare non se la passano tanto bene
Sono a rischio di estinzione già da anni, e il cambiamento climatico li sta mettendo sempre più in pericolo
Durante una recente osservazione vicino a Borgarfjördur Eystri, in un fiordo nel nord-est dell’Islanda, il biologo Erpur Snær Hansen ha osservato quello che ha definito un tasso di riproduzione «molto buono» per la popolazione dei pulcinella di mare, gli uccelli marini col tipico becco colorato che conosciamo anche con il nome inglese puffin. Hansen, che è il direttore del Centro di ricerca naturale dell’Islanda meridionale, ha raccontato a Le Monde che l’80 per cento dei nidi osservati conteneva uova, e il 97 per cento delle uova aveva dato alla luce piccoli che riuscivano a sopravvivere.
Hansen ha detto che questo è stato il primo «anno normale» per i pulcinella di mare nel giro degli ultimi quindici anni, ma questo non significa che in generale la popolazione se la passi bene, anzi: un recente rapporto del WWF ha evidenziato che questa specie è a serio rischio di estinzione in particolare per via del cambiamento climatico, che sta mettendo a rischio soprattutto le nuove generazioni.
I pulcinella di mare (Fratercula arctica) sono uccelli marini che vivono nel nord dell’oceano Atlantico, prevalentemente nei paesi del nord Europa. Durante l’inverno si trovano in mare aperto, mentre tra maggio e agosto – il periodo della nidificazione – si possono avvistare sulle scogliere delle coste di paesi come Norvegia, Irlanda o Regno Unito, e in particolare in Islanda, dove si stima abiti circa la metà della popolazione mondiale e dove tra l’altro i puffin sono considerati un animale simbolo.
Dal 2015 i pulcinella di mare sono considerati una specie “Vulnerable”, e quindi a rischio di estinzione, nella Lista rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), che compila un ampio e autorevole database di informazioni sullo stato di conservazione delle specie animali e vegetali. In tempi recenti però la loro situazione è peggiorata ulteriormente a causa del riscaldamento globale, che ha scombinato il ciclo vitale degli animali di cui si nutrono e costringe gli adulti a migrare più lontano per procacciare il cibo ed evitare che i piccoli muoiano di fame.
I pulcinella di mare nidificano all’interno di tane costruite nella roccia e mangiano aringhe e piccoli pesci, soprattutto quelli che fanno parte della famiglia degli ammoditidi e sono chiamati “anguille della sabbia”. A loro volta, le anguille della sabbia si nutrono di piccoli crostacei che si raggruppano in sciami in un periodo ben preciso dell’anno, la primavera, non casualmente poche settimane dopo la schiusa delle uova delle anguille di sabbia.
Il problema è che, con l’aumento delle temperature dell’acqua dovuto al cambiamento climatico, il ciclo alimentare da cui dipendono i pulcinella di mare per la loro sopravvivenza viene anticipato e quindi risulta sfasato: per semplificare, i crostacei si sviluppano prima delle anguille di sabbia, che sopravvivono in minore quantità, o comunque non arrivano a essere abbastanza grandi per sfamare i pulcinella di mare prima della nidificazione estiva. Questa non è solo una minaccia per la sopravvivenza della popolazione adulta, ma lo è soprattutto per la popolazione giovane.
I pulcinella vivono più di vent’anni e raggiungono la maturità sessuale tra i quattro e i cinque anni di età, e la scarsità di cibo è uno degli ostacoli più grandi affinché possano crescere, svilupparsi e arrivarci.
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Il cambiamento climatico però non è il solo motivo per cui negli ultimi vent’anni la popolazione dei pulcinella di mare è calata notevolmente.
Tra gli altri, per esempio, c’è la caccia: nonostante negli ultimi tempi l’Islanda abbia ridotto le quote di pulcinella di mare che si possono cacciare ogni anno, molti uccelli continuano a essere cacciati, e la loro carne viene venduta ai ristoranti locali che la servono soprattutto a turisti curiosi. In più, c’è anche il noto problema della pesca eccessiva, che oltre a sottrarre nutrimento ai pulcinella può anche essere pericolosa e farli rimanere impigliati nelle reti.
In ogni caso, il cambiamento climatico ha aumentato anche la frequenza e l’intensità di eventi meteorologici estremi come forti piogge e forti venti che già da soli sarebbero grosse minacce per i pulcinella: non solo perché questi animali trascorrono gran parte del loro tempo in mare, ma anche perché condizioni meteorologiche estreme possono comunque danneggiare le uova deposte.
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