La situazione a Kabul
Gli ultimi giorni del ritiro dall'Afghanistan sono molto complicati: domenica un drone statunitense ha distrutto un'auto che stava per essere usata in un attentato suicida
Domenica pomeriggio a Kabul gli Stati Uniti hanno attaccato e distrutto un’auto che ritenevano stesse per attaccare l’aeroporto della città. Secondo AP, a bordo dell’auto c’erano “diverse persone” ritenute essere attentatori suicidi. L’attacco, scrive Reuters, è stato condotto con un drone pilotato da fuori l’Afghanistan ed esplosioni successive a quella causata dal drone sarebbero secondo l’esercito statunitense la conferma che l’auto colpita trasportava una grossa quantità di esplosivo.
Alcune ore prima della notizia dell’attacco statunitense, c’era stata una forte esplosione non lontano dall’aeroporto: le prime informazioni parlavano di un razzo che aveva colpito un edificio in un’area residenziale. Per ora non ci sono conferme ufficiali su quanto successo e non si hanno notizie affidabili su morti e feriti. Non è chiaro se la prima esplosione di cui c’era stata notizia sia collegata all’operazione statunitense.
Domenica mattina all’interno dell’aeroporto di Kabul c’erano ancora circa mille civili in attesa di lasciare l’Afghanistan su alcuni degli ultimi voli del ponte aereo dell’esercito statunitense. L’ingresso di altri civili all’aeroporto era stato quasi completamente interrotto già sabato e da qui al 31 agosto – data prevista per la fine del ritiro da Kabul – gli Stati Uniti dovranno occuparsi prioritariamente del rimpatrio dei soldati e dei funzionari che ancora si trovano in città. Sabato si è conclusa del tutto la missione britannica in Afghanistan, mentre quelle di gran parte degli altri paesi (Italia compresa) erano finite nei giorni precedenti.
Dopo l’attentato di giovedì nei pressi dell’aeroporto, c’era molta preoccupazione per nuovi attacchi. Sabato, il presidente statunitense Joe Biden aveva detto che un attacco contro gli Stati Uniti a Kabul tra sabato e domenica era «molto probabile», spiegando che aveva dato indicazioni affinché negli ultimi giorni del ritiro venisse data priorità alla salvaguardia dell’incolumità dei soldati. Domenica l’ambasciata statunitense in Afghanistan aveva parlato di una «minaccia specifica e credibile».
L’aeroporto di Kabul è ancora per la maggior parte sotto il controllo degli Stati Uniti, ma il resto della città è sotto il controllo dei talebani e la situazione è caotica. Giovedì un attentatore suicida della divisione afghana dell’ISIS (ISIS-K) si era fatto esplodere vicino a uno degli ingressi dell’aeroporto, durante i controlli dei civili che volevano entrare. Per paura di un nuovo attentato i talebani hanno quindi chiuso tutti gli accessi all’aeroporto, disperdendo la folla che per giorni si era accalcata intorno agli accessi per cercare di salire sugli aerei in partenza.
Al Jazeera scrive che le strade intorno all’aeroporto sono state bloccate con rotoli di filo spinato e che anche i talebani – nemici dell’ISIS – ritengono un attacco nelle prossime ore molto probabile.
Quando sarà stato completato il ritiro degli Stati Uniti, i talebani dovrebbero riprendere il controllo dell’aeroporto di Kabul, anche se non è chiaro cosa succederà poi. Una possibilità di cui si sta parlando negli ultimi giorni è che l’aeroporto venga gestito congiuntamente da Qatar e Turchia, paese che negli ultimi anni si era già occupato della sicurezza dell’aeroporto.
Secondo il sito Middle East Eye i talebani hanno già trovato una bozza di accordo con la Turchia, che prevede che la sicurezza dell’aeroporto sia affidata dal governo turco a una società privata e che la Turchia riconosca la legittimità del governo talebano in Afghanistan. La Turchia per ora non ha chiuso la sua ambasciata e ha ancora una presenza militare a Kabul.
Il nuovo governo talebano, intanto, non è ancora stato formato, e dopo due settimane dalla presa del potere, tra le altre cose, i talebani non sono ancora riusciti a rimettere in funzione la Banca centrale afghana. Di conseguenza, fino a sabato sono rimaste chiuse tutte le banche e domenica le pochissime che hanno riaperto per ordine dei talebani avevano lunghissime code. L’intero sistema bancario afghano è comunque fragilissimo e ora che il paese non potrà più contare sui cospicui aiuti internazionali ricevuti negli ultimi anni potrebbe collassare.