Gli ultimi giorni del ritiro da Kabul
Saranno probabilmente i più pericolosi per il rischio di nuovi attentati, e i voli per lasciare il paese sono sempre meno
Gli Stati Uniti termineranno le operazioni di ritiro dall’Afghanistan il 31 agosto, come previsto anche da un accordo raggiunto con i talebani per garantire la relativa sicurezza dell’aeroporto da Kabul. Gli ultimi giorni di operazioni saranno tuttavia i più pericolosi: dopo l’attentato nei pressi dell’aeroporto, che giovedì ha provocato la morte di almeno 170 civili e 13 soldati statunitensi, l’intelligence americana ha detto di ritenere molto probabili nuovi attacchi in città.
Dall’inizio dell’evacuazione dall’aeroporto di Kabul sono partite circa 110.000 persone, e sabato alcune migliaia si trovavano ancora all’interno dell’aeroporto in attesa di poter partire. Negli ultimi giorni, tuttavia, diversi paesi hanno terminato le operazioni e ora gli aerei disponibili per lasciare Kabul sono molti meno. Con gli ultimi voli i paesi che ancora hanno personale o soldati in Afghanistan dovranno farli rientrare, togliendo posto ai civili ancora in attesa di partire.
L’ultimo volo italiano da Kabul è partito venerdì, giorno in cui anche la Francia ha completato le operazioni di ritiro, e hanno già abbandonato del tutto l’Afghanistan anche Germania, Spagna, Canada e Australia. Il Regno Unito ha confermato che completerà il ritiro da Kabul entro la giornata di oggi e che gli ultimi voli che partiranno serviranno per fare rientrare circa mille persone, tra militari e personale civile impegnato con le operazioni di evacuazione. Anche gli Stati Uniti, che hanno il più alto numero di personale e militari a Kabul, dovranno presto cominciare a occuparsi del loro rientro.
Dopo l’attentato di giovedì, sembra che anche la situazione intorno all’aeroporto sia cambiata. I talebani, che controllano il perimetro esterno dell’aeroporto, non stanno più lasciando entrare nessuno: comprese le persone che avrebbero le carte in regola per poter partire. Nafiseh Kohnavard, giornalista di BBC, ha scritto che diversi autobus che trasportavano persone con i permessi necessari per lasciare Kabul non sono stati lasciati entrare in aeroporto e che ora in molti stanno cominciando a valutare altre vie di fuga dall’Afghanistan (per esempio l’attraversamento via terra del confine con il Pakistan).
Non è per il momento chiaro cosa succederà dopo il 31 agosto alle persone che si trovano ancora in Afghanistan ma avrebbero diritto a lasciare il paese. L’ambasciatore britannico a Kabul, Laurie Bristow, ha detto sabato che il Regno Unito continuerà a fare «tutto il possibile per aiutarle»; il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio ha detto che l’Italia continuerà a lavorare con le Nazioni Unite per proseguire le operazioni di evacuazione anche dopo il 31 agosto, quando sarà interrotto il ponte aereo.
Gli Stati Uniti hanno intanto condotto un attacco di ritorsione contro l’ISIS-K, la divisione afghana dello Stato Islamico – nemica sia dei talebani che di al Qaida – che ha rivendicato l’attentato di giovedì. L’attacco è stato condotto con un drone nella provincia di Nangarhar, a est di Kabul, e ha ucciso due persone: secondo una fonte anonima di Reuters nell’esercito statunitense l’obiettivo dell’attacco era una persona che stava pianificando nuovi attacchi a Kabul.
Venerdì la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, ha definito «molto probabile» un nuovo attentato a Kabul, e sabato l’ambasciata statunitense ha consigliato a tutti i cittadini statunitensi di non avvicinarsi all’aeroporto, considerato uno degli obiettivi più probabili di nuovi attacchi.