Gli ultimi guai di Alberto Fernández
Il presidente argentino è accusato di aver violato le restrizioni durante la pandemia, e a pochi mesi dalle elezioni di metà mandato ha sempre meno consensi
Secondo il procuratore federale Ramiro González, il presidente argentino Alberto Fernández, la moglie Fabiola Yañez e un’altra decina di persone che avevano partecipato a una festa privata nel luglio del 2020 avrebbero violato le restrizioni allora in vigore per contenere la diffusione del coronavirus. Non sono buone notizie per Fernández, il cui governo era già in grandi difficoltà per via della grave situazione economica del paese e per un grosso scandalo legato alla campagna vaccinale. Tra meno di tre mesi, infatti, ci saranno le elezioni di metà mandato.
Tutto è cominciato lo scorso 5 agosto, quando il gruppo politico dei Repubblicani Uniti – rivale del Partito Giustizialista di Fernández, di orientamento peronista e populista – aveva diffuso la lista degli ingressi e delle uscite dalla residenza presidenziale durante il lockdown introdotto l’anno scorso, a inizio pandemia. In particolare, sui giornali e sui social network aveva iniziato a circolare una foto del 14 luglio del 2020 in cui si vedevano Fernández e un’altra decina di persone riunite per la festa di compleanno di Yañez presso la residenza presidenziale, conosciuta come “Quinta de Olivos”. Nessuna delle persone presenti indossava la mascherina o stava rispettando il distanziamento fisico.
La foto del compleanno di Yañez mostrava che alla festa erano presenti almeno 13 persone. Secondo la procura, i presenti avrebbero violato le restrizioni previste sugli spostamenti e quelle sul numero massimo di persone durante i ritrovi (al tempo erano tra le misure più rigide del mondo).
Oltre a questa discussa foto, nei giorni successivi erano cominciate a circolarne altre di ritrovi simili, mentre la lista degli ingressi e delle uscite dalla Quinta evidenziava spostamenti che non sembravano propriamente essenziali, come le visite di un addestratore del cane del presidente, Dylan.
Adesso i giudici dovranno determinare se Fernández abbia violato le restrizioni che lui stesso aveva introdotto con il primo decreto legge del marzo del 2020, successivamente modificato, e che prevedono pene dai 6 mesi ai 2 anni di carcere. Nel frattempo la settimana scorsa un gruppo di manifestanti ha posato migliaia di pietre coi nomi delle persone morte per cause legate alla COVID-19 davanti alla Casa Rosada, la sede dell’ufficio del presidente, protestando contro «l’ipocrisia e la mancanza di credibilità» del governo.
Negli ultimi mesi il governo di Fernández è stato ampiamente criticato per la gestione dell’epidemia. In particolare, lo scorso inverno in Argentina si è discusso parecchio dello scandalo relativo alle vaccinazioni che era stato soprannominato dai giornali argentini “Vacunatorio VIP” e che aveva portato alle dimissioni del ministro della Sanità, Ginés González García. Secondo un’inchiesta della Nación, il ministero aveva bloccato almeno 3mila dosi che sarebbero state somministrate prima del tempo a funzionari pubblici e ai loro conoscenti, oltre che a figure politiche e imprenditori.
Alcuni giorni dopo la diffusione della foto, Fernández si è scusato pubblicamente, dicendo di aver capito che la festa «non si sarebbe dovuta fare». Al contempo, il governo sta cercando di minimizzare l’accaduto sostenendo che «il reato non sussiste» perché durante l’evento non c’era stata trasmissione dei contagi, come avrebbe detto lo stesso Fernández in alcune conversazioni riservate di cui ha scritto il Clarín.
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Un’analisi dell’agenzia di consulenza M&F citata dal Financial Times ha evidenziato che, sia a causa degli scandali legati all’epidemia, sia per la complicata situazione economica che tormenta il paese da tempo, negli ultimi mesi il consenso per Fernández è calato dal 57 per cento dell’inizio del suo mandato (nel dicembre del 2019) al 34 per cento.
Rispetto alle critiche più recenti, il presidente ha ricevuto il sostegno della compagna di partito Cristina Fernández de Kirchner, ex presidente argentina e attuale vicepresidente, che da molti analisti è considerata la vera forza dell’attuale amministrazione. Anche se Fernández può contare sull’appoggio del Partito Giustizialista, che secondo i sondaggi è ancora in vantaggio rispetto ai partiti di opposizione, è probabile che uscirà indebolito dalle primarie del 12 settembre e dalle elezioni di metà mandato del prossimo 14 novembre, in cui si voterà per eleggere metà dei rappresentanti della Camera bassa e un terzo di quelli del Senato.
Mariel Fornoni, direttrice di M&F, ha detto che il governo ha bisogno di una netta vittoria per «ricostruire la sua leadership indebolita» e mantenere un buon vantaggio rispetto ai rivali politici, che potrebbero sfruttare il momento per annunciare la loro candidatura alle elezioni presidenziali del 2023. Per il Financial Times è improbabile che Fernández sarà ritenuto colpevole del reato, ma è comunque difficile che riuscirà a recuperare i consensi persi.