Quelli che sgomberano le case occupate in Spagna
Negli ultimi anni sono aumentate le società che usano metodi aggressivi e intimidatori, aggirando le lungaggini legali
Negli ultimi anni in Spagna sono nate varie società private il cui lavoro è sgomberare, spesso con metodi aggressivi o intimidatori, le persone che hanno occupato case di proprietà di altri. Quello delle case occupate in Spagna è un fenomeno piuttosto diffuso sia per la mancanza di alloggi popolari, sia per via di leggi piuttosto permissive, e si è accentuato in particolare durante il periodo della pandemia da coronavirus. Per molte agenzie immobiliari e proprietari di casa che sono scoraggiati dalle lungaggini delle vie legali, ricorrere a queste società sembra essere la soluzione più veloce, anche se spesso vengono usati metodi intimidatori piuttosto discussi.
El País ha raccontato che nel 2019 le società private che a Madrid si occupavano di far sgomberare le persone che vivono in una casa senza averne titolo – in spagnolo “okupas” – erano tre: adesso ce ne sono almeno nove.
Per farsi pubblicità, queste imprese approfittano del fatto che le vie legali per sfrattare gli occupanti sono piuttosto lunghe e macchinose. Si presentano come un sistema di «mediazione» alternativo e propongono servizi di «controllo degli accessi» con tariffe che vanno dai 2.500 a diverse migliaia di euro per prestazione, promettendo di risolvere il problema per conto del proprietario e nella piena legalità entro massimo 72 ore.
Stando ad alcune testimonianze pubblicate dai giornali spagnoli, tuttavia, ci sono società che impiegano pugili ed esperti di arti marziali per intimidire gli occupanti, come FueraOkupas, quelle che offrono parte del loro compenso agli occupanti che si rifiutano di andare via, oppure quelle che minacciano di diffondere le foto di chi occupa le case sui social network, in modo da metterli in imbarazzo all’interno delle loro comunità, come fa la società catalana Desokupa.
Per fare un esempio, il direttore della società FueraOkupas, Jorge Fe, ha raccontato a BBC che il 75 per cento delle richieste arriva da agenzie immobiliari che vogliono sfrattare gli inquilini morosi. Fe ha detto che se gli occupanti mostrano resistenza i dipendenti di FueraOkupas «fanno qualcosa di più che parlare con loro»: evitando di riferirsi esplicitamente a violenze e intimidazioni, ha detto che di solito dopo alcune visite gli occupanti «capiscono che devono negoziare». FueraOkupas ha aperto tre anni fa e secondo quanto ha detto Fe oggi riceve circa 150 chiamate al giorno.
Uno dei motivi per cui molte persone e agenzie immobiliari preferiscono rivolgersi a queste società piuttosto che segnalare il problema alle autorità è cercare di aggirare le nuove norme contro lo sfratto, che sono state approvate a dicembre e prorogate lo scorso aprile.
In base alla legge spagnola, la polizia può far sgomberare gli occupanti soltanto quando «l’ingresso o la permanenza nell’immobile si siano verificati con l’intimidazione o la violenza verso le persone», e in questo senso garantisce protezione alle fasce più vulnerabili della popolazione, nonché quelle che hanno avuto problemi economici durante la pandemia da coronavirus.
Il problema principale è che in Spagna mancano gli alloggi popolari, e che per questa ragione chi non può permettersi una casa ha pochissime alternative. Il paese ha meno di un alloggio popolare ogni 100 persone ed è uno degli ultimi paesi dell’Unione Europea: per fare un confronto, i Paesi Bassi, primi tra tutti, ne hanno 12,5 (anche l’Italia non è messa bene, con 1,5 alloggi ogni 100 persone).
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Negli ultimi cinque anni il fenomeno dell’occupazione degli immobili in Spagna è cresciuto moltissimo, soprattutto in Catalogna – la Comunità autonoma dove si trova Barcellona – e specialmente negli ultimi due anni. Secondo fonti del ministero dell’Interno spagnolo citate sempre dal País, attualmente in Catalogna si ha notizia di circa 6.650 immobili occupati; seguono l’Andalusia, la Comunità autonoma di Madrid e quella di Valencia.
Secondo Jaime Palomera, portavoce del sindacato degli Inquilini, il problema sarebbe anche amplificato dai media: alcuni programmi televisivi parlano di sfratti degli occupanti dalle prime case di altre persone come se fossero la norma, quando in realtà le occupazioni di prime case sono molte poche, contribuendo al successo delle società private che sgomberano gli occupanti. Palomera ha detto al giornale Diario che queste reti hanno contribuito a legittimare «la criminalizzazione delle persone che risentono della crisi abitativa» e a rendere accettabili le intimidazioni nei confronti di chi avrebbe diritto di rimanere nelle case occupate, secondo la legge.
Allo stesso tempo, c’è anche una piccola parte di situazioni che si risolvono direttamente con un accordo economico tra proprietari e occupanti, che vengono pagati per andare via: un fenomeno che a sua volta ha però fatto emergere alcuni casi di estorsione a danno dei proprietari degli appartamenti.