La minaccia dell’ISIS all’aeroporto di Kabul
Stati Uniti e Regno Unito hanno detto ai loro cittadini di allontanarsi dall'aeroporto, per il rischio di un attentato della divisione afghana dello Stato Islamico
Stati Uniti e Regno Unito hanno invitato i propri cittadini ancora a Kabul a non andare all’aeroporto internazionale per l’alto rischio di diventare obiettivi di un attentato dell’ISIS-K, il gruppo terroristico affiliato allo Stato Islamico in Afghanistan. Secondo l’intelligence statunitense, e secondo il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, la minaccia sarebbe concreta e le condizioni di sicurezza all’aeroporto starebbero peggiorando. Un attentato potrebbe essere compiuto con un’autobomba, o da un attentatore suicida infiltrato nella folla ancora presente ai cancelli dell’aeroporto, dove migliaia di afghani si sono riversati per tentare di prendere uno degli aerei militari impiegati per le operazioni di evacuazione.
L’ISIS-K, chiamato anche “Provincia del Khorasan dello Stato Islamico”, fu fondato sei anni fa da talebani pakistani delusi dal loro gruppo, e da allora ha compiuto decine di attentati terroristici in Afghanistan. I suoi membri, così come le altre divisioni dello Stato Islamico, sono nemici sia dei talebani che di al Qaida, organizzazione terroristica che non ha mai interrotto i suoi rapporti con i talebani e che ora potrebbe sfruttare la nuova situazione nel paese per riorganizzarsi e rafforzarsi. I leader dell’ISIS-K hanno già criticato il nuovo regime talebano: soprattutto la sua interpretazione dell’Islam, definendola troppo moderata.
La minaccia terroristica è particolarmente alta in questi giorni perché l’ISIS-K potrebbe sfruttare la presenza di truppe straniere a Kabul per fare un attentato che sarebbe raccontato dai giornali di tutto il mondo, e che contribuirebbe ad aumentare il prestigio del gruppo nel mondo jihadista. L’intelligence statunitense crede che questa minaccia potrebbe diminuire dopo il 31 agosto, la data fissata per il ritiro definitivo delle truppe americane dall’Afghanistan, decisa dall’amministrazione di Joe Biden anche per il rifiuto dei talebani di spostarla più avanti.
La pericolosa presenza di gruppi estremisti e terroristici in Afghanistan, e la loro rivalità, è oggetto da tempo di preoccupazione, non solo per le autorità locali.
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A giugno l’ONU scrisse in un rapporto che un numero compreso tra gli 8mila e i 10mila miliziani provenienti da Asia Centrale, Caucaso settentrionale, Pakistan e provincia dello Xinjiang (Cina occidentale) erano entrati in Afghanistan nei mesi precedenti. Alcuni di loro erano vicini ai talebani o ad al Qaida, altri erano alleati dell’ISIS-K. Il rapporto segnalava anche che, nonostante i bombardamenti americani che negli ultimi anni avevano indebolito significativamente l’ISIS-K, a partire da giugno 2020 il gruppo era riuscito a riorganizzarsi, soprattutto per l’arrivo di un nuovo e ambizioso leader, Shahab al Muhajir. Ali Mohammad Ali, ex membro delle forze di sicurezza afghane citato dal New York Times, ha detto: «L’Afghanistan è diventato la Las Vegas dei terroristi, dei radicali e degli estremisti».