Per evacuare Kabul si sta usando un programma creato durante la Guerra fredda
Fu ideato dagli Stati Uniti dopo il ponte aereo per Berlino del 1948, e prevede l'uso di voli commerciali in contesti di emergenza
Domenica il governo statunitense ha deciso di riattivare un programma risalente alla Guerra Fredda per accelerare le operazioni di evacuazione di stranieri e afghani dall’aeroporto di Kabul, in Afghanistan, in corso da circa dieci giorni. Il programma è chiamato Civil Reserve Air Fleet (CRAF) e prevede che il governo possa usare gli aerei di compagnie commerciali in particolari contesti di emergenza, quando gli aerei militari non bastano più: in questi giorni è stato usato per trasferire il prima possibile fuori dall’Afghanistan i civili afghani che negli ultimi anni avevano collaborato con gli Stati Uniti, e che ora temono di subire le ritorsioni dei talebani.
Il programma CRAF fu creato nel 1951, all’inizio della Guerra Fredda, con un accordo tra il dipartimento della Difesa e quello del Commercio, ma fu applicato per la prima volta solo molti anni più tardi, nel 1990.
L’idea del CRAF cominciò a farsi largo nel governo americano dopo due grosse crisi che si svilupparono tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta. La prima fu il blocco di Berlino del 1948, quando l’Unione Sovietica decise di interrompere l’accesso via terra alla città spingendo il governo statunitense, assieme a quello britannico, ad avviare un’enorme operazione aerea per portare tonnellate di cibo e risorse a Berlino Ovest con quasi 200mila voli. La seconda fu la guerra in Corea combattuta tra il 1950 e il 1953 tra la Corea del Sud, sostenuta dagli Stati Uniti, e la Corea del Nord, sostenuta dalla Cina e dall’Unione Sovietica: il governo statunitense fu costretto a inviare per via aerea – dato che la Corea del Sud condivide l’unico confine di terra con la Corea del Nord – una grande quantità di personale e mezzi militari per aiutare il suo alleato.
In entrambi i casi per le operazioni di rifornimento gli Stati Uniti si fecero aiutare dalle compagnie aeree commerciali, anche se allora la collaborazione non si basò su alcun programma specifico. I risultati furono considerati eccellenti e l’amministrazione dell’allora presidente americano Harry Truman decise di creare un programma apposito che si sarebbe potuto attivare in simili situazioni di emergenza.
Dalla sua creazione, il programma CRAF è stato usato solo tre volte: durante la guerra del Golfo, nell’agosto del 1990, quando l’esercito iracheno invase il Kuwait e gli Stati Uniti dispiegarono un’enorme quantità di forze per fermarlo; in Iraq nel 2003, quando gli Stati Uniti iniziarono la loro offensiva per rovesciare il regime di Saddam Hussein; e in questi giorni, per facilitare e accelerare l’evacuazione di stranieri e afghani da Kabul.
Per accedere al programma le compagnie aeree devono essere registrate negli Stati Uniti e devono soddisfare una serie di requisiti tecnici e di sicurezza, che riguardano anche il loro staff. La loro partecipazione è ovviamente volontaria e nel corso degli anni il governo statunitense ha offerto forme di incentivi per favorire le adesioni al programma. Le compagnie iscritte al CRAF infatti non vengono rimborsate né pagate per la loro partecipazione, ma sono incentivate a farlo dal fatto che il dipartimento della Difesa restringe alle sole compagnie iscritte al CRAF la possibilità di firmare contratti per effettuare determinati tipi di trasporti o consegne per suo conto, in casi in cui non servano aerei militari.
Il CRAF prevede tre stadi di attivazione, che dipendono dall’urgenza e dalla gravità della situazione. Domenica il segretario della Difesa statunitense, Lloyd Austin, ha ordinato di attivare il primo, impegnando nell’evacuazione 18 aerei di linea delle compagnie American Airlines, Atlas Air, Delta Air Lines, Omni Air, Hawaiian Airlines e United Airlines: questi aerei non stanno atterrando a Kabul, ma stanno facendo la spola tra i punti di transito in Europa e Medio Oriente (che sono le destinazioni degli aerei militari che partono dall’Afghanistan), e la loro destinazione finale. L’obiettivo è di permettere agli aerei militari di partire con maggiore frequenza da Kabul ed evacuare più persone possibili.