Ad Haiti gli aiuti dopo il terremoto arrivano dai politici in campagna elettorale
Molti si stanno sostituendo al governo, approfittando della crisi per guadagnare consensi in vista delle elezioni presidenziali
Diversi noti politici di Haiti sono stati accusati di sfruttare la grave crisi umanitaria causata dal violento terremoto che sabato 14 agosto aveva provocato la morte di più di 2.200 persone per ottenere consensi e candidarsi alle elezioni presidenziali del prossimo 7 novembre. Alcuni stanno donando cibo e medicinali, mentre altri si sono offerti di trasportare i feriti negli ospedali coi loro aerei privati, compensando alla gestione confusa e inefficiente da parte del governo provvisorio del paese caraibico, che era già in grande affanno dopo l’assassinio del presidente Jovenel Moïse, lo scorso 7 luglio.
Come ha sintetizzato Foreign Policy, «il terremoto è stato una catastrofe», ma per la classe politica haitiana «è arrivato al momento giusto», sia per far dimenticare la crisi politica seguita all’assassinio di Moïse, sia appunto per poter ottenere influenza e sostegno, anche da paesi esteri.
La settimana scorsa gli ex senatori Francenet Dénius e Dieupie Chérubin hanno per esempio donato sacchi di riso e pasta alla popolazione del dipartimento di Nippes, uno dei più colpiti dal terremoto, nonché quello che rappresentavano in Parlamento fino all’anno scorso. Nella città di Les Cayes, vicina all’epicentro, nel sud-ovest del paese, ogni giorno centinaia di persone si stanno mettendo in fila per ottenere porzioni di riso e pollo distribuite in contenitori su cui si legge la scritta “donato dal senatore Franky Exius”. L’ex senatore Hervé Fourcand, che abita vicino alle zone più colpite, ha usato il suo aereo privato per trasportare i feriti verso la capitale del paese, Port-au-Prince, mentre altri hanno donato medicinali e dispositivi medici.
Se da un lato gli aiuti umanitari dei singoli politici sembrano essenziali per dare sostegno alla popolazione, dall’altro stanno evidenziando il fallimento del governo nella gestione dell’emergenza, ha osservato il New York Times.
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Fritz Jean, esperto di politiche pubbliche che lavora a Port-au-Prince, ha detto che la zona del disastro «è diventata un terreno di esercizio politico».
Secondo Jean, i funzionari pubblici starebbero sfruttando la crisi umanitaria per portare avanti una campagna politica «ripugnante» e per provare a sostituirsi all’operato del governo. Finora il primo ministro ad interim Ariel Henry, che sta guidando un governo molto impopolare, ha fatto poche cose concrete, oltre a promettere vaghi piani per la ricostruzione ed elezioni «libere e trasparenti» il prossimo novembre.
Quello che si sta vedendo in questi giorni non è comunque una cosa nuova ad Haiti.
Nell’autunno del 2016, durante l’emergenza umanitaria provocata dall’uragano Matthew, vari candidati alle elezioni presidenziali del successivo novembre distribuirono bottiglie d’acqua e altri beni di prima necessità che avevano il loro nome o il loro volto stampati sulle confezioni. Lo stesso Moïse, che era stato eletto per la prima volta durante le elezioni annullate per brogli nel 2015, aveva organizzato una massiccia distribuzione di cibo prima del voto del 2016, in cui risultò nuovamente vincitore: sui sacchi di riso distribuiti tra la popolazione erano stampati gli slogan del suo partito di centrodestra, Tèt Kale (PHTK).
Tra gli aspiranti candidati alla presidenza alle prossime elezioni ci sarebbe anche Michel Martelly, che è stato presidente di Haiti dal 2011 al 2016 ed è uno dei politici più potenti del paese. Giovedì Martelly ha consegnato agli ospedali di Les Cayes medicinali e dispositivi medici trasportati col suo aereo privato, ma non solo: alla fine di ciascuna visita negli ospedali della zona una sua guardia del corpo ha distribuito alcune buste di denaro alla popolazione. Come Moïse, anche Martelly era stato ampiamente criticato e accusato di corruzione durante il suo mandato.