Sull’Afghanistan il G7 non ha deciso granché
Si è tenuta nel pomeriggio e si è parlato delle evacuazioni da Kabul e dell'eventuale riconoscimento del regime talebano, senza grandi conseguenze
Martedì pomeriggio si è tenuta una riunione online del G7, l’organo informale che riunisce i capi di stato e di governo di Stati Uniti, Germania, Italia, Regno Unito, Francia, Canada e Giappone. La riunione era stata convocata d’urgenza dal paese che quest’anno presiede il G7, cioè il Regno Unito, per parlare della riconquista dell’Afghanistan da parte dei talebani, avvenuta molto più rapidamente di quanto si aspettassero i paesi occidentali.
Nella riunione sono stati affrontati soprattutto due temi: la complicata evacuazione da Kabul degli afghani che in questi anni hanno collaborato con i paesi occidentali, e che quindi rischiano ritorsioni da parte dei talebani, e l’eventuale riconoscimento formale del nuovo regime. Su entrambe le questioni non si è deciso granché: nel comunicato finale della riunione, i leader del G7 hanno chiesto ai talebani di continuare a consentire l’evacuazione degli occidentali e degli afghani che hanno collaborato con loro in questi anni, sebbene martedì pomeriggio i talebani abbiano detto di aver bloccato agli afghani l’accesso all’aeroporto di Kabul, da dove stanno partendo i voli gestiti dai paesi occidentali.
Lunedì il dipartimento della Difesa statunitense aveva detto che gli Stati Uniti e gli alleati avevano evacuato circa 48mila persone dal giorno della presa di Kabul da parte dei talebani, ma i giornalisti presenti sul campo raccontano da giorni di migliaia di persone ancora in attesa di partire, spesso ostacolate nei loro sforzi dai talebani.
Riguardo le evacuazioni, che proseguono fra moltissime difficoltà da più di una settimana, il Regno Unito e i paesi europei hanno spinto per estendere il termine fissato dagli Stati Uniti per concludere le operazioni, il 31 agosto. Nella notte fra lunedì e martedì una fonte interna alla Casa Bianca aveva detto a Reuters che Biden avrebbe deciso se estendere il termine del 31 agosto nel giro di 24 ore: dopo la riunione, Biden ha ribadito che gli Stati Uniti intendono concludere le evacuazioni entro il 31 agosto.
Estendere il termine potrebbe portare all’evacuazione di altre migliaia di afghani, ma anche deteriorare i fragili rapporti con i talebani, che martedì pomeriggio in una conferenza stampa hanno ribadito che non considerano l’ipotesi che le operazioni possano proseguire dopo il 31 agosto.
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In una conferenza stampa prima della riunione, il primo ministro britannico Boris Johnson aveva auspicato che i paesi del G7 iniziassero a pensare «alla fase successiva», cioè verosimilmente alle decine di migliaia di afghani che proveranno a fuggire all’estero una volta che i talebani saranno saldamente al potere. Anche su questo tema non si è trovato un approccio comune: sia perché nessuno ha una stima affidabile di quante persone potrebbero fuggire – anche perché i talebani controllano tutte le frontiere dell’Afghanistan, e i paesi limitrofi stanno chiudendo i propri confini – sia perché fra i vari paesi del G7 ci sono approcci molto diversi sull’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati. Nel comunicato finale non si parla in nessun punto di eventuali corridoi umanitari.
Infine, nel comunicato non ci sono nemmeno posizioni forti riguardo al riconoscimento formale del nuovo regime. I leader del G7 hanno fatto sapere che i rapporti della comunità internazionale coi talebani dipenderanno dalle azioni future del gruppo, la stessa formula che avevano usato qualche giorni fa ministri degli Esteri dei paesi del G7 al termine di una riunione preparatoria di quella di martedì.