Red Bull ci sta riuscendo anche in Brasile
Il progetto della multinazionale austriaca nel calcio brasiliano, iniziato in sordina tredici anni fa, ha iniziato a dare i primi risultati
Gli investimenti di Red Bull nello sport e in special modo nel calcio sono una parte integrante delle sue strategie aziendali. La multinazionale austriaca delle bevande energetiche non si limita a sponsorizzare squadre o scuderie: le acquista, spesso le porta al successo e nel frattempo le usa come veicolo per il marketing.
Come negli sport motoristici, anche nel calcio Red Bull applica un modello di gestione unico a tutte le squadre di cui entra in possesso, da Salisburgo a New York: gli stemmi sono uguali, le maglie si somigliano e gli allenatori, i dirigenti e i giocatori si spostano da un club all’altro a seconda delle esigenze del gruppo.
È una sinergia che ancora non viene vista di buon occhio dagli ambienti più tradizionali del calcio, per i suoi metodi molto drastici, ma da tempo sta dando risultati concreti. Gli ultimi arrivano dal Brasile, dove in soli tre anni la più “giovane” squadra del gruppo Red Bull è passata dalla seconda divisione nazionale alla semifinale di un torneo continentale sudamericano.
Il Salisburgo di Red Bull è la miglior squadra austriaca da quasi un ventennio. Il Lipsia lo sta diventando rapidamente in Germania mentre a New York i Red Bulls sono una presenza fissa nella Major League. Oltre a queste tre squadre, negli anni la multinazionale ha investito anche in alcuni progetti secondari in Ghana e Brasile per scovare talenti in due “mercati” tra i più floridi nel mondo del calcio.
In Ghana però l’investimento iniziato nel 2008 si è concluso nel 2014 senza grandi successi e anzi tra diverse difficoltà. Il progetto brasiliano sta invece continuando e di recente è entrato in una fase che sta già dando i primi risultati.
Red Bull ha iniziato a investire nel campionato brasiliano tredici anni fa con l’istituzione di una piccola squadra a Campinas, nello stato di San Paolo. In tredici anni il Red Bull Brasil ha scalato quattro divisioni del campionato statale e ha raggiunto i migliori piazzamenti nella storia di un club un tempo sconosciuto, pur rimanendo nella sua piccola dimensione locale.
Così nel 2019 il gruppo austriaco si è spostato di qualche chilometro nella stato di San Paolo e ha individuato il Bragantino come sua potenziale squadra di riferimento. Ralf Rangnick, allora capo del progetto calcistico di Red Bull, aveva commentato l’operazione dicendo: «È importante per noi garantire che nei prossimi anni più giocatori si sviluppino in luoghi come New York o il Brasile».
L’investimento nel Bragantino ha avuto dei tratti comuni ai precedenti, ma nella pratica è stato condotto in modo diverso. Il gruppo ha scelto una squadra non molto seguita (la città di Braganca Paulista ha poco più di 100mila abitanti) che allora giocava nelle serie inferiori, ma invece di rilevarne subito la proprietà è subentrato come amministratore del club e lo ha cambiato in modo graduale. Il vecchio presidente, Marquinho Chedid, nipote del sindaco di Braganca Paulista, è rimasto al suo posto.
Al primo anno con Red Bull, il Bragantino è stato promosso in prima divisione, la Serie A brasiliana. L’anno scorso ha concluso il campionato al decimo posto, qualificandosi per la Copa Sudamericana, il secondo torneo continentale. La stagione in corso è iniziata a maggio e il Bragantino sta ancora migliorando: è quarto in campionato e alla prima partecipazione alla Copa Sudamericana è già sicura di essere una delle quattro semifinaliste, dopo aver eliminato ai quarti gli argentini del Rosario Central.
Per raggiungere i vertici del calcio brasiliano in così poco tempo, Red Bull ha investito molto. Circa dieci milioni di euro li ha spesi soltanto nei primi mesi per rinnovare le strutture, pagare gli stipendi e accollarsi i debiti. Nella passata stagione solo grandi squadre come Flamengo, Palmeiras e Atletico Mineiro hanno superato i circa 13 milioni investiti dal Bragantino nel mercato. Quest’anno sono rimaste Flamengo e Atletico Mineiro a tenere il passo. Gli alti ingaggi offerti dal club e le prospettive di crescita attirano anche giocatori dall’Europa, come Lucas Evangelista, ex dell’Udinese, e Leandrinho, ex del Napoli.
Nel frattempo la società ha iniziato a sviluppare una sinergia interna con la sua squadra di Campinas, che ora è una sorta di accademia del Bragantino, a scambiarsi giocatori con la Germania e l’Austria e a valorizzare i giocatori acquistati. Claudinho, trequartista acquistato nel 2019 per mezzo milione di euro, nel giro di neanche un anno è stato venduto in Russia per 12 milioni di euro.
– Leggi anche: La squadra di separatisti a un passo dalla Champions League