Lo studio sui contagi agli eventi pubblici nel Regno Unito
Su 37 eventi monitorati in quasi due mesi, l'85 per cento dei contagi riscontrati ha riguardato le partite degli Europei di calcio
Lo studio condotto dal sistema sanitario nazionale del Regno Unito (NHS) su 37 eventi aperti al pubblico organizzati nell’arco di 49 giorni tra giugno e luglio ha evidenziato come l’85 per cento di tutti i contagi riscontrati abbia riguardato le otto partite degli Europei di calcio disputate allo stadio Wembley di Londra. Complessivamente, però, i numeri dei casi monitorati in questi eventi sono stati in linea, se non inferiori, a quelli generali.
I contagi legati agli Europei sarebbero stati oltre 9.000, la maggior parte dei quali concentrati tra la semifinale Inghilterra-Danimarca e la finale Italia-Inghilterra, alle quali presenziarono oltre 100mila persone tra lo stadio di Wembley e il suo esterno. Gli studi hanno registrato 9.402 contagi tra i tifosi presenti alle otto partite degli Europei a Londra, 3.036 dei quali hanno riscontrato sintomi entro i due giorni successivi agli incontri.
Secondo la relazione finale, gli Europei e soprattutto il percorso della nazionale inglese verso la finale «hanno generato un rischio significativo per la salute pubblica in tutto il Regno Unito, anche quando l’Inghilterra ha giocato all’estero». Il governo britannico ha tuttavia presentato lo studio sostenendo che, nonostante i dati emersi dagli Europei, gli eventi di massa possano svolgersi in sicurezza, aggiungendo però un invito a rimanere cauti tra la folla e a farsi vaccinare.
I contagi legati agli altri eventi monitorati dall’NHS hanno evidenziato effettivamente un minor impatto. Al Gran Premio di Gran Bretagna di Formula 1, per esempio, che con 350.000 spettatori ha ospitato la più grande folla in Regno Unito nel periodo pandemico, sono stati registrati 585 casi. Al torneo di tennis di Wimbledon, che in due settimane ha ospitato circa 300.000 persone, sono stati invece riscontrati 881 casi di positività.