Giuseppe Conte e l’«atteggiamento abbastanza distensivo» dei talebani
Il Movimento 5 Stelle ha parlato di avviare un «serrato dialogo» con il nuovo regime in Afghanistan, ed è stato molto criticato
Mercoledì sera, durante un evento pubblico a Salerno, l’ex presidente del Consiglio e attuale leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha parlato della recente riconquista dell’Afghanistan da parte dei talebani, e riferendosi probabilmente alle prime uscite pubbliche dei loro leader ha detto:
«Dobbiamo coltivare un serrato dialogo col nuovo regime che appare, quantomeno a parole, da alcuni segnali che vanno tutti compresi, assumere un atteggiamento abbastanza distensivo»
Nella prima conferenza stampa dopo la caduta di Kabul, tenuta martedì 17 agosto, i talebani avevano fatto diverse promesse e rassicurazioni su temi come i diritti delle donne e le ritorsioni contro gli afghani che negli anni avevano collaborato con i paesi occidentali nella missione militare nel paese. Le parole dei talebani erano però state accolte con grande scetticismo, perché l’ultima volta che il gruppo radicale governò l’Afghanistan, fra il 1996 e il 2001, impose un regime estremamente autoritario e repressivo. Per questo, i toni concilianti della conferenza stampa erano stati interpretati per lo più come un tentativo dei leader talebani di mostrarsi più moderati e “presentabili” rispetto a vent’anni fa, in modo da avere più legittimità a livello internazionale (negli ultimi giorni inoltre sono arrivate le prime testimonianze di violenze nei confronti dei civili).
Le dichiarazioni di Conte hanno attirato molte critiche, fra cui quella del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ex leader del Movimento 5 Stelle, secondo cui i talebani vanno giudicati «dalle loro azioni, non dalle parole».
Giovedì sera Conte ha corretto parzialmente il tiro con un post su Facebook in cui ha sostenuto fra l’altro di essere stato frainteso: «è vergognoso che in Italia ci sia chi gioca a strumentalizzare fatti e dichiarazioni per biechi fini di polemica politica». Ha poi aggiunto: «È assolutamente necessario che tutta la comunità internazionale esprima una compatta pressione (ho inteso questo, quando nell’ambito di un più articolato ragionamento politico, ho parlato di “serrato dialogo”) sui talebani affinché siano costretti ad accettare condizioni e garanzie per il riconoscimento e la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali della popolazione».