La cittadina brasiliana che potrebbe scomparire per l’avanzata del mare
Da anni la costa di Atafona, a nord di Rio de Janeiro, subisce le conseguenze delle attività umane: 500 edifici sono già crollati
Sulla costa del Brasile centrale c’è una località che negli ultimi decenni ha subìto danni enormi ed è destinata a scomparire a causa dell’avanzamento del mare, un processo in gran parte legato alle attività umane. Questa località si chiama Atafona e fa parte di São João da Barra, una città di 36mila abitanti che si trova circa 250 chilometri a nord-est di Rio de Janeiro, sull’oceano Atlantico.
Si potrebbe dire che l’attrazione principale di Atafona, il mare, sia diventata da tempo anche il suo problema maggiore. Dagli anni Cinquanta a oggi l’avanzamento delle acque ha progressivamente eroso la costa, provocando il collasso di almeno 500 edifici, che sono stati a poco a poco inghiottiti dal mare. Tra questi c’è per esempio l’albergo Predio do Julinho, che avrebbe dovuto ospitare 48 camere di lusso e che non ha mai potuto aprire perché nel 2008 è collassato su sé stesso a causa dell’erosione provocata dalle acque.
Gli scienziati prevedono che i processi che minacciano Atafona da decenni saranno ulteriormente aggravati dagli effetti del cambiamento climatico, che d’altra parte sta esponendo a rischi sempre più gravi ampie zone costiere in tutto il mondo.
Atafona è un antico villaggio di pescatori, fondato nel Settecento e diventato famoso come luogo di villeggiatura durante il secolo scorso. I primi effetti dell’avanzamento del mare in questa zona si notarono già nel 1954, quando molti abitanti dell’isola da Convivência, situata di fronte al paese, furono costretti a evacuare: nel giro di poco tempo gran parte dell’isola venne inghiottita dall’acqua.
Il problema dell’erosione delle coste di Atafona è legato prevalentemente al fiume Paraíba do Sul, che nasce dalla confluenza del Paraibuna e del Paraitinga, nel vicino stato di San Paolo, e sfocia proprio a nord di São João da Barra.
Nel suo percorso, lungo oltre 1.100 chilometri, il Paraíba do Sul porta con sé sabbia e sedimenti che si depositano nell’area attorno al delta del fiume, formando una barriera naturale che ripara Atafona dalla forza dell’oceano. Il problema è che a partire dagli anni Cinquanta diversi tratti del fiume cominciarono a essere deviati per permettere di portare più acqua a San Paolo e Rio de Janeiro: come ha spiegato ad Associated Press Pedro de Araújo, professore di tecnologia dei materiali all’Università federale Fluminense, Atafona si è così trovata senza il materiale che costituiva la sua naturale protezione dalla forza dell’oceano, che a poco a poco ha cominciato a erodere la costa.
De Araújo sta studiando il processo erosivo del mare in relazione all’attività del Paraíba do Sul per elaborare modelli che consentano di prevedere l’evoluzione del suo delta e le conseguenze sulle aree circostanti. In base alle sue analisi, attualmente il fiume porta con sé soltanto un terzo dei sedimenti che trasportava originariamente; e senza i sedimenti che prima davano stabilità al fondo del delta, l’oceano sta «mangiando via» la costa attorno ad Atafona. Secondo gli studi di de Araújo, il mare sta erodendo la costa con una media di 5 metri all’anno.
Negli ultimi sessant’anni il mare ha inghiottito centinaia di case, chiese e attività commerciali, e la situazione ha costretto più di 2mila persone a evacuare. La deviazione del Paraíba do Sul però non è l’unica attività umana che ha reso Atafona più vulnerabile.
Sia secondo de Araújo che secondo altri attivisti ambientalisti la situazione è stata aggravata anche dal progressivo processo di deforestazione che ha interessato il Brasile negli anni più recenti.
Come ha spiegato lo storico ambientalista Aristide Soffiati, i processi di deforestazione messi in atto per fare spazio alle coltivazioni, spesso legati ai gravissimi incendi degli ultimi anni, non hanno soltanto danneggiato vaste aree della foresta in tutto il Brasile, ma hanno anche avuto conseguenze sul clima. Gli incendi in Amazzonia e nel Pantanal – la zona umida tropicale più vasta del mondo – hanno infatti aggravato il problema della siccità, con conseguenti ripercussioni sull’ecosistema dell’entroterra, e quindi anche sulla quantità di acqua presente nei fiumi.
Secondo uno studio commissionato dal ministero dell’Ambiente brasiliano nel 2018, circa il 60 per cento delle coste del paese è a forte rischio di erosione, e la situazione è ulteriormente aggravata dagli effetti del cambiamento climatico. Se la temperatura media globale aumentasse di 2°C rispetto al periodo pre-industriale, il riscaldamento globale provocherebbe una grande riduzione dei ghiacci polari e l’innalzamento del livello dei mari al punto da rendere inabitabili ampie zone costiere (e le coste sono tra le zone più abitate del pianeta): un processo che ad Atafona è già ben visibile.
In questi anni sono stati fatti diversi studi su come provare a risolvere il problema: per esempio si è pensato di costruire barriere artificiali o di depositare grandi quantità di sabbia sul fondo del mare, ma nessuna delle soluzioni ipotizzate sembra efficace per salvare Atafona. Anzi, de Araújo prevede che l’innalzamento del livello del mare provocato dal cambiamento climatico farà proseguire l’erosione delle coste a un ritmo ancora più veloce.
Vanessa Gomes Barreto, una pescatrice di 35 anni, ha detto ad AP che una volta Atafona era «una città molto grande», ma che a poco a poco il mare «ha inghiottito tutto». Júlia María de Assis, che avrebbe dovuto gestire l’albergo Predio do Julinho, dice di avere nostalgia per il posto dove passava le estati da piccola: adesso «si trova sul fondo del mare».
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