Come funzionano le Paralimpiadi
Origini e un po' di regole sui Giochi che inizieranno la prossima settimana a Tokyo, in cui l'Italia sarà presente con la delegazione più numerosa di sempre: 113 atleti
I Giochi paralimpici estivi inizieranno a Tokyo il prossimo martedì 24 agosto e dureranno quasi due settimane: come le Olimpiadi degli atleti normodotati si disputeranno senza pubblico e si chiameranno Tokyo 2020, nonostante il rinvio di un anno.
È la sedicesima edizione delle Paralimpiadi estive e la seconda ospitata dal Giappone dopo quella del 1964. Sono attesi oltre 4.000 atleti provenienti da 135 nazioni, che gareggeranno in 540 eventi di 22 sport diversi. Anche qui l’Italia sarà presente con la delegazione più numerosa di sempre: 113 atleti in 16 discipline “capitanati” dai portabandiera Beatrice Vio, medaglia d’oro a Rio nella scherma, e Federico Morlacchi, oro nel nuoto cinque anni fa.
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L’istituzione delle Paralimpiadi si deve a Ludwig Guttman, neurologo tedesco naturalizzato polacco. Guttman era di origine ebraica e dopo l’introduzione delle leggi di Norimberga scappò dalla Germania insieme alla sua famiglia per trasferirsi nel Regno Unito.
Nel 1943 il governo britannico gli chiese di dirigere un centro per i piloti della Royal Air Force con lesioni alla colonna vertebrale nella cittadina di Stoke Mandeville. Lì Guttman iniziò a proporre ai pazienti lo sport come metodo di terapia sia fisica che psicologica. Nel luglio del 1948, in concomitanza con le Olimpiadi di Londra, organizzò i Giochi di Mandeville, antesignani delle Paralimpiadi.
Nel 1958 il medico italiano Antonio Maglio propose a Guttmann di disputare l’edizione del 1960 a Roma, che nello stesso anno avrebbe ospitato anche la diciassettesima edizione dei Giochi Olimpici. Fu così che nacquero ufficialmente le Paralimpiadi.
In principio ai Giochi di Mandeville parteciparono soltanto atleti in carrozzina. Nel corso degli anni la manifestazione ha incluso tutti e tre i maggiori tipi di disabilità: motoria, visiva e intellettiva, ciascuna delle quali è divisa in sottocategorie che indicano le diverse tipologie di impedimenti.
Per indicare disabilità e sottocategorie, è in uso un complesso sistema di categorizzazione per assicurare un adeguato ed equo livello di competitività.
Nell’atletica leggera, per esempio, la classificazione degli eventi inizia con l’ambito in cui vengono organizzati: “T” indica gli eventi su pista e strada, “F” indica le gare di lancio. Il prefisso è seguito da numeri che indicano il tipo di impedimento e la differenza tra le vari classi. La sigla T che va dall’11 al 13 (T11-13), per esempio, indica eventi per atleti con disturbi visivi a partire dalle gare in cui è prevista la presenza di guide.
T20 indica invece le gare per atleti con disfunzioni cerebrali, mentre T33-34 sono le gare di handbike, i cui modelli possono variare a seconda degli impedimenti. Ai Giochi di Tokyo ci saranno sedici categorie diverse soltanto nei 100 metri maschili e quattordici in quelli femminili, per un totale di trenta medaglie d’oro da assegnare.
Per quanto riguarda gli italiani, la velocista Martina Caironi gareggia nelle gare T42 per atlete amputate dal ginocchio in su. Nella scherma in carrozzina, invece, la classificazione viene fatta soltanto con le lettere (A, B, C) ed è stabilita in base alla capacità di movimento degli arti: Beatrice Vio, prima atleta a vincere una medaglia d’oro olimpica con quattro protesi artificiali, gareggia nella categoria B.
In alcune classi i partecipanti potranno avere diversi tipi di impedimenti l’uno dall’altro, ma le diversità presenti in gara sono state giudicate simili e quindi eque nel corso di un processo standard stabilito dal Comitato paralimpico internazionale e seguito poi da ciascun comitato nazionale. La classificazione del tipo di impedimento inizia con la certificazione medica e prosegue attraverso dei test specifici sulle abilità. Ogni atleta viene poi testato in gara per poi essere indirizzato verso la categoria più consona alle sue condizioni.
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