Da Kabul si continua a scappare
Dopo le scene caotiche dei primi giorni i voli di evacuazione degli occidentali e dei loro collaboratori afghani sono ripresi, fra mille difficoltà
Da martedì mattina sono ripresi con una certa regolarità i voli militari di evacuazione da Kabul, la capitale dell’Afghanistan, che da tre giorni è controllata dal gruppo radicale estremista dei talebani. Fra domenica e lunedì l’aeroporto di Kabul era stato raggiunto da migliaia di persone che cercavano disperatamente di fuggire dal paese, e fino a mercoledì mattina la situazione era tornata ragionevolmente sotto controllo, anche grazie all’arrivo di alcuni contingenti dell’esercito statunitense.
Durante la giornata però i talebani hanno respinto con violenza gli afghani che stavano cercando di superare i check point precedentemente attrezzati dal gruppo estremista sulla strada per l’aeroporto, e nel pomeriggio hanno represso anche una protesta nella città di Jalalabad, nell’est del paese, uccidendo almeno tre persone e ferendone una decina. Per i prossimi giorni i militari occidentali si aspettano un’accelerazione delle evacuazioni dei propri connazionali e dei loro collaboratori afghani, ma la loro buona riuscita dipende da molti fattori.
I più impegnati nelle evacuazioni sono gli Stati Uniti. Martedì pomeriggio il dipartimento della Difesa statunitense ha fatto sapere che dall’inizio delle operazioni sono state evacuate circa 1.400 persone fra statunitensi e afghani. Alcune fonti militari hanno spiegato al New York Times che a regime l’amministrazione di Joe Biden spera di evacuare fra le cinquemila e le novemila persone al giorno, se le condizioni di sicurezza lo permetteranno. Al momento gli Stati Uniti contano di concludere le evacuazioni entro il 31 agosto.
Anche i paesi europei stanno cercando di evacuare il proprio personale diplomatico e i civili rimasti nel paese, fra molte difficoltà. L’esercito britannico ha fatto sapere che cercherà di evacuare in tutto circa 6.000 persone. La Germania, che prima della caduta di Kabul impiegava il maggior numero di truppe in Afghanistan dopo gli Stati Uniti, è riuscita a evacuare soltanto sette persone nel primo volo militare decollato lunedì 16 dall’aeroporto di Kabul. Un portavoce del ministero degli Esteri tedesco ha spiegato che molte persone non erano riuscite ad imbarcarsi sul volo per via della «caotica situazione all’aeroporto». Mercoledì mattina sono arrivate all’aeroporto di Francoforte altre 130 persone evacuate martedì da Kabul.
Non è chiaro invece quando riprenderanno i voli militari italiani, dopo il primo partito nella notte fra domenica e lunedì. Ieri in un’intervista al Tg1 il presidente del Consiglio Mario Draghi ha spiegato che le evacuazioni degli italiani e dei loro collaboratori afghani riprenderanno «quando le condizioni lo permetteranno». Citando fonti del ministero della Difesa, la giornalista di Repubblica Gabriella Colarusso ha scritto che mercoledì è previsto l’arrivo di un altro aereo militare italiano decollato da Kabul.
Sette aerei dell'aeronautica militare italiana sono impegnati nel ponte aereo con Kabul. Oggi a Fiumicino primo volo con 85 afghani che hanno collaborato con l'Italia. Due C140 dovrebbero imbarcare altre 150 persone nel pomeriggio a Kabul (Difesa) #afghanistan
— Gabriella Colarusso (@gabriella_roux) August 18, 2021
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Le tensioni ai check point si sono verificate nonostante nei giorni scorsi i talebani avessero garantito un «passaggio sicuro» per le persone che volevano raggiungere l’aeroporto. A ogni modo, secondo Associated Press migliaia di persone stanno comunque provando ad avvicinarsi ai confini del paese o ad andare all’aeroporto per cercare di lasciare l’Afghanistan, mentre molte altre si sarebbero chiuse in casa temendo ripercussioni.
Taliban are all around the Kabul airport. Interpreter with a visa told me he can't get to the terminal. pic.twitter.com/uN4EkBd25n
— Ben Packham (@bennpackham) August 18, 2021