La cronologia dell’intervento degli Stati Uniti in Afghanistan, fino ad oggi
Quando iniziò la guerra, chi parlò per primo di ritiro e quando Trump firmò gli accordi di Doha, tra le altre cose: un po' di date per ripassare come siamo arrivati fin qui
La guerra in Afghanistan – l’ultima, non l’unica – iniziò quasi 20 anni fa, quando gli Stati Uniti invasero il paese per rovesciare il regime dei talebani e sconfiggere al Qaida. L’intervento fu deciso sulla base di una legge scritta frettolosamente dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, la cui applicazione negli anni a seguire sfuggì decisamente di mano. Dopo due decenni, in Afghanistan sono tornati i talebani, anche a causa della decisione del governo americano di ritirare le proprie truppe dal paese. Per chi si fosse perso, tra invasioni, combattimenti, annunci di ritiro, altri combattimenti e ritiri definitivi, abbiamo messo in ordine alcune date.
11 settembre 2001: un gruppo di terroristi di al Qaida, la cui base si trovava in Afghanistan, dirottarono alcuni aerei commerciali contro il World Trade Center di New York e contro il Pentagono, la sede del dipartimento della Difesa statunitense, in Virginia. Furono uccise circa tremila persone. Il giorno dopo la NATO attivò per la prima volta l’articolo 5 del proprio trattato fondativo, che considerava l’attacco a uno dei paesi dell’alleanza militare come un attacco all’intera alleanza, e obbligava tutti gli stati membri a difendere il paese colpito.
7 ottobre 2001: il presidente statunitense George W. Bush annunciò l’invasione dell’Afghanistan da parte degli Stati Uniti, appoggiati dagli alleati della NATO. Dal 1996 il paese era governato dal regime dei talebani, un gruppo di fondamentalisti islamici che avevano preso il potere pochi anni dopo la fine dell’occupazione sovietica, e che garantivano protezione ad al Qaida.
7 dicembre 2001: dopo una rapida campagna militare, il regime dei talebani collassò e il suo leader, il Mullah Omar, fu costretto a lasciare la città di Kandahar, che allora era la capitale. Senza i talebani al potere, i terroristi di al Qaida persero la copertura precedente: molti di loro furono colpiti dagli attacchi aerei americani, altri furono costretti a nascondersi nelle zone remote del paese o superare il confine.
1 maggio 2003: George W. Bush disse che l’operazione militare statunitense in Afghanistan aveva «raggiunto il proprio obiettivo».
2 maggio 2011: il nuovo presidente statunitense Barack Obama annunciò che il capo di al Qaida, Osama bin Laden, era stato ucciso in un’operazione militare compiuta dalle forze speciali americane nei pressi di Abbottabad, in Pakistan. Oltre a bin Laden, molti membri di al Qaida si erano rifugiati in Pakistan dopo la caduta del regime talebano, con l’implicito e assai criticato assenso del governo pakistano.
Fra il 2011 e il 2015: l’amministrazione Obama ridusse gradualmente le truppe statunitensi nel paese. Da un picco di più di 100mila unità nel 2011 si arrivò a circa 8.400 nel 2015. Il ritiro quasi completo fu realizzato in maniera unilaterale, senza cioè concludere accordi né con il governo afghano né con i talebani, diversamente da quanto sarebbe successo durante l’amministrazione Trump.
Fra il 2015 e il 2018: i talebani iniziarono nuovamente a sottrarre zone al controllo del governo centrale afghano e fecero una serie di attentati contro i civili e i militari occidentali.
28 gennaio 2019: l’amministrazione del nuovo presidente statunitense Donald Trump approvò un accordo di massima con i leader talebani per permettere il ritiro completo delle truppe statunitensi dall’Afghanistan, in cambio dell’impegno a non lasciare che gruppi terroristici usassero il territorio afghano come base per pianificare e compiere attentati contro gli Stati Uniti: l’impegno si basava praticamente solo sulla fiducia che gli Stati Uniti riponevano nei talebani, e poco altro.
29 febbraio 2020: dopo quasi un anno di ulteriori trattative, Stati Uniti e talebani firmarono ufficialmente l’accordo a Doha, in Qatar. L’accordo prevedeva il ritiro completo delle truppe statunitensi entro l’1 maggio 2021. Nel corso del 2020 le truppe vennero progressivamente ridotte fino a raggiungere circa 3.500 unità.
14 aprile 2021: il nuovo presidente statunitense Joe Biden annunciò la sua intenzione di rispettare l’accordo firmato dal suo predecessore, ma spostò il termine per ritirare le truppe all’11 settembre 2021, il ventesimo anniversario degli attentati di al Qaida negli Stati Uniti. Come era già successo durante le amministrazioni di Obama e Trump, la guerra in Afghanistan era diventata molto impopolare tra l’opinione pubblica statunitense, che ne chiedeva la fine.
Maggio-agosto 2021: all’inizio del mese il contingente NATO ritirò quasi 10mila unità militari. I talebani avviarono una campagna militare per riconquistare alcune zone rurali del paese. A inizio giugno conquistarono diversi territori del nord, e nelle settimane successive avanzarono progressivamente fino a controllare le principali frontiere con Iran e Tagikistan e diverse altre città. Il 6 agosto occuparono Zaranj, il primo capoluogo di provincia ad essere sottratto dal controllo del governo, e poi le alte principali città.
15 agosto 2021: è il giorno dell’entrata dei talebani a Kabul, della fuga del presidente Ashraf Ghani, e dell’inizio delle operazioni di evacuazione degli stranieri. L’Afghanistan è tornato ai talebani.
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