L’evacuazione degli italiani da Kabul
Fra domenica e lunedì è partito il primo volo militare: in teoria ce ne saranno altri, ma ancora non è chiaro cosa succederà ai collaboratori afghani
Nelle ultime ore in seguito alla presa di Kabul, la capitale dell’Afghanistan, da parte dei talebani, i paesi occidentali stanno cercando di evacuare il proprio personale diplomatico e i civili ancora nel paese, dato che non possono più garantire la loro sicurezza. Fra questi paesi c’è anche l’Italia: nella notte fra domenica e lunedì un Boeing KC-767 dell’Aeronautica militare italiana con una capacità di circa 200 passeggeri è partito dall’aeroporto di Kabul con a bordo decine di italiani e alcuni afghani, scelti fra i collaboratori della missione italiana.
Fonti del ministero degli Esteri hanno fatto sapere al Post che l’arrivo del volo è previsto per il primo pomeriggio di lunedì. Al momento non sono disponibili informazioni su eventuali nuovi voli.
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Domenica pomeriggio lo Stato maggiore della Difesa italiano ha fatto sapere in un comunicato che il KC-767 era arrivato a Kabul con a bordo «militari del Comando operativo di vertice interforze, opportunamente supportati da elementi dell’Esercito», che per il momento «avranno il compito di dirigere e coordinare a Kabul il rientro in patria del personale diplomatico, dei connazionali e dei collaboratori afghani». Il gruppo dei militari arrivato a Kabul «rimarrà operativo presso l’aeroporto di Kabul fino all’imbarco dell’ultimo collaboratore», ha aggiunto lo Stato maggiore.
In un’intervista pubblicata sul Corriere della Sera sabato 14 agosto, quindi prima della presa di Kabul, il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio aveva assicurato che in caso di evacuazione dell’ambasciata «i fondi destinati al sostegno delle forze di sicurezza afghane potranno essere riorientati verso la tutela dei collaboratori delle nostre componenti diplomatiche, militari e civili».
Nelle ultime settimane l’Italia era presente in Afghanistan solamente con il proprio personale diplomatico e amministrativo. La missione militare nel paese era iniziata il 30 ottobre del 2001, poche settimane dopo l’invasione degli Stati Uniti. Si è conclusa ufficialmente poco meno di vent’anni dopo, il 29 giugno 2021, quando l’ultimo contingente italiano ha lasciato il paese. Il ritiro del contingente italiano dall’Afghanistan era stato deciso dopo che in aprile il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva comunicato la sua decisione di ritirare tutte le truppe statunitensi entro settembre.
La missione italiana aveva come base Herat, nell’ovest del paese, dove per anni ha gestito un’ampia zona occupandosi soprattutto dell’addestramento delle truppe dell’esercito afghano. Nel corso di vent’anni alla missione italiana hanno partecipato, a rotazione, circa cinquantamila soldati (le truppe presenti sul territorio afghano non sono mai state più di 5.000). Di questi sono morti in 53, quasi tutti in attacchi e attentati.
In assenza dei propri militari, in Afghanistan lo stato italiano era rappresentato soltanto dal personale dell’ambasciata. Fonti del ministero degli Esteri hanno spiegato al Post che sul volo partito nella notte fra domenica e lunedì sono presenti soprattutto diplomatici e amministrativi dell’ambasciata: a Kabul è rimasta soltanto una piccola parte di loro.
A bordo c’è anche la giornalista Francesca Mannocchi, che negli ultimi giorni ha seguito la progressiva caduta di Kabul per conto di Repubblica. Nel suo ultimo articolo Mannocchi ha scritto che sul volo sono presenti «60 italiani» oltre ad alcune «famiglie afghane». In un’intervista radiofonica, il ministro Di Maio ha parlato invece di «un centinaio di italiani». Non è chiaro quanti di loro siano diplomatici e quanti siano civili.
Kabul airport.
Evacuation.
Game over. pic.twitter.com/hvluHgr2Rg— francesca mannocchi (@mannocchia) August 15, 2021
Un video girato da Francesca Mannocchi girato sull’elicottero che l’ha portata all’aeroporto di Kabul
Nel comunicato del 15 agosto, lo Stato maggiore della Difesa aveva spiegato che «contestualmente e successivamente all’evacuazione del personale diplomatico e connazionale», l’evacuazione dei collaboratori afghani sarebbe proseguita nei giorni successivi «attraverso un ponte aereo assicurato con voli commerciali il 16 agosto, [mentre] dal 17 proseguiranno con aerei KC767 dell’Aeronautica Militare». Domenica sera però si è saputo che l’aeroporto di Kabul aveva sospeso tutti i voli civili, limitandosi a quelli militari.
Nelle prime ore di lunedì l’esercito statunitense ha annunciato di aver messo in sicurezza il perimetro dell’aeroporto, ma non è chiaro se questo consentirà di ripristinare i voli civili nelle prossime ore.