Cosa ha detto Biden sull’Afghanistan
Ha difeso la scelta statunitense di lasciare il paese e ha ammesso che la riconquista dei talebani è stata più veloce del previsto
Nella tarda serata di lunedì 16 agosto, quando a Washington era ancora pomeriggio, il presidente statunitense Joe Biden ha parlato di quanto successo negli ultimi giorni in Afghanistan, dove i talebani hanno preso il controllo della capitale Kabul e del suo palazzo presidenziale. Biden ha difeso la scelta di ritirare le truppe statunitensi dal paese e ha aggiunto che l’unica alternativa possibile prevedeva di «inasprire il conflitto e mandare migliaia di altri soldati» a combattere una guerra che, ha detto, molti afghani sembrano non aver voluto combattere.
«I leader politici afghani hanno rinunciato e lasciato il paese» ha detto Biden, che ha aggiunto: «gli eventi delle ultime settimane hanno confermato che terminare l’impegno militare [statunitense] in Afghanistan era la scelta giusta». Biden ha detto che l’obiettivo statunitense in Afghanistan era «impedire altri attacchi terroristi sul territorio statunitense» e che il “nation building” (inteso come la ricostruzione del paese) e la «creazione di una democrazia centralizzata e unificata» non sono mai stati gli obiettivi della missione statunitense. A questo proposito, ha poi citato la presenza di diverse altre possibili minacce terroristiche che, altrove nel mondo, rappresentano per gli Stati Uniti un pericolo maggiore rispetto ai talebani.
Nel suo discorso, durato poco meno di venti minuti e al termine del quale non ha risposto a nessuna domanda, Biden ha ricordato di essere stato il quarto presidente statunitense consecutivo a essersi dovuto occupare della presenza in Afghanistan di soldati statunitensi, e che non ha voluto che dopo di lui dovesse occuparsene un quinto. Ha poi ammesso che la riconquista dell’Afghanistan da parte dei talebani è avvenuta più velocemente del previsto e che in questi anni gli Stati Uniti avevano dato alle forze militari del’Afghanistan ogni strumento e «ogni possibilità» per difendersi dai talebani.
In risposta a chi in questi giorni aveva criticato l’assenza di un piano per l’evacuazione di molti civili afghani (per esempio quelli che in questi anni avevano collaborato con i soldati e il personale statunitense) Biden ha detto che non è stato possibile farlo prima per due motivi. Per prima cosa perché fino a pochi giorni fa molti non volevano lasciare il paese, e poi perché il governo afghano non voleva si verificasse una generale «crisi di fiducia» in seguito a un eventuale inizio delle operazione di evacuazione.
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— President Biden (@POTUS) August 16, 2021
Biden – che ha parlato dalla Casa Bianca, dove è tornato per qualche ora rientrando da Camp David, la residenza “estiva” dei presidenti statunitensi – ha detto che, se necessario, gli Stati Uniti agiranno rapidamente contro ogni atto terroristico in Afghanistan. E ha aggiunto che sebbene un intervento in una guerra civile afghana non sia nell’interesse nazionale statunitense, gli Stati Uniti sono pronti a rispondere «con forza devastante» a ogni eventuale attacco talebano verso gli Stati Uniti.
Con riferimento agli eventi degli ultimi giorni, Biden si è detto «profondamente rattristato» e ha specificato: «sono stato chiaro sul fatto che i diritti umani debbano essere al centro della nostra politica estera, ma il modo per fare ciò non è con un dispiegamento militare senza fine». Ha quindi detto che continuerà a supportare il popolo afghano tramite la diplomazia, gli aiuti umanitari e l’influenza internazionale.
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La conquista di Kabul da parte dei talebani è avvenuta molto rapidamente, ma per molti analisti non è stata una sorpresa. Il momento più importante è stato sicuramente l’accordo di pace raggiunto lo scorso anno tra l’amministrazione statunitense di Donald Trump e i talebani, che tra le altre cose prevedeva il ritiro completo dei soldati americani dall’Afghanistan, cioè dalla guerra più lunga mai combattuta dagli Stati Uniti (20 anni). L’attuale amministrazione Biden aveva poi rimandato di qualche mese il ritiro completo, fissandolo all’11 settembre del 2021.
A inizio luglio in una conferenza stampa Biden aveva parlato lungamente della situazione in Afghanistan, mostrandosi ottimista sulle capacità del governo locale di mantenere il controllo della situazione dopo il ritiro degli Stati Uniti dal paese.
Nel suo discorso, tra le altre cose, Biden aveva detto che la vittoria dei talebani «non è inevitabile», spiegando che l’esercito afghano era composto da 300.000 soldati ben equipaggiati e poteva contare sull’aiuto dell’aeronautica militare, mentre i miliziani talebani erano solo 75.000. «Ho fiducia nelle capacità dell’esercito afghano» aveva detto Biden, «che è meglio addestrato, meglio equipaggiato e più competente su come si porta avanti una guerra».
Biden aveva anche risposto a una domanda che paragonava l’abbandono dell’Afghanistan all’affannosa fuga degli statunitensi dal Vietnam, alla fine della guerra. Biden aveva detto che vedeva «zero» similitudini tra i due casi e aveva detto che «non ci sono possibilità che vediate persone che vengono evacuate dal tetto dell’ambasciata statunitense in Afghanistan», come era successo invece nel caso dell’ambasciata di Saigon nell’aprile del 1975.
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