In Afghanistan i talebani si avvicinano a Kabul
Hanno conquistato l'ennesima grande città in pochi giorni, Ghazni, e ora controllano circa i due terzi del paese
Giovedì i talebani hanno conquistato la nona capitale provinciale in una settimana, la città di Ghazni, meno di 150 chilometri a sud della capitale Kabul e su una delle strade più importanti del paese. L’avanzata del gruppo radicale islamista, che in diverse città ha incontrato scarsa resistenza, continua a un ritmo anche superiore a quello temuto quando era cominciata, a inizio di luglio. Secondo fonti nei servizi di intelligence citate dai media internazionali gli Stati Uniti ritengono che i talebani possano arrivare a Kabul entro tre mesi. Attualmente controllano le più importanti vie di accesso alla città sia a nord sia a sud.
Dai territori afghani conquistati dai talebani intanto arrivano notizie allarmanti: soldati uccisi dopo la resa, civili massacrati, donne fustigate e uccise, insieme a bambini. L’alto commissariato per i diritti umani dell’ONU ha detto che «potrebbero essere in corso crimini di guerra e contro l’umanità», mentre ci sono migliaia di sfollati in fuga dalle zone conquistate. Alcuni paesi europei hanno deciso di sospendere le espulsioni dei richiedenti asilo afghani che si trovano sui loro territori.
Il governatore della provincia di Ghazni è stato arrestato dalle forze dell’ordine dopo aver lasciato la città in seguito a un accordo con i talebani, scrive Al Jazeera, che citando una fonte governativa dice che il governo centrale ha proposto al gruppo radicale un accordo per condividere il potere in cambio dell’interruzione delle violenze. Si tratta però di una notizia che non è stata confermata da altri media internazionali, e in ogni caso non è chiaro se si tratta di un’offerta diversa da quelle che erano emerse durante le trattative di pace tra talebani e governo fallite negli scorsi mesi in Qatar.
Mercoledì il presidente afghano Ashraf Ghani è andato a Mazar-i-Sharif, una città del nord tradizionalmente ostile ai talebani e attualmente sotto assedio, la cui tenuta è considerata fondamentale perché il governo non perda definitivamente il controllo del nord. Ghani sta provando a rinforzare e allargare l’esercito coinvolgendo i capi locali che controllano milizie e soldati. Mercoledì ha anche sostituito il capo dell’esercito, nominando al suo posto il generale Hibatullah Alizia.
La caduta di Ghazni arriva dopo quella di altre importanti città afghane, nel giro di pochi giorni. L’avanzata è stata rapida ed efficace specialmente al nord, un territorio che i talebani non controllavano interamente neanche quando governavano l’Afghanistan alla fine degli anni Novanta. Attualmente hanno già conquistato importanti città come Sheberghan e Kunduz. I combattimenti proseguono a Herat nell’ovest e Kandahar nel sud, ancora sotto il controllo del governo. A Lashkar Gah, altra importante città del sud, i talebani dicono di aver preso il controllo dei palazzi del governo provinciale e della polizia, dopo aver colpito la città con diversi attacchi suicidi a bordo di autobombe.
Secondo Reuters, i talebani controllano ora circa due terzi dell’Afghanistan. Dopo aver conquistato facilmente le aree rurali, abbandonate in fretta dall’esercito afghano per concentrarsi sulla difesa della città, hanno velocemente conquistato una capitale provinciale dietro l’altra, prendendo il controllo di aeroporti, prigioni (da cui hanno liberato migliaia di prigionieri) e palazzi governativi, e interrompendo preziose linee di rifornimento per l’esercito afghano.
L’avanzata talebana è seguita al ritiro dei soldati statunitensi, che secondo il presidente Joe Biden si concluderà entro l’11 settembre 2021, 20 anni dopo l’inizio della guerra che aveva portato in pochissimo tempo al rovesciamento del regime talebano (che governava il paese dal 1996). È stata favorita anche dalle debolezze dell’esercito afghano, poco addestrato e male armato, e dall’inefficacia dell’azione del governo di Kabul, coinvolto in molti scandali di corruzione negli ultimi anni. I talebani hanno inoltre trovato il prezioso appoggio di alcuni governi stranieri che prima si erano mantenuti più distanti: è il caso della Cina, dell’India, del Pakistan e della Russia.