L’allarmante rapporto dell’ONU sul clima
Dice che i cambiamenti climatici sono «inequivocabilmente» causati dalle attività umane, ma si può ancora intervenire
Lunedì è stato pubblicato il nuovo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) dell’ONU, il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici. Secondo le conclusioni del rapporto, presentate in mattinata durante una videoconferenza, i cambiamenti climatici alla base dell’aumento della frequenza e dell’intensità di fenomeni meteorologici disastrosi, come piogge torrenziali e ondate di grande caldo, sono «inequivocabilmente» dovuti alle attività umane e sono «senza precedenti»: ma soprattutto, se non si interviene per ridurre le emissioni inquinanti in maniera tempestiva potrebbero essere ancora peggiori.
Nel rapporto dell’IPCC, considerato particolarmente allarmante, viene spiegato che un ulteriore aumento delle temperature è inevitabile. Si aggiunge comunque che non è ancora troppo tardi per impedire che nei prossimi decenni le temperature medie globali aumentino di più di 1,5°C rispetto al periodo pre-industriale, considerata una soglia di riferimento per evitare danni catastrofici. Servirà però uno sforzo «immediato e su larga scala» da parte dei paesi di tutto il mondo per ridurre le emissioni inquinanti.
Quello pubblicato oggi è lo studio più dettagliato di sempre sui cambiamenti climatici, ed è basato sull’analisi di più di 14mila articoli scientifici da parte di oltre 200 scienziati di tutto il mondo. Come era già stato osservato in precedenza, il rapporto dice che le attività umane hanno provocato un aumento medio delle temperature globali di 1,1°C rispetto al periodo precedente alla rivoluzione industriale: il riscaldamento globale non ha soltanto fatto aumentare la frequenza e l’intensità di diversi fenomeni meteorologici particolarmente gravi, ma ha anche danneggiato e aggravato la situazione degli ecosistemi in tutto il mondo.
Per fare qualche esempio, lo scioglimento dei ghiacci ha causato il riversamento di miliardi di tonnellate di acqua negli oceani, provocando l’innalzamento dei livelli dei mari, con conseguenze talvolta già irreversibili. Rispetto agli anni Cinquanta, inoltre, ci sono state ondate di caldo più intense e più frequenti nel 90 per cento delle regioni del mondo, che sono collegate allo scoppio di incendi vastissimi, e il riscaldamento globale ha influenzato anche altri eventi meteorologici estremi, come le recenti alluvioni in Germania e in Cina.
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Secondo lo studio, gli ultimi cinque anni sono stati i più caldi che siano stati registrati dal 1850 a oggi, e probabilmente l’ultimo decennio è stato il periodo più caldo degli ultimi 125mila anni; allo stesso tempo, sempre a causa delle attività umane, i livelli di anidride carbonica nell’atmosfera sono i più alti degli ultimi 2 milioni di anni.
Se la temperatura media globale aumentasse di 2°C rispetto al periodo pre-industriale, le conseguenze stimate sarebbero ancora più gravi. Tra le altre cose, il riscaldamento globale provocherebbe una grande riduzione dei ghiacci polari, l’innalzamento del livello dei mari al punto da rendere inabitabili ampie zone costiere e contemporaneamente l’inaridimento di molte aree coltivate: tutte cose che costringerebbero milioni di persone a migrare, dal momento che le coste sono tra le zone più abitate del pianeta.
Il segretario generale dell’ONU, António Guterres, ha detto che il rapporto è un «codice rosso per l’umanità»: ridurre le emissioni inquinanti nel più breve tempo possibile è cruciale per evitare che le temperature aumentino eccessivamente, perciò «non c’è più tempo per scuse o per ritardi». Per Helen Mountford, vicepresidente della sezione clima ed economia del World Resources Institute (WRI) – un’organizzazione non profit che si occupa di misurare le risorse naturali globali – il prossimo decennio sarà «l’ultima vera chance per adottare le azioni necessarie» per limitare l’aumento delle temperature.