Erdoğan sta perdendo consensi per gli incendi
Il presidente turco è stato criticato per avere minimizzato l'emergenza degli ultimi giorni, e per avere adottato politiche inadeguate
Da una decina di giorni in diverse parti della Turchia sono in corso grossi incendi che hanno provocato diversi morti, distrutto case e terreni, e costretto migliaia di persone a lasciare le proprie case: le autorità turche li hanno descritti come i peggiori della storia della Turchia. Il presidente Recep Tayyip Erdoğan, che governa in maniera autoritaria da molti anni e ha progressivamente rafforzato i suoi poteri, ha iniziato a essere assai criticato per avere gestito in maniera poco efficace l’emergenza e l’impressione è che stia perdendo consensi tra la popolazione turca.
Quando sono cominciati gli incendi, Erdoğan aveva minimizzato l’emergenza, dicendo che era tutto sotto controllo e minacciando le televisioni di stato di «pesantissime sanzioni» se avessero dato troppa visibilità a quanto stava accadendo, diffondendo «ansia e paura» e «demoralizzando il popolo». Il governo turco aveva poi sfruttato la situazione per accusare i curdi, contro cui Erdoğan ha iniziato da tempo una battaglia feroce, imputando a loro l’origine degli incendi.
Col peggioramento della situazione, le autorità avevano poi dovuto rivedere le proprie posizioni. Erdoğan aveva dichiarato cinque province della costa mediterranea turca «zone colpite da disastro» e, contraddicendo le proprie dichiarazioni iniziali, aveva detto in un’intervista che gli incendi erano enormi e senza precedenti.
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Ora Erdoğan sta ricevendo moltissime critiche per la sua gestione dell’emergenza: per esempio a causa della mancanza di mezzi adatti a far fronte agli incendi. Quando i sindaci di alcune città turche hanno chiesto aiuto per spegnere il fuoco, infatti, il governo ha dovuto ammettere di non avere abbastanza aerei per farlo, accettando gli aiuti esterni dell’Unione Europea, della Russia e dell’Azerbaijan.
Erdoğan è stato criticato anche perché aveva inizialmente rifiutato altri aiuti necessari offerti da paesi che lui considera nemici.
Un’altra critica ha riguardato l’inadeguatezza di Erdoğan nel sostenere la popolazione durante l’emergenza. Per esempio si è parlato molto dell’episodio del tè: durante una visita ufficiale a Marmaris, una città nel sud della Turchia molto colpita dagli incendi, Erdoğan ha lanciato pacchi di tè alla folla dal finestrino del pullman su cui si trovava. Il gesto è stato pubblicamente deriso dal rapper turco Sehinsah e ripreso sui social, diventando anche di tendenza su Twitter con l’hashtag #akpartea (da AKP, il partito di Erdoğan), che raccoglie parodie e prese in giro di questo gesto.
Le prese in giro a Erdoğan non sono cosa da poco: in Turchia le caricature e parodie del presidente possono essere punite con la prigione.
Decisioni inadeguate sono state prese anche da altri politici del partito di Erdoğan. Mehmet Ozeren, sindaco in una delle zone più colpite dagli incendi, è stato criticato per una battuta relativa alla promessa che aveva fatto il governo di concedere prestiti a basso interesse a chi aveva perso la propria casa negli incendi. Per evidenziare la vantaggiosità dei prestiti, Ozeren ha aggiunto: «sbaglierò a dirlo, ma penso che le persone che abitano in case molto vecchie diranno “se solo fossero bruciate anche le nostre case!”».
Al di là dei singoli episodi, Erdoğan è stato criticato per la sua scarsa sensibilità nei confronti della crisi climatica, che secondo diversi scienziati ha avuto un ruolo molto importante nel trasformare gli incendi in Turchia in una grave emergenza.
La Turchia è l’unico paese del G20 (gruppo che riunisce alcuni degli stati più ricchi del mondo e che rappresenta più dell’80 per cento del PIL mondiale) a non aver ancora ratificato l’accordo di Parigi sul clima. L’accordo è il più importante trattato internazionale degli ultimi anni per contrastare il riscaldamento globale, e impegna i paesi a ridurre sensibilmente le emissioni di anidride carbonica. Per una serie di fattori, la Turchia è considerata un paese particolarmente vulnerabile rispetto alle conseguenze del cambiamento climatico, in cui effetti sono diventati molto evidenti negli ultimi anni.
La pessima gestione degli incendi da parte di Erdoğan sta avendo conseguenze dirette a livello politico. Membri del Partito Popolare Repubblicano (CHP), il principale partito d’opposizione, hanno chiesto le dimissioni del ministro dell’Agricoltura, Bekir Pakdemirli, e hanno detto che Erdoğan non ha un piano per far fronte a questi incendi e, più in generale, all’emergenza climatica.
Erdoğan sta anche perdendo molti consensi: diverse persone che vivono nelle zone più colpite dagli incendi hanno detto che non si sentono tutelate dall’attuale governo. La popolarità di Erdoğan era già calata nel corso di quest’anno, principalmente per come aveva gestito i problemi economici del paese durante la pandemia.