Il comune di Foggia è stato sciolto per mafia
Dalle indagini svolte negli ultimi mesi sono emersi collegamenti tra gli amministratori locali e la criminalità organizzata
Giovedì 5 agosto il Consiglio dei ministri, su proposta della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, ha deliberato lo scioglimento del comune di Foggia per infiltrazioni mafiose e l’affidamento della gestione dell’amministrazione a una commissione straordinaria. La decisione di Lamorgese è arrivata dopo che negli ultimi mesi sono emersi collegamenti tra gli amministratori locali e la criminalità organizzata foggiana.
La commissione guiderà il comune per un periodo che va dai 12 ai 18 mesi, e di conseguenza non si svolgeranno le elezioni amministrative previste per il prossimo ottobre. Foggia è il secondo capoluogo di provincia a essere sciolto per infiltrazioni mafiose dopo Reggio Calabria nel 2012.
Il comune era già stato sciolto in via ordinaria dal prefetto lo scorso 4 maggio, in seguito alle dimissioni dell’ex sindaco Franco Landella, della Lega, avvenute dopo l’arresto di alcuni consiglieri comunali della maggioranza per corruzione. Lo stesso Landella il 21 maggio era stato arrestato e posto ai domiciliari con l’accusa di tentata concussione e corruzione, e rimesso in libertà dopo dieci giorni.
Già a marzo, dopo che alcuni dipendenti del comune e un consigliere comunale erano stati coinvolti in diverse inchieste, il prefetto uscente di Foggia Raffaele Grassi aveva nominato una commissione di accesso agli atti che avrebbe dovuto verificare se ci fossero pericoli di infiltrazione o condizionamenti da parte della criminalità organizzata nell’amministrazione comunale.
La relazione della commissione è stata consegnata il 29 luglio al nuovo prefetto di Foggia Carmine Esposito che ha redatto il documento finale con le motivazioni alla base dello scioglimento del comune, consegnato poi alla ministra Lamorgese. Secondo la relazione alcuni membri dell’organizzazione criminale conosciuta come “Società foggiana” negli ultimi anni avrebbero condizionato il lavoro dell’amministrazione comunale.
Nella relazione, scrive ANSA, si evidenzia come le indagini svolte dalla commissione abbiano rilevato «concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti tra gli amministratori locali e la criminalità organizzata» e che dal 2014 erano stati denunciati atti intimidatori nei confronti di alcuni consiglieri comunali e che esisteva una preoccupante pressione criminale sul comune».
Nella relazione si parla di «un quadro inquietante» dell’amministrazione del comune, con al centro delle presunte infiltrazioni mafiose anche appalti legati al sistema di videosorveglianza, l’assegnazione di case popolari a persone affiliate alle organizzazioni criminali e l’assenza di certificati antimafia per alcune imprese che hanno gestito servizi pubblici.