Andrew Cuomo è rimasto da solo
Dopo la diffusione del rapporto che lo accusa di molestie, il governatore Democratico dello stato di New York è stato scaricato da molti suoi storici alleati
Dopo la diffusione del rapporto della procuratrice generale dello stato di New York che lo ha accusato di molestie sessuali, il governatore Democratico Andrew Cuomo ha iniziato a perdere consensi, sia tra la sua base politica sia nella società civile. A difenderlo sono rimasti alcuni Repubblicani vicini all’ex presidente Donald Trump, più che altro con l’intento di evidenziare le debolezze e le contraddizioni degli avversari. Andrew Cuomo è al suo terzo mandato consecutivo come governatore dello stato: l’anno prossimo ci saranno le elezioni e quello che sta succedendo potrebbe determinare la fine della sua carriera politica.
Cuomo, 63 anni, è governatore dal 2011 ed è il figlio di Mario Cuomo, famosissimo esponente dei Democratici e governatore di New York per tre volte tra il 1983 e il 1994, anni molto importanti per la rinascita della città dopo un lungo periodo di decadenza.
Fino ad ora, Andrew Cuomo era stato un politico assai apprezzato. Tra altre cose, aveva approvato una serie di misure per riformare la polizia statale e locale, introdotto una legge per migliorare la condizione dei detenuti in carcere, stanziato fondi per risolvere il problema dell’uso sproporzionato di armi, legalizzato l’uso ricreativo di marijuana con un programma per reinvestirne i guadagni nelle comunità più colpite dal problema della droga, e preso pubblicamente posizione contro Trump sull’immigrazione.
Martedì scorso la procuratrice Letitia James ha diffuso però il rapporto conclusivo di un’inchiesta secondo cui Andrew Cuomo avrebbe molestato sessualmente diverse donne, tra cui alcune che lavoravano o lavorano per lo stato di New York. L’inchiesta è molto dettagliata ed è stata fatta ascoltando 179 persone e consultando più di 74mila diversi documenti, tra cui mail e fotografie: secondo uno degli avvocati che si sono occupati dell’indagine, le molestie non erano «incidenti isolati» ma «parti di uno schema generale». Era stato Cuomo stesso a invitare Letitia James a indagare sulle accuse che gli erano state rivolte da alcune donne, in seguito alle quali si era scusato dicendo che non era sua intenzione metterle a disagio.
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Il rapporto sulle molestie sessuali è particolarmente problematico anche perché non è il primo scandalo che riguarda Cuomo.
Negli ultimi mesi, un’altra inchiesta della procuratrice James lo aveva accusato di aver manipolato i dati di alcuni anziani morti di COVID-19 nelle case di riposo, sottostimandoli per non assumersi la responsabilità di una scelta che aveva fatto all’inizio della pandemia, quando aveva permesso ai residenti delle case di cura di tornarci dopo essere stati dimessi dall’ospedale, anche se ancora positivi al coronavirus. Per tutti questi motivi, a marzo lo speaker dell’Assemblea generale dello stato di New York, uno dei due rami del parlamento locale, aveva avviato una procedura di impeachment contro Cuomo, per rimuoverlo dal suo incarico governativo.
Pur con tutti questi problemi, Cuomo era comunque riuscito a mantenere una base di consenso. La diffusione del rapporto di martedì, però, sembra avere cambiato le cose.
Negli ultimi giorni, gli alleati politici più importanti e vicini a Cuomo hanno iniziato a prendere pubblicamente le distanze da lui, dicendo che quanto emerge dall’inchiesta li ha convinti del fatto che Cuomo dovrebbe dimettersi o venire rimosso dal suo incarico. Si sono espressi in questo senso figure di rilievo come il presidente Joe Biden, la speaker Democratica della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi, il leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer, la deputata Democratica Alexandria Ocasio-Cortez e il sindaco Democratico di New York Bill de Blasio. Anche molti sostenitori di lunga data di Cuomo, che lo avevano difeso nei mesi scorsi, hanno parlato di dimissioni.
Le reazioni contro Cuomo sono arrivate anche dalla società civile, tra cui numerose associazioni e gruppi di attivisti.
Hazel Nell Dukes, nota attivista afroamericana e presidentessa della National Association for the Advancement of Colored People, un’associazione per i diritti civili degli afroamericani, ha detto che non difenderà Cuomo: ed è un dato importante, visto che a marzo di quest’anno, nel mezzo degli scandali che lo riguardavano, Hazel Nell Dukes aveva detto pubblicamente che per lei Cuomo era come un figlio. Cuomo sta perdendo anche il sostegno di quasi tutte le unioni sindacali dello stato di New York: oltre alla AFL-CIO, una delle più grandi organizzazioni sindacali degli Stati Uniti, hanno preso posizione contro di lui anche le unioni sindacali dei lavoratori negli hotel, degli insegnanti, degli impiegati municipali e dei commercianti.
A difendere Cuomo sono rimasti alcuni politici e personaggi conservatori, che vorrebbero trarre vantaggio da questa situazione: l’avvocato ed ex sindaco di New York Rudolph Giuliani, per esempio, ha difeso Cuomo dicendo che le accuse che lo riguardano gli ricordano quelle ingiustamente rivolte all’ex presidente Repubblicano Donald Trump. Greg Kelly, il conduttore televisivo di Newsmax, una delle reti tv più trumpiane degli Stati Uniti, che fu a sua volta accusato di molestie sessuali, lo ha difeso sostenendo che sarebbe vittima di una «assurda caccia alle streghe».
Le recenti critiche potrebbero avere un impatto notevole sulla carriera di Cuomo, che tra pochi mesi inizierà il suo ultimo anno di mandato.
A novembre 2022 ci saranno infatti le prossime elezioni per eleggere il nuovo governatore dello stato di New York, e Cuomo potrebbe essere rieletto per la quarta volta, ma non è chiaro se abbia ancora intenzione di candidarsi. In qualunque caso, negli ultimi anni il suo rapporto col Partito Democratico non è stato facile e quello che sta accadendo giocherà molto a suo sfavore e potrebbe determinare la fine della sua carriera politica.