La palestra segreta dove si è allenata Simone Biles
Dopo le difficoltà nella finale a squadre, la ginnasta americana ha ritrovato la concentrazione e la forma in un posto “protetto”
Dopo aver deciso di ritirarsi dalla finale di ginnastica artistica a squadre e di non partecipare nemmeno alle altre gare individuali alle Olimpiadi di Tokyo, martedì la fortissima ginnasta statunitense Simone Biles è tornata a gareggiare nella finale della trave, in cui ha vinto il bronzo. Biles aveva spiegato di non sentirsi nelle condizioni psicofisiche adatte per gareggiare e che avrebbe deciso giorno per giorno a quali gare partecipare: nel frattempo ha continuato ad allenarsi da sola in una palestra segreta poco fuori Tokyo, lontano dall’attenzione dei media, in un ambiente protetto che l’ha aiutata a superare le difficoltà e le ha permesso di recuperare la fiducia per gareggiare agli alti livelli per cui è diventata la ginnasta più forte dei suoi tempi.
La palestra dove si è allenata Biles è quella dove normalmente si allenano gli studenti dell’università di Juntendo, un istituto privato che ha sede nella periferia nord di Tokyo, a circa un’ora di auto dal palazzetto dove si sono tenute le gare olimpiche di ginnastica artistica. È la palestra dove le ginnaste della nazionale statunitense si erano allenate già a luglio, prima dell’inizio delle Olimpiadi, e dove tra gli altri si è allenato il 19enne giapponese Daiki Hashimoto, che ai Giochi di Tokyo ha vinto la medaglia d’oro sia nella sbarra che nel concorso generale individuale (all-around).
Per usare le parole della stessa Biles, che ha 24 anni ed era una delle favorite di Tokyo 2020 in diverse specialità, è la palestra dove ha potuto ricominciare dalle basi, facendo affidamento su materassi soffici e cubi di gommapiuma per sentirsi più sicura in caso di cadute.
Biles ha cominciato ad allenarsi da sola nella palestra dell’università di Juntendo mercoledì scorso, con una sessione di due ore, e poi ci è tornata nei giorni seguenti, sempre accompagnata dai suoi allenatori e da un medico. Kazuhiro Aoki, docente della facoltà di Scienze motorie dell’università che gestisce la palestra, si è assicurato che tutti gli ingressi della struttura fossero chiusi per mantenere la privacy, di modo che Biles potesse allenarsi in tranquillità. Nel frattempo, nell’arco della settimana la ginnasta ha incontrato medici e psicologi per valutare con costanza il suo stato psicofisico.
Era stata la stessa Biles a spiegare i motivi per cui aveva avuto bisogno di staccare dalle gare olimpiche.
Nei giorni successivi al ritiro, aveva spiegato di aver sofferto di “twisties”, problemi di natura psicomotoria che fanno perdere l’orientamento durante l’esecuzione di alcuni esercizi. In alcuni video condivisi su Instagram, Biles aveva detto di «non aver mollato», ma che «semplicemente il suo corpo e la sua mente non erano in sintonia» e che per questo avrebbe rischiato di farsi molto male. Nel video si vedono alcune brutte cadute durante una sessione di allenamento alle parallele asimmetriche proprio alla palestra dell’università: cadute che durante le gare olimpiche, senza le protezioni su cui ha potuto contare nella palestra segreta, le avrebbero potuto arrecare gravi infortuni.
Aoki ha raccontato al Wall Street Journal di aver visto Biles allenarsi diverse volte a livelli altissimi, ma che negli ultimi giorni cadeva molto spesso. «I suoi movimenti non erano fluidi e spesso si irrigidiva», «sembrava una persona completamente diversa», ha detto Aoki.
Alla viglia delle Olimpiadi di Tokyo, Biles veniva data come possibile vincitrice di addirittura sei ori, uno in più di quelli vinti ai Giochi di Rio de Janeiro, dove divenne famosa e si affermò come ginnasta più forte in attività, secondo molti anche la più forte di sempre (spesso Biles gareggia con divise su cui è disegnata una capra, in inglese “goat”, che è anche acronimo di “greatest of all time”). Era la favorita per il concorso individuale, per il concorso a squadre con le altre compagne, e poi nel volteggio, nel corpo libero, nelle parallele e nella trave: l’unica gara che ha completato.
Negli Stati Uniti la stampa ha estesamente celebrato la sua scelta di ritirarsi, sottolineando l’importanza del messaggio che passa da una decisione simile ed evidenziando la necessità di tenere in considerazione la natura clinica dei problemi di ansia, stress e depressione che può causare il modello competitivo che regola tanti aspetti della vita contemporanea. Altri invece l’hanno accusata di aver abbandonato le sue compagne di squadre nella gara più importante e di essersi nascosta dietro la salute mentale per giustificare un suo calo di forma rispetto agli standard a cui aveva abituato.
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