La Corte Suprema di Israele ha proposto un compromesso per risolvere il conflitto sul quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme, senza successo
Lunedì la Corte Suprema di Israele avrebbe dovuto emettere una sentenza sullo sfratto di tre famiglie palestinesi residenti a Sheikh Jarrah, un quartiere di Gerusalemme conteso tra gli attuali residenti palestinesi e gruppi di ebrei che ne rivendicano la proprietà. La contesa va avanti da decenni e lo scorso maggio era stata una delle cause scatenanti della guerra tra Israele e i gruppi palestinesi della Striscia di Gaza.
Anziché emettere una sentenza a favore di una delle due parti, tuttavia, la Corte ha cercato un compromesso: ha proposto ai residenti palestinesi di riconoscere a Nahalat Shimon, l’associazione di coloni che ha chiesto il loro sfratto, la proprietà sulle loro terre e sulle loro case. In cambio, riceveranno uno status di affittuari “protetti” e il diritto di rimanere su quelle terre per tre generazioni, pagando un affitto di circa 400 euro all’anno a Nahalat Shimon.
Sia Nahalat Shimon sia le famiglie palestinesi hanno rifiutato il compromesso: entrambi vogliono vedersi riconosciuta la piena proprietà sui terreni contesi. Inoltre, per le famiglie palestinesi lo status di affittuario “protetto” non sarebbe una difesa definitiva contro il rischio di essere sfrattate.
L’udienza si è dunque conclusa con un nulla di fatto e ne è stata programmata un’altra. Dalla sentenza della Corte Suprema dipendono non soltanto le tre famiglie palestinesi direttamente coinvolte, ma decine di altre famiglie residenti a Sheikh Jarrah che rischiano di essere sfrattate.
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