La protagonista nell’atletica alle Olimpiadi
È la pista dello Stadio Nazionale di Tokyo, realizzata da un'azienda italiana, che grazie a una formula innovativa sembra stia incidendo sulle prestazioni
«La pista è veramente veloce, non vedo l’ora di correre di nuovo» aveva detto Marcell Jacobs al termine delle batterie di sabato dei 100 metri. Il giorno dopo Jacobs ha sorpreso il mondo dell’atletica vincendo l’oro nella gara più seguita dei Giochi olimpici con lo stesso tempo che fece Usain Bolt cinque anni fa.
Nello stesso giorno, nei 100 metri femminili, sono state raggiunte velocità medie molto alte. Elaine Thompson-Herah, vincitrice della medaglia d’oro, ha battuto un record olimpico che durava dal 1988. La terza delle tre velociste giamaicane finita sul podio, Shirley Jackson, ha stabilito il terzo tempo più basso mai registrato in una gara olimpica.
Da quando a Tokyo sono iniziate le gare di atletica leggera, si sono susseguiti record mondiali, olimpici e nazionali con una frequenza molto alta: sembra esserci una condizione favorevole a tutti gli atleti che si presentano in pista, non solo ai favoriti e ai più in forma. Il New York Times ha attribuito questa condizione alle caratteristiche della pista di atletica dello Stadio Nazionale di Tokyo, realizzata dall’azienda italiana Mondo, partner decennale del Comitato olimpico.
Uno dei responsabili dell’azienda piemontese, Andrea Vallauri, ha raccontato che per le Olimpiadi in corso è stata predisposta una pista innovativa realizzata con un tipo di gomma particolare integrata con dei granuli. La nuova composizione assorbe gli urti e restituisce la spinta «come se fosse un trampolino», secondo Vallauri. Tanti atleti, tra i quali Jacobs, lo hanno percepito chiaramente: l’ostacolista Sydney McLaughlin ha detto di poter «sentire il rimbalzo» durante la corsa.
La pista di Tokyo è costata 1 milione e mezzo di dollari e secondo l’azienda può influire fino al 2 per cento sulle prestazioni di chi ci corre sopra. Non è un caso quindi che due dei record più significativi di queste Olimpiadi siano arrivati dal salto triplo e dalla corsa a ostacoli, due discipline dove l’assorbimento degli urti della pista gioca un ruolo fondamentale.
Nel salto triplo lo ha stabilito la venezuelana Yulimar Rojas con una misura di 15,67 metri, circa venti centimetri in più del precedente record, che durava dal 1995. Nei 400 metri ostacoli il norvegese Karsten Warholm ha battuto il suo stesso record del mondo in una gara talmente veloce che anche il secondo classificato lo avrebbe battuto, se non ci fosse stato di mezzo Warholm.
L’evoluzione delle piste, come i progressi nel design delle scarpe, sollevano però dubbi su quanta assistenza dovrebbe essere concessa agli atleti professionisti. Per questi motivi la World Athletics — che si occupa dell’organizzazione delle gare internazionali di atletica — ha stabilito per le piste regole simili a quelle in uso per le calzature: gli indici di spessore, di assorbimento degli urti e i ritorni di energia devono sottostare a certi limiti.
Per Vallauri l’evoluzione delle piste non rappresenta un problema, con le caratteristiche attuali. E non è nemmeno paragonabile al design delle calzature, perché la superficie è a disposizione di tutti gli atleti, di qualunque disciplina e di qualunque livello, un po’ come le gomme monomarca che la Pirelli fornisce a tutte le scuderie di Formula 1.
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