L’app che ha cambiato la borsa si è quotata in borsa
Robinhood ha fatto una piccola rivoluzione finanziaria negli ultimi anni, ma per ora sta deludendo sui mercati
Robinhood, la società statunitense che gestisce la celebre app omonima per fare trading senza commissioni, si è quotata giovedì sulla Borsa di New York. La quotazione è stata molto seguita perché Robinhood è considerata come l’app che di recente ha rivoluzionato il mondo della finanza: anche la sua quotazione è stata sotto molti punti di vista nuova e insolita benché, almeno per ora, si sia rivelata un parziale insuccesso.
La società, che è stata fondata da Vladimir Tenev e Baiju Bhatt e ha lanciato la sua app nel 2015, negli ultimi anni ha dato accesso ai mercati finanziari a milioni di investitori non professionisti negli Stati Uniti grazie alla sua decisione di azzerare (almeno ufficialmente: ci torniamo) le commissioni sulle compravendite di azioni, avviando un processo che ha cambiato radicalmente l’industria del brokeraggio.
Tra le altre cose, ha avuto un ruolo fondamentale in fenomeni che hanno fatto molto discutere, come quello delle meme stock, le azioni-meme, che negli ultimi mesi hanno creato enorme scompiglio nel mondo della finanza e mostrato come gli investitori non professionisti possano avere un grande impatto sui mercati. Titoli come GameStop e AMC hanno guadagnato molta popolarità tra gli investitori non professionisti grazie a campagne nate su forum online, dove gruppi consistenti di utenti si mettono d’accordo per far salire il loro prezzo. Robinhood è stata probabilmente l’app più usata in questo tipo di operazioni – e chi non usa Robinhood usa app nate per emularne il successo.
La quotazione in borsa di Robinhood è stata per molti versi inusuale – e per ora deludente, secondo molti analisti.
La dirigenza di Robinhood ha infatti deciso di riservare agli utenti della propria app – cioè a investitori non professionisti – il 35 per cento delle azioni emesse: una porzione molto ampia se comparata alle quotazioni tipiche, in cui questo genere di investitori può accedere a una quota tra il 10 e il 20 per cento delle azioni emesse.
Giovedì, Robinhood ha venduto le sue azioni sul mercato a 38 dollari l’una, raccogliendo dagli investitori quasi 2 miliardi di dollari. Prima della quotazione la società aveva ipotizzato di poter vendere le proprie azioni a un prezzo tra i 38 e i 42 dollari l’una, perciò si può dire che il risultato sia stata piuttosto deludente, soprattutto se si tiene conto del fatto che spesso, nelle quotazioni in borsa di imprese hi-tech come questa, le azioni finiscono per essere pagate più di quanto previsto dalla società emittente.
Ieri inoltre il titolo ha chiuso la sua prima seduta di borsa a 34,82 dollari, in calo dell’8,37 per cento rispetto al prezzo di emissione.
Il prezzo di quotazione relativamente basso implica che gli investitori istituzionali (quelli che comprano titoli dalla società in grandi volumi al momento dell’emissione per poi rivenderli agli investitori al dettaglio) si siano rivelati meno interessati alle azioni di Robinhood di quanto previsto. Questo fatto potrebbe avere avuto diverse cause, tra cui l’alta porzione di azioni riservate dalla società agli utenti della propria app, che potrebbe rendere il prezzo del titolo molto volatile, o nascondere uno scarso interesse da parte degli altri investitori.
Soprattutto, la quotazione deludente di Robinhood potrebbe essere dovuta ai timori generati dai recenti trascorsi della società.
A fine 2020, Robinhood è stata multata per 70 milioni di dollari dalla Securities and Exchange Commission (SEC), l’autorità che vigila sui mercati finanziari negli Stati Uniti, per non aver comunicato con chiarezza ai propri utenti il metodo con cui ottiene la maggior parte dei propri ricavi. Questo metodo si chiama payment per order flow (pagamento per il flusso degli ordini), e consiste nel farsi pagare da un altro intermediario per indirizzare a lui invece che a qualcun altro gli ordini dei propri clienti perché li esegua.
Questo metodo, illegale in diversi paesi ma non negli Stati Uniti, è stato criticato dalla SEC perché non assicura il miglior prezzo di vendita o di acquisto agli utenti, i quali si trovano così a pagare un sovrapprezzo nascosto nonostante l’azienda offra i propri servizi a commissioni nulle. Se le autorità statunitensi dovessero impedire o limitare questa pratica, circa l’80 per cento del ricavato di Robinhood sarebbe a rischio.
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C’è poi chi teme che la crescita straordinaria della società non sia destinata a durare. Nel primo anno di pandemia, gli utenti della sua app sono aumentati del 150 per cento, probabilmente grazie al fatto che molte persone hanno avuto più tempo libero e hanno messo da parte risparmi a cui attingere per investire. A fine giugno, la app contava 22,5 milioni di utenti e stimava di aver fatturato più di mezzo miliardo di dollari nell’ultimo trimestre, mentre solo tre mesi prima contava 18 milioni di utenti e un fatturato di 244 milioni di dollari. I critici sostengono che, quando la pandemia terminerà, la crescita di Robinhood potrebbe rallentare.
Ma questa crescita ha avuto anche altri fattori, come il sempre maggiore interesse nelle criptovalute, che Robinhood offre, e il già citato fenomeno delle meme stock, che, facendo salire molto rapidamente il prezzo di azioni come GameStop e AMC, ha attratto nuovi investitori sulla piattaforma all’inizio di quest’anno.
Questo fenomeno ha peraltro portato diverse critiche a Robinhood, accusata di aver dato a persone ignare dei rischi che correvano la possibilità di investire su prodotti che poi si sono rivelate bolle speculative, quando non di aver favorito lei stessa il formarsi di queste bolle. Altri invece hanno acclamato la app come uno strumento che ha dato ai piccoli investitori la possibilità di accedere ai mercati finanziari a costi molto contenuti, rivoluzionando l’intera industria del brokeraggio che fino a poco tempo fa si arricchiva grazie alle commissioni. Ormai la maggior parte delle concorrenti di Robinhood ha dovuto tagliarle per rimanere competitive.
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Il prezzo a cui Robinhood ha emesso le proprie azioni implicava per l’azienda una valutazione totale di 31,7 miliardi di dollari, scesa dopo il primo giorno di contrattazioni a 29 miliardi di dollari. Lo scorso agosto, nell’ultimo giro di finanziamenti da parte di investitori privati, la società era stata valutata 11 miliardi di dollari.