Dubbi olimpici (o olimpionici?)
Qual è la sciabola e qual è la spada? Quand'è che il mezzofondo diventa fondo? Un ripasso in vista delle prossime due settimane
Ora che ci siamo con le Olimpiadi, e visto che rispetto al solito è passato un anno in più dalle precedenti, potrebbe capitare a molti di dover fare i conti con kayak, sciabole, dischi lanciati e pesi gettati, sport che finiscono in thlon e dubbi di vario tipo sui perché e sui per come di certi sport e di certe altre cose che ritornano nelle conversazioni e in televisione ogni quattro anni. Quindi abbiamo messo insieme qualche dritta, per arrivare almeno un po’ preparati e, magari, un po’ più appassionati.
Olimpico e olimpionico
È questione in parte dibattuta, perché non tutti i dizionari sono d’accordo e perché certi usi si sono imposti con relativa frequenza. Ma sono due parole diverse, con diverse origini. Etimologia alla mano, l’aggettivo “olimpico” si usa per fare riferimento a tutto ciò che riguarda il monte Olimpo, la città di Olimpia e, per estensione, anche le Olimpiadi. Quindi: “stadio olimpico”, “gara olimpica” e “atleta olimpico”. Visto che “olimpionico” nasce dall’unione delle parole “Olimpia” e “Nike” (la dea della vittoria, non l’azienda), in genere si tende invece a usare “olimpionico” come aggettivo, talvolta anche sostantivo, per chi le Olimpiadi le ha vinte: parlando di Federica Pellegrini si può quindi dire che è una “olimpionica” di nuoto. Per lo stesso motivo, molti considerano sbagliato dire “piscina olimpionica”, perché le piscine non vincono medaglie.
Spada, sciabola e fioretto
Sono le tre armi della scherma, ognuna delle quali è divisa in eventi olimpici individuali e di gruppo, maschili e femminili. Da un’arma all’altra cambia ovviamente la forma, ma anche le tecniche di combattimento e le regole: soprattutto quelle su come, dove e quando si può fare punto colpendo l’altro schermitore (o schermidore, che va bene uguale).
Il fioretto è l’arma più flessibile e maneggevole, con la quale si può colpire l’avversario solo con la punta e solo sul busto (o torso). Quindi dalla linea inguinale fino al collo, schiena compresa: ma non sulle gambe e non sulle braccia. È un’arma che implica agilità, attacchi tecnici e gesti rapidi.
La sciabola permette di colpire dalla vita in su, anche braccia e testa, ed è un arma con la quale si può fare punto anche colpendo di taglio, cioè con qualsiasi parte della lama. Un elemento che rende molto dinamici i duelli e assai varie le possibilità di attacco.
Con la spada si può colpire l’altro duellante dove si vuole, ma solo di punta. A differenza di fioretto e sciabola (definite armi “convenzionali”), la spada è considerata “non convenzionale” perché permette che due schermidori si colpiscano in contemporanea, facendo entrambi punto. Questa sua caratteristica – il sito delle Olimpiadi parla di «elegante semplicità» – aumenta la varietà degli attacchi e semplifica la vita ai non iniziati che decidono di seguirla.
In inglese schermistico il fioretto è foil, la sciabola sabre e la spada è épée (sì, in questi ultimi due casi c’è di mezzo il francese). Va da sé che alla base di ognuna di queste tre armi e delle loro regole ci sono antiche ragioni storiche, che hanno fatto sì che siano sopravvissute nel tempo. A differenza della scherma con bastone, sperimentata nel 1904 a St. Louis e poi mai più riproposta.
Fondo e mezzofondo
Nell’atletica leggera sono considerate gare di fondo la maratona e la mezza maratona (che però non c’è alle Olimpiadi). Sono invece gare di mezzofondo, e quindi per mezzofondisti, gli 800 metri, i 1.500 metri e i 3000 siepi. Stanno un po’ nel mezzo i 5.000 e i 10.000 metri, a cui talvolta si fa riferimento come a gare di “mezzofondo prolungato”. Il concetto di fondo e mezzofondo cambia invece quando si parla di nuoto.
Giovani calciatori
Il calcio maschile è alle Olimpiadi dal 1900, quello femminile dal 1996. In quello femminile competono le migliori giocatrici delle migliori squadre del mondo. In quello maschile no: le squadre sono infatti formate da giocatori che hanno meno di 23 anni il primo gennaio dell’anno delle Olimpiadi (quest’anno, visto che le Olimpiadi sarebbero dovute essere nel 2020, meno di 24 anni). La regola, infatti, è che in ogni squadra ci siano al massimo tre “fuori quota”, cioè tre calciatori nati dal 1997 in poi. La regola sugli “under 23” c’è dal 1992, quella sui tre fuori quota dal 1996.
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Già da prima, però, alle Olimpiadi di calcio non partecipavano i giocatori più forti. Succedeva e succede perché la FIFA, l’organizzazione che lo regola e che ne gestisce gli interessi, si è sempre contrapposta alla presenza di un torneo calcistico olimpico che potesse fare concorrenza ai Mondiali di calcio. E anche perché per decenni le Olimpiadi erano precluse agli atleti professionisti, e i calciatori lo erano. Motivo per cui molte edizioni sono state vinte da squadre di paesi del blocco sovietico i cui giocatori erano pagati dallo stato e quindi considerati non professionisti.
Ancora oggi, pur avendone diritto molti calciatori “under 23” non partecipano alle Olimpiadi, e raramente i “fuori quota” sono i migliori possibili. Anche perché, tra l’altro, le squadre non sono obbligate a lasciar andare i loro giocatori alle Olimpiadi (lo sono invece nel caso dei Mondiali). Nella nazionale olimpica francese, per dire, non ci sarà il 22enne Kylian Mbappé e ci sarà il 35enne André-Pierre Gignac, che da diversi anni gioca nel campionato messicano con il Tigres. Altri fuori quota saranno il brasiliano Dani Alves e l’ivoriano del Milan Franck Kessié. La nazionale spagnola avrà 6 giocatori che hanno da poco giocato gli Europei. Quella italiana non si è qualificata.
Il gol olimpico
Si chiama così il gol che in qualsiasi partita di calcio è segnato direttamente da chi tira il calcio d’angolo, senza che nessun altro tocchi la palla. Si chiama olimpico perché alle Olimpiadi del 1924, quando ancora non c’erano i Mondiali, l’argentino Cesareo Onzari segnò in questo modo il gol della vittoria contro l’Uruguay. Tra l’altro giusto un centinaio di giorni dopo che la FIFA aveva deciso che quel tipo di gol era valido.
Le Olimpiadi prima delle Olimpiadi
A proposito: data la sua lunghezza e le necessità di riposo tra una partita e l’altra, il torneo di calcio è uno di quelli che iniziano prima che inizino formalmente le Olimpiadi con la loro cerimonia di apertura. Nel primo giorno (il giorno -2 dalla cerimonia) la Svezia ha battuto gli Stati Uniti nel calcio femminile e gli Stati Uniti hanno vinto contro l’Italia nel softball (che alle Olimpiadi è la versione femminile del baseball).
Il peso si getta
Il martello, il disco e il giavellotto si lanciano. Il peso, invece, si getta. C’entra il tipo di gesto tecnico che si fa: il termine “getto” indica che i muscoli dell’arto prima si contraggono e poi si distendono, mentre nel lancio il muscolo è teso per tutto il tempo. Il “peso” è una sfera di metallo che pesa 7,26 chili per gli uomini e 4 per le donne.
Triathlon, pentathlon, eptathlon, e decathlon
Sport olimpico dal 2000 e sport sfinente come pochissimi altri, chi partecipa al triathlon deve nuotare, pedalare e poi correre. Nel caso delle Olimpiadi sia maschi che femmine devono nuotare per un chilometro e mezzo, pedalare per 40 chilometri e poi correre per 10 chilometri. I migliori ci metteranno circa un’ora e 45 minuti. Per la prima volta nella storia olimpica, a Tokyo ci sarà anche un evento a staffetta mista, con squadre composte da due maschi e due femmine: prima di passare (o ricevere) il testimone ognuno dovrà fare 300 metri a nuoto, 6,8 chilometri in bicicletta e poi due chilometri di corsa.
Ci sono buone ragioni per sostenere che il pentathlon moderno sia uno degli sport più olimpici di tutti, perché a crearlo fu nientemeno che Pierre de Coubertin, il fondatore del Comitato Olimpico Internazionale, sul modello di una gara che nella Grecia antica prevedeva che gli atleti si confrontassero in corsa di velocità, salto in lungo, lancio del giavellotto, lancio del disco e lotta. Nel pentathlon moderno, presente alle Olimpiadi dal 1912, ci si confronta invece in scherma, nuoto, equitazione e – in quello che da qualche anno è un evento combinato – corsa e tiro a segno.
La prova di scherma è fatta con la spada, nel nuoto si fanno 200 metri a stile libero, nell’equitazione si fa il salto a ostacoli e nella combinata si alternano corsa campestre e tiro a segno con pistola laser. Nella spada i tanti duelli in cui si affrontano i partecipanti sono “a morte improvvisa”: il primo che fa punto vince l’incontro. Nel salto a ostacoli equestre ogni atleta si vede assegnare per sorteggio un cavallo che non conosce, con il quale ha solo 20 minuti per familiarizzare un po’. Nella prova combinata (che è così dal 2012) gli atleti partono scaglionati in base ai punti accumulati fino a quel momento e, tra uno sparo e l’altro, devono correre 3200 metri: quest’ultima prova funziona un po’ come il biathlon delle Olimpiadi invernali.
Eptathlon e decathlon fanno invece parte dell’atletica leggera, e sono in realtà più vicini al pentathlon antico di quanto non lo sia quello moderno. Alle Olimpiadi l’eptathlon è solo femminile e il decathlon è solo maschile. Nell’eptathlon ci sono 100 metri ostacoli, salto in alto, getto del peso, 200 metri piani, salto in lungo, lancio del giavellotto e 800 metri piani. Nel decathlon ci sono 100 metri piani, salto in lungo, getto del peso, salto in alto, 400 metri piani, 110 ostacoli, lancio del disco, salto con l’asta, lancio del giavellotto e 1500 metri piani. Le gare di entrambi si svolgono su due giorni. E sì, il decathlon femminile esiste e c’è chi vorrebbe che diventasse olimpico.
Per gloria o per soldi?
Gli atleti non sono pagati per partecipare alle Olimpiadi e non ricevono soldi dal CIO nemmeno in caso di medaglia. I comitati e le federazioni nazionali possono però assegnare premi ai loro atleti. Nel caso dell’Italia il Comitato Olimpico Italiano (CONI) assegnerà 60mila euro lordi per il bronzo, 90mila per l’argento e 180mila per l’oro. Siamo tra i paesi che danno i premi più alti.
Canoa, kayak e canottaggio
Se l’atleta ha in mano una pagaia con una sola pala, è canoa. Se la pagaia è a pala doppia, allora è kayak. Ci sono poi altre differenze di forma (i kayak sono più chiusi attorno all’atleta rispetto alle canoe), di pesi, di misure e di posizione (nella canoa gli atleti sono spesso, ma non sempre, in ginocchio). Sia canoa che kayak prevedono gare maschili e femminili di sprint e di slalom. Nei nomi con cui si fa riferimento alle varie gare C e K indicano se le barche sono canoe o kayak e il numero (1, 2, 4) dice quanti atleti ci sono nella barca (per le gare a slalom è facile: è sempre uno solo).
Il canottaggio è quello in cui si va da una parte e si guarda dall’altra. Ci sono casi in cui ogni canottiere ha uno o due remi (in questo caso di dice “di coppia”). E poi casi in cui c’è il timoniere (la dicitura usata è “con”) o altri in cui non c’è (“senza”). “Otto con” (a volte scritto anche “8+”) vuol dire che a vogare sono in otto, con un timoniere. “Quattro di coppia” (o “4x”) vuol dire che sono in quattro, ognuno con due remi.
Atleti militari
Molti atleti italiani fanno parte delle forze armate (come esercito, marina o aeronautica) o dei corpi civili dello stato (per esempio i vigili del fuoco). È una antica tradizione italiana e significa che, in sintesi, certi atleti sono stipendiati da queste forze o da questi corpi, che spesso hanno il loro gruppo sportivo interno: quello della Polizia si chiama per esempio “Fiamme oro”, e a Tokyo avrà 72 atleti (quelli italiani saranno in tutto poco meno di 400). Gli atleti entrano in un corpo o in una forza tramite concorso e in genere ci possono restare anche dopo il ritiro o eventuali infortuni che ne precludano la carriera agonistica.
La storia di perché succeda questa cosa in Italia inizia dalla fine dell’Ottocento ed è piuttosto complicata. Per qualcuno, che a volte parla di “atleti di Stato”, è un problema; per altri è un modo pratico per sostenere atleti di sport minori che altrimenti farebbero fatica a trovare tempo e possibilità per allenarsi come si deve.
Lo stile libero è davvero libero?
Sì, nel senso che chi lo pratica ha in teoria ampi margini per nuotare come vuole, a patto che rispetti certe regole. Nella pratica, però, lo stile più efficace e veloce è uno solo, noto come crawl. Lo stile a farfalla (anche noto come “a delfino”) nacque tra l’altro intorno agli anni Trenta quando, partendo dalla stile a rana, i nuotatori cercarono un modo di essere più veloci proprio nello stile libero. Invece no, il crawl è più veloce.
I cinque cerchi
Come è probabilmente noto ai più, i cinque colori dei cerchi (compreso il bianco sullo sfondo) furono scelti da de Coubertin così che riproducessero almeno un colore di ognuna delle bandiere dei paesi che allora partecipavano alle Olimpiadi. Forse de Coubertin scelse di usare cinque cerchi perché le Olimpiadi tenute fino a quel momento erano state appunto cinque. Secondo il CIO i cinque cerchi rappresentano i cinque continenti: ma non si sa quale cerchio rappresenti quale continente.