La misteriosa “sindrome dell’Avana” è arrivata anche a Vienna
I primi casi sarebbero stati rilevati a gennaio nell'ambasciata americana in Austria: non si hanno ancora certezze sui responsabili
La cosiddetta “sindrome dell’Avana”, il misterioso malessere che a partire dal 2016 colpì alcuni diplomatici americani e 14 diplomatici canadesi nella capitale cubana, è stata individuata anche a Vienna, in Austria. La notizia è stata rivelata dal giornalista del
Come già a Cuba, il malessere ha colpito alcune persone che lavorano nell’ambasciata statunitense a Vienna: non se ne conosce di preciso il numero ma si sa che i primi casi sono stati rilevati nel gennaio del 2021, dopo l’insediamento di Joe Biden come presidente degli Stati Uniti. Secondo Entous, l’amministrazione Biden avrebbe deciso di non far trapelare la notizia per non ostacolare le indagini sulle possibili cause. Quello che si sa è che i diplomatici colpiti dalla sindrome hanno mostrato gli stessi sintomi di quelli che ne erano stati colpiti a Cuba: mal di testa, spossatezza, nausea, problemi alla vista, udito ed equilibrio, e in alcuni casi problemi di memoria.
Negli ultimi anni, oltre ai casi riscontrati a Cuba, ce ne sono stati anche a Mosca, in Russia, e a Guangzhou, in Cina, sempre da parte di diplomatici o funzionari di agenzie statunitensi. Di recente si era parlato anche di due possibili casi rilevati nel 2019 e nel 2020: il primo in Virginia, vicino alla capitale statunitense Washington, e il secondo proprio a Washington, vicino alla Casa Bianca. Stime esatte di quanti siano stati i casi della sindrome finora non ce ne sono, dato che i contagi del personale della CIA sono stati perlopiù mantenuti segreti. Secondo un’indagine del New York Times, però, in tutto negli ultimi cinque anni sarebbero stati più di 130 i casi in tutto il mondo.
Ancora oggi non si sa con certezza cosa causi il malessere: nel dicembre del 2020 un rapporto commissionato dal dipartimento di Stato, e realizzato da 19 esperti dell’Accademia nazionale delle scienze, dell’ingegneria e della medicina, aveva concluso che l’esposizione «diretta» e «intermittente» alle onde elettromagnetiche ad alta frequenza era la «più plausibile» causa della cosiddetta “sindrome dell’Avana”. Pur non dicendolo apertamente, il rapporto stabiliva implicitamente che il malessere sarebbe il risultato di un attacco indirizzato di proposito e non il risultato delle onde prodotte da microonde e cellulari comuni.
Entous scrive che alti funzionari sia dell’amministrazione di Donald Trump che di quella di Joe Biden sospettano che i responsabili della sindrome siano i russi, e in particolare gli agenti che lavorano per l’intelligence militare russa (più conosciuta con la sigla GRU). Le indagini condotte finora però non sono riuscite a trovare prove concrete.
Secondo alcuni diplomatici statunitensi intervistati da Entous anonimamente, l’ipotesi di un attacco da parte della Russia all’Avana avrebbe avuto l’obiettivo di ridurre la presenza americana a Cuba, cosa che poi era effettivamente avvenuta: l’incidente convinse infatti Mike Pompeo, allora direttore della CIA, a chiudere la sede dell’agenzia nell’isola, e Rex Tillerson, ex segretario di Stato, a ritirare i diplomatici statunitensi.
Ma quale potrebbe essere stato il motivo di un attacco russo a Vienna è ancora da appurare. Secondo Entous potrebbe essere ricercato nella storia stessa dell’Austria, che alla fine della Seconda guerra mondiale decise di non aderire né al blocco atlantico né a quello sovietico, rimanendo neutrale rispetto ai due paesi vincitori del conflitto. Nel corso degli anni l’Austria divenne sede di molte agenzie internazionali, e anche dopo il crollo del Muro di Berlino la capitale Vienna mantenne un ruolo centrale nelle attività di spionaggio internazionale.
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