Macron è stato spiato dal Marocco?
Secondo l'ultimo sviluppo dell'inchiesta “Pegasus Project” potrebbe esserci questa possibilità, ma per ora non si hanno certezze
Martedì il giornale Le Monde e il sito France Info hanno raccontato l’ultimo sviluppo dell’inchiesta giornalistica “Pegasus Project” relativa alle attività della NSO, una discussa azienda israeliana che fornisce ai governi sistemi per spiare le attività sugli smartphone di terroristi e altri criminali. Secondo i media, un numero di telefono che il presidente francese Emmanuel Macron ha utilizzato almeno dal 2017 ad oggi sarebbe stato incluso in una lista di numeri su cui era stato installato, o si era tentato di installare, un software per spiare il contenuto del telefono. La lista sarebbe stata in possesso dei servizi segreti del Marocco, che avrebbero avuto anche il numero dell’ex primo ministro Edouard Philippe e di 15 ministri del governo francese.
Non ci sono certezze sul fatto che il Marocco abbia effettivamente spiato Macron e gli altri politici francesi. Secondo l’inchiesta, il Marocco sarebbe comunque un cliente della NSO, azienda che negli ultimi anni avrebbe anche spiato giornalisti, attivisti per i diritti umani e dirigenti d’azienda.
Il governo marocchino ha detto in una nota di non aver mai acquistato software per spiare sistemi di comunicazione e ha respinto ogni accusa. NSO al momento non ha commentato la notizia riportata da Le Monde e France Info, ma in precedenza aveva detto che l’inchiesta conteneva solamente accuse senza fondamento. Un portavoce della presidenza francese ha detto che «se i fatti saranno confermati, sarebbero chiaramente molto gravi». Al momento è già in corso un’indagine che riguarda il possibile spionaggio avvenuto ai danni di giornalisti francesi.
L’inchiesta, nata da una collaborazione di 17 grandi giornali internazionali, è stata condotta grazie a una collaborazione tra l’organizzazione per la tutela dei diritti umani Amnesty International e Forbidden Stories, un’iniziativa giornalistica senza scopo di lucro con sede a Parigi.
Nei mesi scorsi le due organizzazioni erano entrate in possesso di una lista di 50mila numeri di telefono di paesi nei quali i governi effettuano spesso attività di sorveglianza delle comunicazioni, utilizzando anche i sistemi sviluppati da NSO. Il “Security Lab” di Amnesty International, che si occupa di sicurezza informatica, ha condotto un’analisi sulla lista riuscendo a risalire a 67 smartphone sui quali era stata tentata l’installazione dei sistemi di sorveglianza (spyware) di NSO.
Le indagini avevano permesso di risalire tramite i numeri di telefono nella lista a un migliaio di persone in 50 paesi diversi, tra cui primi ministri e capi di stato, membri della famiglia reale saudita, dirigenti di azienda, attivisti per i diritti umani, giornalisti, politici e funzionari governativi. Sarebbero state inoltre spiate due donne in stretti rapporti con il giornalista Jamal Khashoggi, per il cui omicidio avvenuto nel 2018 è sospettato il regime saudita.
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